La sordita’ strutturale della nostra epoca

La filosofia della ragione astratta lascia fuori o si giustappone ad un’anima disincarnata e ad un resto emozionale-pragmatico dell’umanità della persona.

Queste scissioni, frammentazioni, in varia misura svuotano e distorcono ogni discernimento.

Ho sottolineato moltissime conseguenze di tale situazione profondamente radicata in tanta cultura, anche cristiana.

Ho così già evidenziato in tanti aspetti anche il fasullo concordismo meccanico, il camminare in parallelo, di fede e scienza.

Qui menziono per esempio la questione dell’evoluzionismo, cui pure in buona parte ho già accennato altrove. La fede, dicono alcuni teologi, non ha nulla in contrario con lo sviluppo graduale della vita sulla terra. E si giunge a deridere i creazionisti che preferiscono credere che l’uomo è spuntato fuori dal nulla.

Si riscontra una delle mille discussioni tra sordi frutto delle scissioni di cui sopra. I teologi che privilegiano la parte della ragione astratta tendono verso l’evoluzionismo, quelli che puntano sull’anima disincarnata verso il creazionismo. Ma si tratta di vivisezioni della coscienza, non escono facilmente dal circuito chiuso in cui sono ingabbiate.

Invece la coscienza spirituale e psicofisica, il cuore, che esiste e cresce nella luce, se ha ricevuto tale grazia, serena, a misura, dello Spirito di Gesù è da lui portata sempre oltre.

Viene una ragazza del gruppo giovanile e mi dice che lei non può più credere in Dio: a scuola le hanno parlato del big bang, dell’evoluzionismo… Io non parto subito con un contro ragionamento. Le chiedo che risposta sente nella sua serena coscienza alla domanda se crede in Dio. Mi risponde positivamente. Ecco superato il problema senza incepparsi nei ragionamenti.

Si può solo ora meglio riflettere sulla questione sollevata. L’intuizione dell’evoluzionismo è presente già nel libro biblico della Genesi. Vi si parla appunto della gradualità della creazione. Non è una dimostrazione scientifica ma una visuale che scaturisce dalla sapienza vissuta che sperimenta la gradualità dell’agire di Dio.

Se un creazionista si scandalizza al sentire che l’uomo forse proviene dalla scimmia potrebbe semplicemente leggere il testo citato, dove racconta che Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo. Ma qui viene il bello perché il brano riporta anche che Dio soffiò nelle sue narici un alito di vita. La difficoltà del creazionista ha una sua motivazione. Lui sente il bisogno di non perdere l’aspetto spirituale anche se a causa delle citate frammentazioni non riesce a collegarlo adeguatamente con quello materiale. L’uomo secondo lui esce fuori dal nulla. E così l’evoluzionista lo considera irragionevole.

Un dialogo tra sordi, ognuno chiuso nei propri riduttivi campi di riflessione. Il cuore nella luce serena invece tendenzialmente si lascia portare dallo Spirito di Gesù e con semplicità può giungere a percepire che l’evoluzionismo, la gradualità dello sviluppo della vita sulla terra, pare un’ipotesi plausibile. Ma anche il creazionismo ha le sue ragioni perché Dio infonde l’anima al concepimento di ogni essere umano.

Evoluzionismo e creazionismo quando confliggono rischiano di restare nelle proprie riduttive impostazioni. Quando cercano di cogliere il buono dell’altro possono approfondire le proprie visuali. Ma se si discerne riduttivamente, schematicamente, le sfumature spariscono e l’ascolto dell’altro si fa strutturalmente difficile. Che dono ascoltare con il cuore.