La dittatura dei nomi sbagliati

Viviamo la tragica epoca dei dominatori del virtuale, finanza e big tech. Una dittatura nuova che non mitraglia, in genere, le persone ma usa sistemi sottili anche se durissimi anch’essi. Sono atteggiamenti dunque che sfuggono all’attenzione dei più. L’accusa, la calunnia, l’emarginazione, la derisione, la beffa… Oltre alla, generale, manipolazione, schiavizzazione, costante del pensiero unico, dello spogliamento di sempre più cose.

Un’epoca mistificatoria per eccellenza, non per nulla basata sul potere della comunicazione. Ho osservato che necessita un sempre aggiornato dizionario per la traduzione simultanea ( https://gpcentofanti.altervista.org/la-rivoluzione-della-diffusa-traduzione-simultanea/ ).

Ma non solo il sistema usa parole con i precedenti significati distorcendoli in realtà sottilmente a proprio vantaggio ( https://gpcentofanti.altervista.org/vero-e-falso-solidarismo/ ) ma per altri aspetti vecchie parole acquistano davvero in tale situazione sfumature diverse. Mi sono riferito qui (e altrove), in proposito, al termine dittatura cui posso subito aggiungere, per esempio, resistenza. E ho già in diversi interventi accennato in molti modi anche alla necessità di una nuova resistenza.

Qui vorrei evidenziare, solo per continuare gli esempi, le parole che riguardano il campo “persecuzione”, come emarginazione, svalutazione, non ascolto, fino a termini come martirio.

Le parole quando sono intese entro le loro autentiche aree di significato fanno crescere altrimenti addormentano. Ecco chiamare queste nuove forme di persecuzione con i loro nomi è un altro tassello di un rinnovamento sociale. Oggi si danno nuovi martiri, dai quali il pensiero unico cerca in tutti i modi di distogliere l’attenzione, potendovi facilmente riuscire appunto perché sono martiri in modi per molti aspetti nuovi. E si danno falsi eroi, falsi trasgressivi, che sono semplicemente pupazzi del sistema. Al punto che quando l’apparato loda una persona la poveretta rischia di venire macchiata da un sospetto. Nel migliore dei casi si trova nella necessità di porre profonda attenzione a non lasciarsi strumentalizzare.

Il rinnovamento esordisce già col cercare di dare il loro nome alle cose. E segnalando quando invece tra cose e nomi non pare esservi corrispondenza.