Le big tech per l’unita’ ecclesiale?

Ci si può chiedere se per esempio col progressivo consolidarsi degli stati nazionali nella Chiesa si sia giustamente avvertita la necessità di garantire la libertà religiosa accentrando ulteriormente il potere nel papato. Il pontefice a difesa della unità e della libertà della Chiesa.

Ci si può altrettanto domandare se nell’epoca del dominio onnipervasivo di finanza e big tech e del loro sistema mediatico non possa accadere proprio il contrario. Tali poteri hanno forse interesse all’accentramento del potere ecclesiastico nel pontefice già perché una profonda sinodalità scardina il principio del pensiero unico su cui si basa la loro dittatura.

Si può dare una fratellanza omologante che mette tutti a tacere in nome di un falsamente neutro civismo e una vera fratellanza che favorisce fin dalla scuola la formazione alla luce delle identità liberamente scelte e del solo allora autentico scambio.

La grande comunicazione in mano a finanza e big tech si può battere paradossalmente a favore di una, falsa, unità della Chiesa proprio per continuare una sistematica opera di sradicamento della fede e di svuotamento e manipolazione delle coscienze.

Inoltre ci si chiede se il sistema può sottoporre più facilmente un papato accentratore a condizionamenti e pericoli inediti difficili da gestire dalla Chiesa con tale strutturazione ecclesiale.

Una Chiesa davvero sinodale sarebbe meno agevole condizionarla? Non sarebbe ancora più esposta pure verso l’esterno?

Una risposta fondamentale a tali quesiti è che la fede induce ad andare, con saggio discernimento e non meccanicamente, tendenzialmente oltre questi criteri. Si cercano le vie autentiche della crescita e ci si affida al Signore, certo tenendo giusto conto delle situazioni.