La citta’ di Dio dentro quella dell’uomo

La società del mero funzionamento, in sostanza del tecnicismo a tutto campo, sembra dirigersi sempre più rapidamente verso le conseguenze drammatiche di tale orientamento. Due e tra loro concomitanti appaiono le principali strade di possibile controtendenza.

La prima è quella di vivere nella luce (in Dio per un credente) il proprio cammino personale. E quando matura il tempo anche comunitario. Tutto ciò vale anche per un ateo nel dono ricevuto. Talora per certi aspetti nuovo, in Gesù, anche per i cristiani. La seconda, consequenziale, è quella di contribuire, insieme ad ogni persona di buona volontà, ad animare di uno spirito sempre rinnovato il vivere sociale.

Quanto alla prima via il Signore, per un credente, trasforma in occasione di crescita personale e comunitaria anche le difficoltà. Egli sa come chiamare alla sua varia sequela anche in un’epoca così problematica. Quanto alla seconda via vi è da considerare la possibilità che il prevalere delle tendenze svuotanti nella vita civile porti verso il crollo della società. Nei vangeli Gesù parla dello sfacelo definitivo di città e regni mentre per le singole persone vi è fino all’ultimo la possibilità di accogliere la salvezza gratuitamente donata da Dio.

Nelle scritture vediamo come la storia della salvezza è stata condotta da Dio con la collaborazione di ogni piccolo in mezzo anche ad ostacoli e sofferenze. E talora con opere miracolose per i singoli e pure per i popoli. E non solo per il popolo eletto. Pensiamo alla conversione di Ninive alla predicazione di Giona. Dunque ben al di là della fiducia del profeta stesso, che era riluttante ad accogliere il mandato del Signore.