La società degli apparati

Quali arzigogoli può inventare una persona d’apparato per mettere a tacere la propria coscienza aperta alla luce del vero?
Non sono in grado di valutare; valutare non è compito mio; credo al capo (anche se capi i più diversi si susseguono, senza che quella persona si ponga serie domande. Perché una cosa è la buona disponibilità a collaborare e un’altra non pensare); vi è un bene superiore da portare avanti (a danno del vero e dunque dell’umano); tecnicamente è impossibile altro; i meri ragionamenti, poi, chiudono in sé stessi mentre il contatto con la realtà lo vive la coscienza in ascolto della luce nel proprio cuore, anche attraverso gli altri, le situazioni. Il vero riflettere segue la vita reale e non la precede finendo per escluderla…

Un campionario di autospegnimenti da fare circolare, conoscere, in questo tempo portato allo svuotamento e al crollo dalla cultura del mero pseudo tecnicismo che favorisce il crearsi di apparati.
Dunque il punto è cercare fin dalla scuola la libera formazione alla luce dell’identità religiosa, filosofica, cercata ed in momenti distinti l’autentico scambio con i cercatori di altre visioni. Stimolando così una ricerca vissuta, partecipata…

Ma l’apparatcik deve pur lavorare. Deve conservare i margini di libertà operativa dove li ha… Intanto si potrebbe cominciare a non essere più realisti del re, cercando, sviluppando, eventuali pur piccoli margini di libertà anche sul lavoro invece di lanciarsi in un carrierismo al motto dei pretoriani. Poi si potrebbe dare spazio ai nuovi margini di libertà che si creano con la pensione. Pure qui possono darsi condizionamenti vari ma può incidere per esempio il desiderio di fasullo prestigio nel quale dopo tanti anni si può finire per credere.

Inoltre si potrebbe sempre cercare di vedere dentro di sé stessi con sincerità e cercare sinceramente le coerenze possibili all’esterno.

Vi è insomma nella nostra epoca un crescente onnipervasivo spegnimento della naturale apertura della coscienza alla luce ma in questa cultura poi anche della sincerità che può stimolare meditazioni sulle parole di Maria a Fatima: alla fine il mio cuore immacolato trionferà.

Quanti crolli, guerre, abusi e via discorrendo bisognerà vedere per andare al nocciolo del problema invece di condannare tutto ciò a parole continuando ad alimentarne le cause?