I sacramenti verso la verita’ tutta intera

Nei Vangeli le parole di Gesù nell’istituire l’eucaristia sono profondamente espressive del suo animo. Egli non dice che il suo sangue è versato per tutti ma per molti. In Luca dice ai discepoli «per voi». Come mai non per tutti? Sicuramente Cristo ama e vuole salvare ognuno. Ma forse si riferisce alla necessaria collaborazione della persona. Non può donarci la vita a nostro dispetto. Lui rispetta pienamente la libertà di ciascuno. Anche un ateo può a suo modo aprire il cuore allo Spirito, alla luce che gli infonde. In Gv 17, 9 Gesù afferma di pregare non per il mondo ma per coloro che il Padre gli ha dato.

Pare di leggere dunque una profonda delicatezza, anche come un’impotenza, in questo Dio che muore per i suoi figli e neanche così può aprirli automaticamente alla vita. Anche dunque la discrezione di Gesù che fa di tutto per redimere ma sempre ben attento a non invadere, a non imporre. Proprio come il Padre del figliol prodigo che vediamo vegliare con trepidazione sul ritorno del giovane spingendosi fino al limitare massimo oltre il quale l’attenzione diverrebbe presenza forzosa.

Ma proprio così vediamo che Cristo ci ama con un cuore partecipe, attento. Non come un computer che programma astratte logiche aziendali del bene. In Giovanni, Vangelo scritto per ultimo, questo bene liberante si manifesta ancor di più.

La lavanda dei piedi è un segno che Gesù non solo si dona nell’eucaristia ma anche ci aiuta a riceverlo pienamente. E il sacramento della riconciliazione è pure per chi ha messo il proprio cuore nelle mani di Dio, «ha già fatto il bagno», immergendosi nel suo amore. Sempre, anche senza aver commesso peccati volontari, abbiamo bisogno della sua venuta che ci porti gradualmente nell’abisso della vita Trinitaria e della stessa sua e nostra umanità. Lasciarsi lavare i piedi può dunque intendersi come il rinnovato approfondire, purificare, nell’incontro di grazia della confessione, anche in vario modo con l’aiuto reciproco di ciascuno, la nostra apertura alla sempre più profonda comunione. Che solo lui può donarci.

Giovanni sembra voler cercare di cogliere con sincerità il senso della vita di Gesù, qui del sacramento della riconciliazione. Tra l’altro l’aiuto ad aprire totalmente il cuore a Dio è un regalo e non una dogana. Cristo afferma che il cuore di Giuda è restato almeno in parte consapevolmente chiuso ma sembrerebbe poi porgergli proprio il pane e il vino eucaristici.

In Giovanni si manifesta appunto anche il significato più profondo dell’amore eucaristico. In tale vangelo l’unico che esplicitamente vediamo nell’ultima cena ricevere il sacramento appena istituito sembra essere il traditore. Un amore senza condizioni. Che addirittura chiede a Giuda di fare presto quello che deve fare. Mostrandogli che la vita che l’Iscariota gli vuole strappare Gesù gliela dona prima egli stesso nella comunione. Cristo ha fretta, un desiderio ardente, di mostrargli che lo ama senza limiti. E forse mostra così che Giuda quando si perde non ha ancora operato una scelta irrevocabile, anzi…

Il “per voi” qui è per Giuda. Perciò il Signore afferma che sarebbe meglio per quel traditore non essere mai nato. Vuole fargli comprendere che rischia di rinunciare alla vita eterna. Ma anche forse gli dice quasi che non ci sarà da parte del discepolo un rinnegamento definitivo perché non è questo che Giuda stesso vuole nel più profondo del proprio cuore.

Nel brano sopra meditato (cfr Gv 13) emerge pure un’altra chiave ermeneutica: lo scandalizzarsi dei discepoli al servizio, all’amore, di Gesù. Anche per questo la Chiesa lo scopre solo gradualmente. Perché si riflette talora così poco sul boccone intinto dato a Giuda, come sul pane spezzato porto ai discepoli di Emmaus, non ancora esplicitamente pentiti e perdonati?

Alla luce di una rinnovata attenzione ai Vangeli si può forse riconoscere che certe interpretazioni dei sacramenti della riconciliazione e della comunione sembrano nascere da una forse ancora limitata comprensione della Chiesa più che dalla vita di Gesù. È possibile perlomeno ritenere che questi intendimenti non fanno parte dell’essenziale della fede? In questo intervento pongo solo domande.

Nel Vangelo di Giovanni (Gv 6) Gesù si rivela come pane della vita che non respinge chi va a lui perché non è venuto per fare una sua propria volontà ma quella del Padre. E il Padre non vuole che egli perda nulla di quanto gli ha dato ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Lo schema chiude, divide, banalizza, nell’eucaristia Cristo si fa tendenzialmente vita di ciascuno, attira gradualmente, solo con l’amore. Anche, per esempio, la Madonna di Guadalupe, che ha cambiato di aspetto e si è raffigurata meticcia, espressione di quelle popolazioni, ha forse tanto da farci scoprire sull’essenziale dell’eucaristia.