Un racconto breve: Habemus papam

“Nuntio vobis gaudium magnum: habemus papam”. Laggiù in piazza san Pietro e come sentendo milioni incollati ai media di tutto il mondo, un silenzio inusuale. È palpabile nelle luci della tarda serata una preghiera intensissima, accorata, che dura da mesi. Poi una stupefacente sorpresa, non segue l’ormai da molti vaticanisti imparato a memoria “eminentissimum ac reverendissimum dominum” ma semplicemente “reverendissimum dominum”. Giornalisti, commentatori, di tutto il mondo rimbalzano tale novità e improvvisa si diffonde l’attesa di un miracolo quasi insperato. Quei pochi secondi sembrano interminabili… il protodiacono riprende la parola: “Dominum Johannes Sanctae Romanae Ecclesiae presbiterum Lon Rong, qui sibi nomen imposuit Discipulum”. Si ode un brusio animatissimo, si percepisce chiaramente la domanda che sale in ogni parte del globo terrestre: “Chi è? Who is he? Quien es el? Qui est-il?” Anche il telecronista non sa cosa dire, solo traduce: “Si tratta di un sacerdote, il nome come sentite sembra orientale”. Subito dopo riesce ad avere notizie: “È un prete della Corea del Sud. Dovrà venire ordinato vescovo. È giunto in gran segreto ieri a Roma. Ha or ora accettato l’elezione”. Si intravedono molti perché del tanto tempo trascorso per la elezione. Poi appare un uomo vestito di bianco, dalle fattezze minute, asiatiche. La folla esplode in un grande applauso, pieno di domande, di timori, di speranze in Dio. Discepolo prende la parola, ma nella sua lingua coreana. Vi è bisogno di un interprete: “Cari fratelli e sorelle, Maria e Gesù ci aiutino! E anche voi, aiutatemi! Che Dio aiuti la Chiesa!” La gente piange di commozione, di ansia, di speranza. Speranza proprio in un miracolo del cielo. “Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te…”. Terminata l’intera preghiera prosegue: “Cari fratelli e sorelle chiedo a Dio di portarmi per mano, di aiutarmi a seguire Gesù fino in fondo. Mi potranno calunniare, accusare, criticare in mille modi ma chiedo a Dio e a voi di sostenermi nella fede, nella speranza e nella carità. Cercherò di imparare da ciascuno, di accogliere insieme a ciascuno, sulle vie di ciascuno, il Signore che viene”. Ora il nuovo pontefice benedice la folla. Il traduttore, impreparato a ciò, trasmette in italiano: “Vi benedica Dio onnipotente…”. Discepolo attende la risposta della gente e poi sparisce verso l’interno con il suo seguito.

Capitolo 2

Maggio 2035. L’umanità attraversa una crisi durissima. Si è instaurato attraverso l’istruzione, i media, una Commissione Europea che non dipende dalla fiducia di un parlamento democraticamente eletto, un potere che ha spogliato la gente di tutto: di una liberamente scelta formazione, fin dalla scuola, nella identità ricercata e nell’allora, in momenti distinti, autentico scambio con le altre, sostituendola con un solidarismo omologante che in nome del reciproco rispetto spegne la ricerca dei giovani e rende la gente soggetta alla manipolazione da parte di una cultura, di una informazione, asservite ai potenti del virtuale, finanza e big tech. Interi paesi, come l’Italia, resi colonie perché svenduti ai poteri forti con la perdita della sovranità monetaria (nel contesto sopra accennato) ed altre mirabili scelte politiche. In questo contesto distorto ogni valore è diventato un inganno per manipolare in nome di un falso bene: pensiamo a certe nomine di donne che, fuori della reale libera formazione e dunque partecipazione di cui sopra, sono divenute un mezzo (sia pure comunque per certi aspetti un passo in avanti) in più per cooptare persone ad uso del sistema. Il popolo è stato defraudato dei propri risparmi per ripianare i giochini finanziari di banche troppo grandi, si dice, per poter fallire. Il lavoro precarizzato e schiavizzato, le libere professioni, le piccole e medie imprese, le famiglie, schiacciate dalle tasse e da leggi assurde. E ormai incapaci di aiutare come in passato i figli disoccupati a sopravvivere. I sinceri cercatori della verità perseguitati come criminali e gli obiettori di coscienza pro domo imperii esaltati come eroi. La Chiesa vive una crisi profonda. Tra le gerarchie vescovi che hanno ritenuto, per il sopravvivere della istituzione ecclesiale, di accordarsi con questo onnipervasivo potere tendono a far nominare altri vescovi della loro opinione. Una minoranza di vescovi è preda di altri gruppi, vecchi dominanti, in conflitto con l’apparato attuale ma che ambiscono solo a sostituire quella manipolazione con la propria. Si vive in una nuova tecnogeopolitica. Anche alcune piccole realtà dell’informazione più aperte al vero sono guidate da persone che temono di perdere il controllo della loro opera. Pochissimi i gruppi che comprendono che non accogliendo i contributi della gente, di tante persone preparatissime ma fuori dalle logiche del sistema, non fanno che alimentare gli interessi del potere (nel quale finiranno così per scoprirsi coinvolti). Impedendo la formazione di reti di comunicazione e riducendosi a piccole confraternite. Al punto da divenire di fatto quasi innocui canali di sfogo di qualcuno. La ricerca del vero è sostituita dai formalismi di competenze non maturate, come detto sopra, in una autentica crescita umana. Inoltre rifiutare la partecipazione gratuita significa chiudersi ad una espansione che non finisca per essere troppo soggetta alla esiziale logica delle fonti di finanziamento, che alla fine rischiano di essere sempre le stesse. Paradossalmente in mille modi si spegne il desiderio di leggere e si finisce per dipendere totalmente da un finanziatore a fondo perduto, che ha altri interessi. Pandemie impediscono alla gente di vedersi dal vivo, di sviluppare forme di riflessione e di attività più adeguate. Virus affrontati sotto l’egida di quei poteri, non a caso del virtuale, che alla loro diffusione appaiono chiaramente interessati. Il surriscaldamento terrestre ha provocato sofferenze inenarrabili e distruzione, letteralmente costringendo a cambiamenti necessari ma ancora una volta gestiti drammaticamente secondo le logiche del potere. Guerre e pericoli di guerre tengono tragicamente sotto scacco interi popoli. Gli uomini ridotti a computer subiscono sempre più la competizione delle macchine invece di poter sviluppare una feconda complementarietà. Uno scatafascio in ogni cosa. Pericoli veri o inventati da chi comanda ingabbiano le persone, le opere. Ormai il sistema dispone di mille artifici per orientare come vuole in ogni cosa la gente spesso nonostante tutto ancora poco consapevole. Si sono formate da tempo due classi sociali, manipolatori e manipolati. Vi sarebbe tanta necessità di svegliare le coscienze degli uni e degli altri. Fasulle opposizioni sono di fatto, e dunque talora più consapevolmente si scoprono, specchietti per le allodole, occupano spazi di potere chiudendoli a chi cercherebbe un salto di qualità. Perché di questo vi è bisogno per uscire davvero dalla morsa dell’establishment. Gli opposti fanatismi ideologici restano comunque nel razionalismo, fanno anch’essi il gioco di apparati strutturati da una pseudotecnica. La stessa guerra assume sempre più queste nuove forme: sistemi per teleguidare le menti, sconvolgendo la vecchia geopolitica. La società della ragione astratta sviluppa sempre più le sue conseguenze. Filosofi e scrittori hanno predetto tale china drammatica ma, in specie molti tra i primi, descrivendola come irreversibile perché restando essi stessi nell’ottica di questa cultura.

Capitolo 3

Qualcuno nella Chiesa prendendo il buono dei periodi che in essa si sono susseguiti sta maturando da tempo in una spiritualità rinnovata, l’alba di una speranza di rinascita. Colpisce vedere che in queste varie fasi sembra si sia cercato da alcuni della gerarchia di cogliere il buono dalla cultura intellettualista imperante ma senza aver ricevuto il dono di saperne uscire. L’epoca dell’incontro tra fede e ragione, della dottrina, della societas christiana; poi quella della spiritualità che guarda con sospetto a tale riduttiva ragione ma finisce per ritirarsi in un mondo meno attento allo specifico camminare, agli specifici bisogni integrali, di ogni singola persona: una spiritualità in varia misura elitista, che punta su un resto di puri e duri ma anche delega, con sospetto appunto, proprio a quella asfittica ragione le competenze sui discernimenti della vita concreta; successivamente il tempo del pragmatismo, che fugge dalle astrazioni precedenti cercando l’attenzione alla vita concreta, all’incontro concreto con le persone reali ma rischia di mettere in varia misura da parte la crescita in quei riferimenti, potendo finire per favorire il civismo omologante che svuota le persone e le rende meri individui consumatori persi in una massa anonima. Una strada che sconvolge gli assetti precedenti, più simili e da un lato smuove situazioni bloccate da tempo, dall’altro, se vuole forzare queste resistenze, paradossalmente può finire ancor più per mettere a tacere ogni reale dialogo. Se si riduce l’uomo ad un’astratta ragione non per nulla restano fuori proprio un’anima disincarnata e la parte emozionale-quotidiana della persona. La cultura base di tali orientamenti, intellettualista, tende a chiudere in sé, a rendere sordi, indifferenti dove non in conflitto con gli altri invece che disponibili ad imparare sempre più da ciascuno.

Capitolo 4

Ma ecco appunto che tanti fedeli, bisognosi di umanità e meno strutturati dalla cultura dominante, tendono a prendere il buono delle varie tendenze emerse: si orientano verso una spiritualità (dallo spiritualismo) in cammino sereno, a misura della specifica persona (dal pragmatismo), verso e grazie ai riferimenti della fede (dal razionalismo delle risposte prefabbricate, dal dottrinarismo). Uno sviluppo graduale, talora lentissimo perché poco supportato dall’alto. Eppure nel crollo generale di tutto la speranza di un recupero dell’umano semplice in Dio. Non ha detto Maria che alla fine il suo cuore immacolato trionferà? Poche densissime parole che sembrano indicare proprio la strada del cuore semplice che accoglie la Luce serena, a misura, nella quale esiste e che, accolta, gli viene con delicatezza sempre più donata. E rinnovando non un’anima disincarnata ma, proprio per questa delicatezza a misura, tutta la persona le fa vedere ogni cosa in modo sempre nuovo. Il cuore non razionalistico, non spiritualistico, non pragmatistico ma divino e umano di Gesù è la chiave di ogni cosa. Anche quel “alla fine” sembra riferirsi al lungo cammino, al fallimento delle proprie vie, che talora bisogna sperimentare per divenire poveri bisognosi dell’aiuto di Dio e degli altri. In Discepolo riaffiorano i ricordi della sua storia familiare, i litigi furibondi, le separazioni, le riconciliazioni, tra i suoi genitori. La solitudine sperimentata come non mai quel giorno, tredicenne, sull’argine nebbioso del fiume. Sì, lui è un frutto di quella pacificazione familiare, che gli ha insegnato a prendere il buono di ciascuno, in un cammino di ricerca personale. Una Chiesa decimata, con i giovani spesso lontani, è drammaticamente costretta a cercare altre strade se non vuole del tutto sparire. La speranza viene non di rado dal basso, dal popolo, dal sempre nuovo, più profondo, ritorno al Cristo dei vangeli. Gesù vicino a ciascuno, attento con discrezione ad aiutare ciascuno, se lo vuole, ad aprire il cuore per le proprie autentiche, graduali, vie e non con risposte meccaniche. Attento ai bisogni concreti, specifici, ai dolori, alle speranze. In un mondo che si distrugge si diffonde il bisogno di questo. Non più il padre spirituale che ti insegna cosa devi “fare” per essere perfezionisticamente convertito, non più lo psicologo che ti insegna come funzionare. Tutto tecnica, fare, funzionare, per questo tante cose alla lunga rischiano lo sgretolamento. Invece il formatore che accompagna il tuo cammino integrale, spirituale e psicofisico, rispettando il suo mistero in Dio e cerca con te possili tappe, vie, criteri, adeguati ma lascia a te il discernimento finale perché sei tu che maturi nel discernere sulla tua vita, è a te, prima di tutto, che Dio parla, con amore, del tuo percorso. Libertà, scioglimento di nodi, apertura di vie, nell’Amore autentico di Dio, da parte del formatore. L’uomo, anche un ateo nel suo personalissimo cammino, che rinasce nella grazia: magari una persona molto più fragile e confusa ma aperta dalla grazia, aperta agli altri, può trovare più pienamente la via della piena realizzazione di un’altra con fragilità meno immediatamente evidenti. Germinalmente, qua e là, si smuovono in tale direzione tante cose, anche in qualche vescovo: si è più attenti ad orientare, a misura, a cammini personali e comunitari di fede (non meri corsi, riunioni, in eterno) centrati sull’ascolto, in dialogo con la guida, della Parola ed in specie del vangelo; si è più attenti a formare e a dare spazio a formatori anche laici, anche suore; si stimolano i genitori a dialogare con i propri figli sui loro studi alla luce di libere, vissute, ricerche identitarie e nello scambio con gli altri. Favorendo l’uscita dal falso neutralismo scolastico razionalista che continua a svuotare intere generazioni. Si è più attenti allo sviluppo di luoghi di incontro spirituali e umani, in una società che isola. Per esempio i santuari hanno una forte crescita di afflussi e fervono in essi iniziative a tutto campo. Ricordano il decisivo contributo dei monasteri al crollare dell’impero romano. Insomma si sbloccano molto gradualmente le vie di un’autentica maturazione, partecipazione, delle persone. Non più una sinodalità intellettualistica, che rischia di divenire mera cinghia di trasmissione di imput dall’alto. Forse il crollo totale si potrà evitare? Ecco, si fa qua e là sempre più chiaro il pericolo del crollo e anche questo costringe ad un rinnovamento. Forse non a caso Maria a Fatima ha detto che alla fine il suo cuore immacolato trionferà. La vera profezia è scoprirsi bisognosi, farsi aiutare, per questo la gente non di rado è la prima a riconoscere il nuovo venire di Dio. Transizioni varie, come quella elettrica, sono state tentate per evitare il surriscaldamento ormai esiziale e si vede che questa società si muove solo per non sparire del tutto. Ma anche si vede che quando si vuole si può. E per questo necessita appunto la vera maturazione della gente. Il salto di qualità dalle falsamente neutre soluzioni tecniche a tutto campo alla vera crescita integrale. È Dio che conduce la storia, la crescita di ciascuno. Con Maria affidarsi a Gesù, alla sua opera, al suo discernimento sempre più profondamente scoperto, a partire dai vangeli. Non stupori prefabbricati ma stupori stupefatti: percepite oltre, il regno dei cieli è vicino. È la Parola, in specie il vangelo, che si rivela sempre più anche alla Chiesa. Una società più matura valuta meglio, con uno sguardo più equilibrato e ampio, tante cose, anche produce meglio, si difende meglio. Il falsamente neutro tecnicismo è una visione miope e interessata di pochi.

Capitolo 5

Non bastano le cordate, gli apparati, i partiti presi, le parole d’ordine. Serve appunto una crescita libera, autentica. I giovani sono svuotati dall’omologazione e poi criticati dai potenti quando lo spegnimento da questi provocato sortisce in essi effetti variamente fuori del politically correct. Serve una vera partecipazione, un’accoglienza reciproca. Anche quest’ultima strada, difficile ai cuori timorosi e accentratori, viene superata sempre da qualcuno in più perché altrimenti tutto muore. Discepolo non viene dal caso ma da decenni di sofferenza, che hanno sciolto le resistenze di molti. O Dio vieni a salvarci, Signore vieni presto in nostro aiuto! Il Signore non tarda nel compiere le sue promesse ma usa pazienza, non volendo che alcuno perisca, ma che ciascuno abbia modo di convertirsi, afferma San Pietro nella sua seconda lettera. Non sono i concetti imposti meccanicamente a rinnovare i cuori ma la grazia delicata e paziente del seme. Gradualmente si comprendono sempre più le parole di Lon Rong il giorno dell’investitura. Consapevole delle possibili durissime lotte nella Chiesa non vuole gestirle tacitando il dialogo pubblico, gettando via il bambino con l’acqua sporca. Non identifica la sua buona fama con quella della Chiesa, ossia non ritiene di accarezzare sempre e comunque il sistema per non essere da esso attaccato finendo per non curare il bene del popolo e accetta di sottoporsi al massacro del mondo non solo non credente ma anche ecclesiale. Questo martirio contribuirà a rendere i fedeli più liberi dalle veline dei vari poteri che tirano su e giù le persone esclusivamente in base al proprio interesse. E se li si contrasta troppo martellano contro a tutto spiano, senza requie, sapendo che getta fango, getta fango, qualcosa resterà. E mandano falsi testimoni ad accusare e suscitare insidie. Il vangelo ci ricorda qualcosa? Anche queste difficoltà hanno stimolato il nostro ed altri a tornare più profondamente appunto al vangelo, ai primi tempi della Chiesa. Pietro e molti altri apostoli hanno rinnegato, Paolo ha duramente perseguitato i cristiani, la Chiesa può pure in ciò uscire dalle astrazioni, dai formalismi, dal conseguente doppiopettismo che la fa sentire esposta ai ricatti del potere. Dove davvero qualcuno ha in passato errato sta in buona compagnia. Certo se qualcuno ha commesso veri e propri reati e non li ha riconosciuti… Ma bisogna porre profonda attenzione alla guerra senza esclusione di colpi per dirigere la Chiesa dove si vuole. Gli apostoli non hanno puntato su sé stessi ma sulla grazia redentrice di Gesù. Matteo, per citarne un altro, era un pubblicano legato agli oppressori romani e data la sua ormai pessima nomea addizionava guadagni personali nelle tasse riscosse. Forse almeno talora si possono valutare in modo diverso i pericoli di certe passate debolezze che fanno ritenere la persona variamente attaccabile.
Discepolo però, come gli apostoli, non è uno che si mostra di larghe vedute solo finché non si è consolidato al potere.

Capitolo 6

Nella Chiesa si agitano tante problematiche. Spegnere tutto nell’uniformismo di apparato significherebbe corroborare la dittaura del pensiero unico che sta distruggendo la fede, l’umanità, di tanti. Ma Gesù ha spiazzato tutti i gruppi di potere costituiti, anche cogliendo il positivo di ciascuno. Non ha fatto alleanze con nessuno. Discepolo ricorda come a venti anni la fede prese a restituirgli la libertà da tante paure, da tanti condizionamenti. Sentiva di respirare finalmente a pieni polmoni. Il nuovo papa talora dice la sua, cercando di avvicinarsi per grazia al discernimento concreto del Gesù dei vangeli, meditato come fonte di continue vissute scoperte perché Cristo ci è, nell’essenziale, avanti, anche umanamente. Vita di Gesù meditata personalmente e comunitariamente. Persino Gesù stesso chiamava fratello sorella e madre chi dialogava con lui sulla Parola. Ecco la fonte della sinodalità. Quando un prete parla solo lui nella comunità in ascolto della Parola la sinodalità è già spenta. Guida di un serio e sereno formatore, anche laico, sì, monologo dove possibile no. Certo bisogna preparare le guide in una spiritualità incarnata, divina e umana, a misura, ad un dialogo che altrimenti può risultare non facile. La Parola si rivela poi sempre più nella vita, per questo talora leggendola da soli sembra di sapere già quello che dona. È dunque un cammino infinito di crescita, di scoperta, nella meditazione personale e comunitaria e nella sequela concreta. Il nostro dice la sua ma non impone con falangi di sottoposti la propria opinione. Getta possibili semi. Vi diranno eccolo qua, eccolo là, non andateci, non credetegli, dice Gesù, perché il regno di Dio è in mezzo a voi. Ognuno può essere in mille modi, con la sua stessa vita, anche le sue perplessità, portatore, stimolatore, di uno spicchio di verità di cui tenere conto. Ognuno è, in profondità, in vario modo un dono della grazia da accogliere con fede, fiducia, speranza. Lon Rong propone ai dicasteri vaticani di lasciare il dibattito più libero possibile. Nelle varie diocesi, istituzioni culturali, nelle varie realtà, vi sia libertà di espressione. La Chiesa nel suo complesso, non solo nelle gerarchie, maturerà gradualmente sui punti sui quali scoprirà di poter crescere. Secondo i criteri della fede. Dio è più grande del nostro cuore, scrive Giovanni nella sua prima lettera. Con quanta pazienza ci aiuta nella storia ad aprire il nostro, anche quello di tutta la Chiesa. Non si impone. E paradossalmente proprio il non imporsi è via per facilitare l’opera del Signore. Dove le beghe dottrinarie diventano campo di battaglia tra fazioni, dove il potere dominante vuole imporre la propria, si matura poco. Che contraddizione voler imporre il progresso. È il libero dibattito pubblico che fa maturare nella gente un sensus fidei sempre rinnovato. Si può volere calare dall’alto e male ciò che può fiorire bene nella Chiesa nel suo complesso, nella vita semplice della gente che cerca risposte autentiche, che la aiutino, non teorie astratte, ideologie. Il regno di Dio è in mezzo a voi. Certo lungo il cammino il nostro aggiusta continuamente il discernimento cercando di adeguarlo alle situazioni reali ma resta la continua meditazione sulle scelte concrete del Gesù dei vangeli. Pensiamo alla parabola della zizzania. Ma anche lì si vede che Cristo maturava nella fede. Quando si costruisce su questa via il sensus fidei del popolo aiuta molto a comprendere per esempio fino a che punto permettere ai furbi di fare i furbi, alle cupole di restare tali. I discepoli la zizzania la vedono e questo non è poco. È la vita reale anche con le debolezze, le meschinità, le cattiverie, che fa maturare le persone, imparando a discernere sulla via della luce. Il voler silenziare la partecipazione per evitare tanta malizia significa soffocare la libera crescita di ciascuno. Il regno di Dio è in mezzo a voi, anche con la zizzania. La sapienza di Gesù è davvero illuminante, liberante, la sapienza della sua vita povera e umile, che non s’impone ma apre alla crescita profonda.

Capitolo 7

Nei primi mesi del pontificato i cambiamenti sono notevoli e il cambiamento per molti dell’apparato è faticoso. Discepolo esorta i media a dare spazio a chiunque abbia qualcosa di utile da dire, anche a semplici testimonianze di vita personale, in realtà sempre in mille modi ricche. Non spazio meramente ai ruoli, alle competenze istituzionali, alle parole d’ordine. Ricerca del vero, non formalismi. Gesù spiazza tutti i poteri costituiti. Lon Rong non sempre interviene esplicitamente su questioni scottanti ma rimanda al Gesù dei vangeli. Cristo ha dato qualche volta Lui stesso l’eucaristia? A chi? In quali situazioni? Come mai ha detto di essere stato inviato solo alle pecore perdute della casa d’Israele? Allora in altri luoghi vi sono altri modi di vivere e trasmettere quelle stesse verità essenziali della fede cattolica? Fa riflettere che a Guadalupe Maria in quell’immagine soprannaturale non si sia dipinta ebrea ma meticcia, india e spagnola.
Il Figlio dell’uomo, poi, nei dialoghi personali dava risposte, donava grazia, a misura dunque in modo diverso in base alla specifica persona. Mai schematico. Gesù leggeva la Parola con sguardo libero e profondo, talora fulminante nell’aprire ad orizzonti nuovi pure in essa già contenuti. Gli ideologi di tutte le aree si vedevano messi in crisi. Giovanni Lon Rong in mezzo alle tante prove della sua vita ha sperimentato che la grazia accolta, coltivata e l’incontro vissuto con gli altri, portano oltre le astrazioni, le praticonerie, le spiritualità disincarnate, verso il discernere concreto del cuore divino e umano di Gesù. L’identità stimola l’impegno, l’incontro apre a scoprire il buono, ciò che di divino e di umano vi è nell’altro. Identità e incontro si stimolano reciprocamente, dove si contrastano finiscono per svuotarsi. Identità e incontro in momenti distinti e complementari orientano a cercare la vita vera, a partecipare… Le impostazioni riduttive generano visuali riduttive. Ognuna coglie in maniera riduttiva aspetti del vero. Bisogna liberare fin dalla scuola la libera ricerca autentica dei giovani nella identità da ciascuno di essi cercata e, in momenti distinti, nello scambio con le altre. Ossia nei modi e nei tempi adeguati dare il potere al popolo, alla specifica persona, nell’epoca in cui il potere è nella formazione e nell’informazione. Gettare semi di rinascita e non blandire e sostenere come se fossero i nostri salvatori poteri elettoralmente allo sbando, che senza il sostegno della Chiesa colerebbero a picco, con grande gioia di masse di spogliati di ogni tipo. Ma certo poteri forti, pericolosissimi, capaci in mille modi di costringere ai loro obiettivi. Dunque su punti specifici talora Discepolo accompagna, libera, il dibattito, rimanda ad una nuova attenzione al Gesù dei vangeli, ma su questo dice la sua con forza: nei modi e nei tempi adeguati, che il potere nella società torni alla gente! Unica speranza di uscita dalle spire mortali delle risposte prefabbricate del tecnicismo a tutto campo. Che contraddizione, per esempio, parlare di pace e volerla fare tra pochi potenti: il seme della guerra è già nell’impedire l’autentica, libera, maturazione e dunque poi anche partecipazione di ciascuno.
Su queste scie si riflette anche sul riportare come ai primi tempi le diocesi, anche quella di Roma, alla misura d’uomo. Vescovi a contatto con la gente, che crescono in mezzo alla gente, con la gente e non uomini di palazzo. Dunque una nuova partecipazione, nei criteri della fede, della gente. Dunque un potere papale limitato all’essenziale e non più assoluto. In quest’ultimo caso nella società del pensiero unico la Chiesa può venire penetrata e teleguidata da poteri esterni semplicemente riuscendo a fare eleggere un pontefice ad hoc. Inoltre con un potere papale assoluto la sinodalita’ è morta in partenza. Certo vi sono da valutare tanti pericoli: diocesi piccolissime, potere del papa limitato, possono facilitare anch’essi forme di soggiogamento esterno? Come evitare i pericoli delle opposte tendenze, accentratrici o più collegiali?

Capitolo 8

Il nostro Giovanni ascolta tutti, piccoli e grandi, sapendo che i piccoli spesso possono avere da dire più dei grandi. Se fossero grandi avrebbero poco da dire, osserva talora scherzosamente con riferimento alla società degli apparati e alla storia di molti profeti di ogni tempo. Crede nel dialogo, nella condivisione, autentica, e perciò non ama i falsi consessi dalle risposte preconfezionate. Necessita prima passare dalla libera partecipazione della gente. E se la scuola resta madre del pensiero unico ne risentirà, rischierà di farsi in varia misura spiritualistica, la stessa sinodalità. Molti cominciano ad amare quest’uomo semplice, vicino alla gente, massacrato e anche calunniato dai poteri. A rischio continuo della stessa vita. Sia pure cerchi con saggezza di costruire nella pace, nei modi realistici, anche nei rapporti con gli stati, col sistema. Solo la disperazione dell’intera Chiesa poteva indurre a scegliere uno come lui? Discepolo comincia a parlare meglio in italiano, è un uomo semplice. Talora alcuni asiatici, come lui, hanno un accento che paiono di Frosinone ma io che sono napoletano e di accento ne sperimento qualcosa ci posso scherzare su. Quanto durerà senza stretti appoggi dei potenti? Gli sarà dato tempo di contribuire alle vie profonde, non a imposizioni superficiali, di un autentico, necessario come il pane, come l’acqua, rinnovamento?

Capitolo 9

È una tiepida alba dell’autunno romano. Carezzate dal sole le foglie dorate degli alberi lungo il Tevere lasciano intravedere la cupola di San Pietro. E parlano di una bellezza bella fino all’ultimo momento prima di morire. Il cardinale X ha trascorso la notte come mai gli era accaduto. Alle 10 comincerà il conclave. È stato come parlare con Dio fino al sorgere del mattino. Al punto che si domanda se ha sognato o ha pregato. Come con tutta la Chiesa. Una nuova luce, un nuovo coraggio, che prima non v’erano, gli toccano il cuore. La grazia della nuova chiamata: Quo vadis, domine?