Non fede e ragione ma l’uomo nello Spirito

Se si tratta di fede e ragione il forte rischio è che prevalga in mille modi la ragione, perché essa è una parte riduttiva e vista perciò essa stessa in modo distorto dell’uomo. Per tali motivi la ragione è chiusa in sé stessa nei propri ragionamenti. Una studentessa mi disse che lei non poteva credere più a Dio a causa dell’evoluzionismo e della teoria del big bang. Le risposi che non vi era contrasto con la fede cristiana ma che di quello ne avremmo parlato dopo. Le chiesi nella sua serena coscienza quale risposta avvertiva alla domanda sulla sua fede in Dio. Rispose positivamente e le segnalai che quello è il dono di credere. Non dipende da un ragionamento, da uno stato emotivo. Le dissi che se avesse risposto no, non so, ma aveva voluto parlarne con un sacerdote forse sarebbe stato perché Dio la stimolava a chiedere questa grazia.

Il cuore, ossia la coscienza spirituale e psicofisica, è aperto alla Luce entra in contatto con Dio, con sé stesso, con gli altri, col mondo nella Luce. E ogni cosa è in Cristo grazia, seme. L’uomo cresce maturando vissutamente nel discernimento del cuore nello Spirito. Anche potendo intuire per grazia che lo Spirito autentico scende delicatamente, a misura, non calpesta ma libera, fa rinascere, l’umanità della persona. Allora si vede ogni cosa in modo nuovo.

La ragione astratta tende a chiudersi nei propri ragionamenti, si impossessa delle cose come concetti, schematizza, domina. Maria custodiva tutte queste parole-fatti, queste grazie con fiducia che sarebbero cresciute in lei, manifestandosi vitalmente sempre più. Osservo che Gesù non ha parlato di fede e ragione ma è maturato nello Spirito che scendeva come una colomba.

La ragione astratta si può chiudere dunque in una identità divenuta ideologia o indurre chi resta in tale cultura a fuggirla gettandosi nella mera vita pratica. L’identità senza l’incontro non è aperta al rinnovamento. L’incontro senza identità, senza pluralità delle identità, diviene una falsa filantropia omologante. Dove identità e incontro si contrastano si spalleggiano nello svuotare, nel manipolare, le persone. Dove si perseguono anche nei tempi e nei modi adeguati cercandosi orientano alla ricerca di un autentico benessere umano, di un autentico trovare sé stessi. Aiutano dunque l’uscita dal razionalismo e dalla mera fuga pragmatista.