La fede distorta dal razionalismo

La fede distorta dal razionalismo

Dall’epoca di Galileo il cammino della fede ha preso sempre più diffusamente a sperimentare una ferita, una distorsione profonda. Si è riservata la fede ad un ambito disincarnato e via via gli aspetti della vita concreta sono stati posti nell’ambito di un’astratta razionalità. Si è creata dunque una profonda deviazione rispetto al naturale cammino del cuore dell’uomo nella luce. L’uomo non è più visto nel semplice contatto del suo cuore con lo Spirito che lo illumina ma è chiuso in tante cose nei suoi ragionamenti.

Un giovane impegnato nella vita parrocchiale viene a dirmi che non può più credere in Dio perché l’evoluzionismo, il Big bang, dimostrano che non esiste. Potrei, come fanno molte guide cristiane seguendo i criteri di questa cultura intellettualista, cercare di persuaderlo con ragionamenti che dimostrano che quelle intuizioni scientifiche non sono in contrasto con la fede. Ma non mi lascio ingannare dal restare nelle vie intellettualiste della cultura dominante. Torno ai fondamenti naturali e chiedo al giovane nella sua semplice e serena coscienza cosa sente di rispondere alla domanda se crede in Dio. Quello mi dice che avverte di credere in Gesù. Un’altra persona potrebbe dire di non credere. Significherebbe che non ha ancora ricevuto il dono della fede o magari se sta parlando con un sacerdote potrebbe significare che il Signore la sta lavorando in profondità, orientandola a chiedere questa grazia. Ecco comunque risolto facilmente il problema di quel fedele. Dopo sarà anche più semplice proseguire con le riflessioni di cui sopra. Tra l’altro osservanfo che in realtà facilmente tali ipotesi derivano proprio dalla visione spirituale, non scientifica, della Bibbia, che conosce la gradualità dell’agire di Dio.

Così al tempo di Galileo la risposta alle questioni scientifiche sorte avrebbe potuto dipanarsi in una semplice maturazione nella fede. Ossia per chi era caduto in tale inganno intuire che Dio parla un linguaggio spirituale dal quale non si possono dedurre meccanicamente certe conclusioni concrete di vita quotidiana o scientifiche. La strada giusta è quella di tornare a camminare con cuore semplice con Dio lasciando che lungo il cammino la sua grazia ci aiuti ad aggiustare continuamente il tiro. Liberandoci da tutte le forzature, dagli schematismi, aiutandoci a riconoscere che lo Spirito di Gesù orienta la crescita graduale e serena, piena di buon senso nella fede, della persona specifica. In questo percorso non un’anima disincarnata e astratta ma tutta l’umanità dell’uomo viene portata con delicatezza nel mistero e vede ogni cosa in modo sempre nuovo.

La parola, afferma Gesù, è un seme che cresce, non una regola, un concetto, da comprendere col cervello e mettere in pratica con le proprie inesistenti forze. Il razionalismo riduce anche la fede ad un insieme di regole meccaniche da rispettare, di cose da fare. La fede orienta a lasciarsi aprire il cuore dell’amore meraviglioso di Dio che conosce i tempi, i modi, le vie, di tale maturazione alla vita autentica.

La religione come astrazione spinge l’uomo a cercare risposte più equilibrate nella psicologia. Ma questa, separata da una crescita integrale, diventa una tecnica. Anche qui un funzionare, non un sereno aprirsi del cuore. Si può attutire qualche problema ma non si trova il bandolo della matassa della propria crescita spirituale, umana. Anche uno psicologo cristiano può trasmettere astrazioni spirituali e tecniche di funzionamento psicologico. L’umanità della persona infatti viene vista come divisa in compartimenti stagni, al più giustapposti tra loro.

L’economia diviene mera pseudotecnica anch’essa. Non si comprende che la società trova nuove vie cercando di favorire, fin dalla scuola, la maturazione delle persone alla luce dell’identità religiosa, culturale, liberamente cercata ed in momenti distinti nel solo allora più autentico scambio. Quante visuali, quante piste, nuove si aprirebbero in tale crescita, nella più viva partecipazione che potrebbe scaturire da tutto ciò.

La logica dominante in tanta storia della filosofia ha oscillato tra Platone e Aristotele, tra la deduzione e l’induzione, tra la teoria e la pratica. È solo Gesù, Dio e uomo, la via adeguata, nello Spirito, dell’incontrarsi tra il cielo e la terra, è lui il mistero ignorato, fuori del quale non si potranno mai trovare le strade verso discernimenti profondi ed equilibrati.

Questi codici, queste vivisezioni culturali, riducono come detto ogni cosa a vario mero fare: finiscono per prevalere gli apparati, le vuote parole d’ordine, l’umana, integrale, ricerca del vero, la sincerità, le strade aperte in ogni cosa al respiro della vita, vengono soffocate come se nulla fosse. Tante persone hanno la strutturazione mentale ed il proprio motivo di sopravvivenza materiale per non ascoltare lo Spirito di Gesù che parla nel proprio cuore.

Impressionante vedere anche nella Chiesa pastori formati in questa cultura difendere accanitamente il razionalismo. Ci si chiude in ideologie tradizionaliste o moderniste, o fuggendo da tante astrazioni in un pragmatismo che tutto omologa per esempio in una solidarietà senza crescita libera e profonda. Molti pastori non hanno ancora ricevuto la grazia di percepire che viviamo in una cultura profondamente distorcente: quella dell’ubris della ragione astratta che distoglie in ogni aspetto dalla via del cuore, della coscienza spirituale e psicofisica, che matura nello Spirito di Gesù che scende come una colomba, a misura di ciascuna specifica persona. Forse non a caso Maria ha detto a Fatima che alla fine il suo cuore immacolato trionferà.

Nota. Sacerdoti come padre Rupnik hanno intuito le devastazioni del razionalismo ma forse, magari a causa delle forti ascendenze platoniche della loro spiritualità, sono rimasti sul Tabor della bellezza ponendo meno attenzione ad un rinnovamento di tutta la spiritualità, della dottrina, della cultura, della vita, di ciascuno in ogni aspetto, anche in uno scambio con gli altri.

Le piste qui proposte riportano al segreto di Maria e Gesù. Maria canta che il Signore ha guardato non all’umiltà della sua serva, Maria non si dà dell’umile da sola. Dio ha guardato alla sua piccolezza, ossia ad una creatura. E Gesù insegna a prendere esempio da lui proprio docile e piccolino. Non dalla sua generosità, sapienza, misericordia, ma dal suo riconoscersi, come uomo, creatura portata per mano dal Padre. San Francesco, Santa Teresina di Gesù bambino, erano su questa via, l’assisiate molto attento a lasciarsi ricondurre sempre nuovamente al Gesù dei vangeli. Ma le loro spiritualità avevano ricevuto meno, per la necessità di un cammino nella storia, la grazia di un sereno discernimento divino e umano in Gesù. Potevano lasciarsi ingannare più facilmente da astrazioni, rigidità. Oggi più pienamente si comincia a riconoscere che lo Spirito scende come una colomba facendo rinascere serenamente, a misura, tutta l’umanità della persona. E allora un piccolo può essenzialmente rinnovare l’intera cultura, non solo una spiritualità meno attenta all’umano specifico.