La sinodalita’ nei vangeli

Marco 3, 31-35Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32 Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. 33 Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. 34 Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.

È bello vedere che anche Maria è crescita nella fede dietro a Gesù. Lei che gli ha dato la vita e gli ha insegnato tante cose. Anche Maria è stata fuori e ga imparato dalla folla, che nel linguaggio biblico indica al massimo persone che appena, con intenti vari, cominciano ad avvicinarsi a Dio. Gesù qui le fa comprendere che il suo dialogo con la folla è un momento liturgico, l’ascolro comunitario della Parola, una forma di preghiera che non va interrotta come poteva avvenire prima della vita pubblica di Cristo stesso quando dialogava o faceva qualche altra cosa con alcuni amici. E l’ascolto comunitario della Parola è una grazia fontale. Gesù stesso è cresciuto in essa con l’aiuto degli altri, è cresciuto nella fede, nel dialogare, come osserva chiaramente nel brano citato. Dunque qui vi sono le fonti delka sinodalità. Perché nella Chiesa si può talora essere poco inclini alla sinodalità? Se noi preti viviamo di catechesi in forma sostanzialmente di monologo, aecoltiamo poco la Parola di Dio ed in specie il suo centro, il vangelo e poco in Dio ascoltiamo gli altri, impariamo poco a dialogare con loro. Sappiamo tutto noi e fuggiamo dal confronto. Dunque si tratta anche di gradualità nell’imparare ad ascoltare e a dialogare. Su queste scie le persone talora si sentono in colpa quando avvertono perplessità verso la fede o verso quello che dice qualche sacerdote mentre le loro domande aiuterebbero a crescere anche il presbitero stesso. Qui è dunque una profonda radice della talora molto carente sinodalità a tutto campo.
Aggiungo qui che Gesù non ha scritto perché parlava dal vivo, in situazioni specifiche, e con tutte le vie della comunicazione e non in astratto. Il vangelo come si vede dal brano citato stimola il dialogo e il dialogo dal vivo, nella fede. Per un dialogo bisogna cercare le adeguate vie e nel caso comprendere profondamente i limiti e i rischi di vie meno adeguate.

E non è più bello, più vivo, il vangelo come storia dell’Emnanuele tra gli uomini rispetto ad un mero trattato di fede cristiana?