I “profeti” noti sono non di rado di rado persone catalogate, defunte e magari originali in altri tempi, controcorrente in altri tempi e se a quei tempi famose come profeti magari perché sostenute da interessi al cambiamento.
Gesù parla della retorica sui profeti ma ciò non toglie che nonostante i suoi avvertimenti circa tale e molte altre questioni le cose si ripetano. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!” (Mt 23, 29-32).
A quando la citazione di persone vive e originali, obbedienti, in comunione ma che non seguono la corrente e possono esprimersi sulle problematiche attuali?
Quale rapporto esiste tra la ricerca del vero e il potere? Il Magnificat parla di piccoli, dunque spesso di semi nascosti nella terra e dell’opera misteriosa di Dio che soccorre “Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.
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Nella poesia sopra esprimo in versi quando scrivo nel resto di questo post. La comunicazione profonda persino con me stesso posso viverla solo nello Spirito di Cristo. Solo nella grazia, magari implicita in un non credente (e dunque tendenzialmente in modo più limitato), si entra sempre più anche in sé stessi. Nella misura in cui la grazia ancora non si dona più pienamente si vive in superficie, in modo distorto. Il peccato poi chiude in varia misura la vita nello Spirito. Anche i diavoli esistono e comunicano in sé stessi nella misericordia infinita dello Spirito. E pure con gli altri comunicano con i limiti suddetti e se Dio glielo permette. Certo restano per alcuni versi creature superiori.