Domande intraecclesiali

Carissimi padri nel giorno di Maria di Guadalupe, nel giorno dei piccoli, vi invio un racconto che è anche una domanda, un contributo alla vigilanza sul sempre nuovo venire di Dio: https://gpcentofanti.altervista.org/un-racconto-breve-habemus-papam/

La prima cosa è che Gesù ha detto: vi diranno eccolo qua, eccolo là, non andateci, perché il regno di Dio è in mezzo a voi. Ma perché parliamo di questo e sui media non vi è una ricerca libera e partecipata ma scrivono solo cooptati dal potere del momento? Perché si interviene in base a titoli, ruoli e pseudo-competenze invece che in base alla ricerca del discernere divino e umano di Gesù nei vangeli? Immaginiamo un profeta in antropologia teologica? Immaginiamo un pastore di Betlemme dottore in teologia? Vediamo la differenza tra domande cerebrali e le domande, le perplessità, la vita, delle persone concrete nei vangeli, che rendono i vangeli così vivi? Vi sono vie per giungere con prudenza a ciò, senza proclamare la sinodalita’ e fare tutto il contrario?

Forse la Madonna sta conducendo la storia verso la liberazione dal razionalismo e dalle fughe da esso, che proprio in quanto fughe non lo oltrepassano: lo spiritualismo ed il pragmatismo. La proclamazione dei dogmi dell’Immacolata e dell’Assunta è stata seguita rispettivamente da un concilio Vaticano che può apparire sulla scia del dogma di poco precedente. Sembra che nel marasma della storia Maria abbia gettato i semi di due poli distinti e uniti: quello dell’identità e quello dello scambio.

Dove identità e scambio confliggono o si ignorano o si fondono in un unico momento, la viva ricerca del vero si spegne. Dove si tratta di due momenti distinti e uniti si può sviluppare una crescita vissuta, motivata dall’identità ma non schematica, invece aperta ad un’autentica ricerca del pieno benessere umano. Dunque anche un’uscita dalle ideologie, dal razionalismo e un venire orientati verso la via del cuore nella luce, sempre più scoperta scendere serena, a misura, come una colomba.

Il razionalismo sta svuotando la gente di tutto, teleguidata dai codici degli apparati, il cuore è in naturale contatto con la luce. Una studentessa universitaria, catechista, mi dice che non può più credere in Dio perché l’evoluzionismo, il Big bang, offrono risposte scientifiche che superano i miti della religione. Ma io non cado nell’inganno di “ragionare” con lei per prima cosa. Semplicemente le chiedo nella sua serena coscienza cosa avverte alla domanda: credo in Dio? Se il Signore le ha donato la fede risponderà sì ed ecco risolto il problema. Poi sarà più facile dialogare sul fatto che il mondo l’ha creato Dio e dunque certo la scienza non può essere in contrasto con una fede autentica. E anzi notare che nelle Scritture vi è per esempio una intuizione non scientifica ma spirituale dell’evoluzionismo. E una intuizione che supera le opposte ideologie evoluzioniste e creazioniste. Infatti nella Genesi si parla di una evoluzione graduale, come graduale, delicato, è l’agire di Dio verso il creato. Ma per esempio a proposito dell’uomo si racconta che è stato tratto dal fango però anche che Dio infonde in esso l’anima.

Identità e scambio orientano il cristiano verso un sempre più profondo ritorno al Gesù dei vangeli, che è vissuto 2000 anni orsono ma nelle impostazioni fondamentali spirituali e umane ci è sempre avanti. Per cui sempre più sperimentiamo il miracolo di un uomo vissuto tanti secoli addietro eppure più “moderno” di noi.