Gesù compiva più miracoli allora che oggi?

“O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete” (Is 55, 1ss).

Qualcuno rileva che Gesù nella sua vita terrena compì miracoli per manifestare la sua presenza. Mentre ora non avviene altrettanto. Talora si giunge addirittura ad affermare che la vita segue il corso naturale delle cose e che il punto è viverla bene. Si può finire così per ridurre la fede cristiana ad un’etica. La religione nei limiti della sola ragione, opera di Immanuel Kant, costituisce una cospicua avvisaglia delle distorsioni della cultura razionalista nella quale siamo immersi.

Ma è proprio così, meno miracoli oggi che la rivelazione della fede nel mondo ha già intrapreso il suo corso? Le Scritture sembrano suggerire altro, almeno sfumature varie, come vediamo già dal brano citato sopra. “Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me” (Mt 11, 2-6).

Quando Gesù comincia a chiamare più profondamente una persona, se questa cerca di accogliere tale grazia la sua vita comincia gradualmente a rifiorire integralmente e anche, perseverando nella crescita, può sperimentare doni fuori dell’ordinario. Le Scritture, le esperienze di tanti che hanno seguito Cristo, confermano che la fede riapre tutte le porte della vita. Il battesimo non è la grazia di una nuova creazione in Gesù? Persino la nostra carne risorgerà alla fine dei tempi.

Questo mi testimonia la mia stessa esperienza personale e di tante persone che ho seguito. Cambio i connotati degli esempi che riporto ma nella sostanza sono accaduti realmente.

Una ragazza mi domanda se si può confessare perché la famiglia attraversa una grave crisi economica e dopo tanti tentativi non sanno più che pesci prendere. Rispondo che Dio la aiuta senza costringerla alla confessione ma se la sceglie liberamente, per stare vicino a Dio, è una cosa bella. Si confessa con gioia e consolazione. La settimana dopo ritorna e mi dice che il padre ha ricevuto una commessa che risolve tutti i problemi. Grazia dal sacramento.

Una donna di quaranta anni si domanda perché non riesce a trovare la persona giusta da amare. Viene in un gruppo di crescita spirituale, riceve tante luci, fa amicizie e poi si fidanza con un bravo ragazzo. Grazia dalla comunità di crescita.

Un uomo di cagionevole salute era costretto ad un lavoro usurante per sbarcare il lunario, viene in una comunità di fede, si rasserena, entra in un certo abbandono in Dio ed un giorno una persona del gruppo gli trova una occupazione che gli piace di più e non nuoce alla sua salute. Grazia dalla comunità di crescita.

Mille cose potrei raccontare, eredità cedute per non litigare e soldi poi piovuti dal cielo, sorprese, grazie, guarigioni, miracoli d’ogni tipo. Nella semplicità della vita quotidiana. Dopo di me viene uno che è il più forte di me – afferma Giovanni Battista – io vi ho battezzato con acqua ma Egli vi battezzerà in Spirito Santo. Nella Chiesa troviamo la grazia di Gesù. Portatemelo qui, non fate da soli. “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 7-8).

“Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: “Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell’acqua; l’ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo”. E Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò portarvi su? Portatemelo qui”. E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?”. Ed egli rispose: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17, 14-20). Gesù come uomo era un piccolino tutto abbandonato al Padre, tutto appoggiato alla grazia, ai sacramenti. È la fede di Gesù come uomo la risposta profonda alla domanda sui miracoli di allora e di oggi. Bisogna portare a Gesù Dio e uomo tutta la nostra vita e quella dei fratelli. Anche quando Egli non è presente materialmente (pensiamo agli ostacoli che abbiamo incontrato nel lockdown) dobbiamo stare uniti a Lui nella fede. Possiamo allora osservare: Gesù nella sua vita terrena era in crescita nello Spirito e ci mostra che lasciandosi portare dalla fede ci si apre alla potenza di Dio. Tornato nel seno del Padre riceve la pienezza dello Spirito o come uomo prosegue di pienezza in nuova pienezza il suo percorso? Sono misteri ma tendo a pensare che avendo da uomo compiuto la sua scelta definitiva (il suo io è un libero sì eterno al Padre ma il sì doveva compiersi anche nella carne) per Dio riacquisti la totale pienezza della sua divinità. E dal seno del Padre ci può donare la virtuale pienezza della grazia divina e ora anche umana. Per cui con Lui in cielo riceviamo ancora più doni. E sempre più doni perché il suo Spirito ci conduce nel tempo verso la verità tutta intera.

Il moralismo insegna a salvarsi con le proprie forze, la grazia gradualmente può fare intuire che la Parola non è un concetto che dobbiamo comprendere con il cervello e applicare meccanicamente con la nostra volontà ma un seme che, se cerchiamo di accoglierlo, si svilupperà dentro di noi con delicatezza, secondo le tappe della nostra personalissima maturazione e ci porterà sempre oltre, verso la pienezza della vita. Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Domanda la folla a Gesù nel capitolo 6 di Giovanni. Questa è l’opera di Dio (prima e più che degli uomini. NdR) – risponde il Figlio – che crediate in colui che Egli ha mandato. Dal moralismo, talora dalla religione nei limiti della sola ragione, alla fede. Ecco la grazia del battesimo a cui sempre nuovamente attingere. E poi possiamo chiedere aiuto a Maria e ai santi, che hanno più fede di noi, e a tutta la Chiesa, celeste e terrena. “Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità (Mc 6, 1-6). Il punto dunque non è nemmeno la tua grande fede o meno ma il cuore sinceramente aperto, che cerca di lasciar agire Dio per quella grazia ricevuta, fosse anche di pregare un secondo, di vivere un piccolo gesto d’amore. Portare come possiamo, per la grazia ricevuta, a Gesù la nostra vita, chiedere l’aiuto di Maria e di tutta la Chiesa, celeste e terrestre. Non chiudere stabilmente il cuore alla grazia ricevuta. Se si commette peccato chiedere perdono e aprire di nuovo il cuore. Cercare, per come possiamo, di lasciar operare Gesù, con l’aiuto di ogni persona di buona volontà, in cielo e in terra.

Perché agli esordi della predicazione apostolica la fede si diffuse così rapidamente in un’epoca dappertutto così difficile come era anche quella di allora? Usciamo dai moralismi, dal salvarci da soli, torniamo prima di tutto alla fede nel Dio che che dà vita e poi su questa scia certo cerchiamo ogni Sua via. “Portatemelo qui” (vedere brano citato sopra). Portiamo tutto a Gesù, così come possiamo, con cuore sincero, lasciamo operare lui, facciamoci aiutare su questa strada. Và, la tua fede ti ha salvato. La tua, non la grande fede di san Francesco, il tuo cuore aperto semplicemente, con buonsenso, per come possibile, alla grazia ricevuta. Chiedendo perdono di qualche vero peccato, ossia di qualche eventuale vera chiusura del cuore. Cerca di lasciar agire Dio nella tua vita, porta tutto a lui.

Andare in ogni cosa a vedere nei vangeli la vita di Gesù: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Gv 14, 12-14). Portiamo tutto a Gesù, con l’aiuto di Maria, di tutta la Chiesa celeste e terrestre, di ogni persona di buona volontà, piccoli abbandonati in lui come possiamo. È lui che opera e può operare doni per certi aspetti sempre più grandi, perché ci accompagna dal seno del Padre, crescendo l’umanità più esplicitamente in lui da duemila anni verso la verità tutta intera.