La rivoluzione sociale della semplicita’

Lo sfacelo galoppante della società attuale sembra avere le sue origini nello scientismo che ha preso sempre più il sopravvento nella cultura. L’uomo si è rinchiuso in una sua inesistente, riduttiva, astratta ragione perdendo la propria umanità. Si è spenta la ricerca alla luce della identità liberamente cercata e del solo allora autentico scambio con ogni persona di ogni credo, filosofia. Così l’uomo viene svuotato e reso facile preda delle manipolazioni di una formazione e di una informazione gestite a senso unico dal potere.

Il razionalismo si è via via sempre più introdotto nella scuola con l’aura di una evidentemente falsa neutralità. “Non si può educare alla luce della fede cristiana per rispetto di chi cristiano non è”. E nella Chiesa si può essere stati talora impreparati ad un equilibrato discernimento, accettando questo falso neutralismo invece di controproporre, almeno nei tempi e nei modi adeguati, il binomio libere identità e scambio cui accennavo sopra.

Il falso neutralismo della ragione astratta è stato dunque il cavallo di Troia per diffondere il politically correct del sistema, secondo un suo sviluppo culturale e storico per certi versi consequenziale. Le grandi ideologie ed il loro fallimento, il nichilismo, fino al falso, omologante, solidarismo odierno.

Il razionalismo comporta una comprensione riduttiva, astrattamente concettuale e dunque un mero fare, spirituale, morale, un funzionare psicologico, in ogni cosa in fondo finendo nel tecnicismo. Bisogna tornare alla libera formazione, di cui sopra e dunque ad una rinnovata, plurale, partecipazione, a cominciare da cultura e informazione.

Una ricerca dunque più viva, perché tendenzialmente in vissuti percorsi e in vissute condivisioni. Un percorso dove la persona è stimolata a cercare l’autentica sé stessa, un benessere autentico che aiuta a comprendere e a superare paure, ferite, risposte fasulle, che possono complicare la propria esistenza. Un cammino di discernimento sempre più profondo ed equilibrato che rende più consapevoli di sé, dell’altro e dei veri nodi della vita anche sociale. Uscendo dai formalismi istituzionali di una cultura intellettualisticamente vivisezionata in branche e così più facilmente preda delle logiche di apparato. Tornando invece alla crescita e alla condivisione autentiche, vie di una viva ricerca del vero e così anche di più adeguate competenze e di meglio vissuti ruoli.

Vi è da sperare che non sia la distruzione totale di una società svuotata, manipolata, schiavizzata, a costringere i superstiti, se ve ne saranno, a cercare le vie autentiche dell’umano. Chiunque cerca sinceramente sé stesso sta così su una via di salvezza per la stessa umanità tendenzialmente superando il mero “funzionare” ad ogni livello.