I violenti se ne impadroniscono?

I violenti se ne impadroniscono?

Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto:

Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero

che preparerà la tua via davanti a te.

In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda. (Mt 11, 7-15).

 

Il brano sul regno dei cieli di cui si impadroniscono i violenti viene spesso letto nel senso che la sequela di Dio porta a convertire se stessi e non a imporsi sugli altri. Può risultare una interpretazione legittima. Ma se ne possono rintracciare anche altre, magari complementari. Intanto ci si potrebbe domandare se in tempi precedenti il cammino, almeno tendenzialmente, non fosse giustamente lo stesso. 

 

Qui Gesù sembra parlare di un passaggio epocale nel quale vecchi poteri, vecchie strutturazioni religiose, dovrebbero aprirsi alla nuova venuta di Dio. Un cambiamento radicale e profondo che scatena un conflitto che non viene risolto da Dio con la forza ma con l’amore e la mitezza. 

 

Comprendiamo perché in tanti altri casi la nuova venuta di Dio è più graduale. In qualche caso una lentezza tale che può risultare necessario passare per il crollo delle vecchie impalcature perché possa più pienamente germogliare e svilupparsi il nuovo.