Spiritualita’ e cultura via internet, una valutazione

La democrazia si estingue sgretolata dai potenti del virtuale e guarda caso viene una interminabile pandemia che costringe al virtuale.

I cantori del pensiero unico persino esaltano i vantaggi della comunicazione meramente telematica.

Gesù non ha scritto anche perché comunicava con amore specifico per le persone specifiche, dal vivo. I collegamenti informatici comportano mille riduttivismi che possono non poco complicare e distorcere le relazioni, la crescita. Certo gli intellettualoidi della ragione astratta non si avvedono di tante sfumature. La comunicazione, la condivisione, dal vivo permette un rapporto più adeguato perché mille sono i suoi aspetti. Che venendo a mancare tra l’altro possono confondere, non aiutare, specie non di rado le persone più fragili, più soggette a interpretazioni ansiose per esempio.

Anche io durante il lockdown sono stato in comunicazione via internet dalla mattina alla sera con tante persone. Ho creato incontri di ascolto della Parola, gruppi del rosario, chat di vicinanza e dialogo comunitari. Ho tenuto colloqui personali con tanti abituati a confessarsi liberamente dialogando sulla propria vita, nella quale concretamente si scopre come può adeguatamente entrare lo Spirito. E non meramente con le astrazioni chessò di una preghiera non fatta, senza poter comprendere nulla di ciò che ha portato a quella scelta.

Ma non è la stessa cosa, è un ripiego pieno di limiti. Certo anche questa esperienza mi ha insegnato tante cose. Bisogna comprendere come comunicare tenendo conto di quei riduzionismi. Cose che sfuggono ad un pensiero astratto, poco attento alle persone concrete, tutte intere e interessato tutt’al più a messaggi nozionistici e non poco unidirezionali. Qualcuno potrebbe osservare che complessivamente la comunicazione è andata bene, che ha persino avvicinato qualcuno che non poteva partecipare dal vivo. Ma uno sguardo attento comprende molte cose, non si ferma alle apparenze.

Chat di vicinanza, dialogo e informazioni di servizio le avevo da anni affidate a persone di lungo cammino della comunità. Ma io non ne facevo parte per evitare di ridurre a messaggini l’incontro personale e di gruppo. Oltre che per mancanza di tempo. E terminata la chiusura ho dovuto lasciare le nuove chat che avevo creato.

Ho cercato a lungo di restare in quella del rosario. Ecco l’incontro del rosario alle 16 rimane tutt’ora, anche senza di me ed è un dono, uno stimolo, molto bello di preghiera per molti. Anche di vicinanza perché le intenzioni spontanee permettono una certa apertura di cuori. Anche qui possono sorgere inghippi vari per esempio perché la non presenza non orienta allo stesso modo, con l’aiuto di tutti, a cogliere il buonsenso o meno di tante cose. Ma si sono rivelati pericoli minori. Dunque una comunicazione più ridotta su internet può incontrare minori complicazioni.

È bello pensare che di un periodo di così drammatiche prove sia rimasto in molte realtà nel mondo il rosario. Una vicinanza accresciuta di Maria, di Dio, dei fratelli.

Continua anche la comunicazione via streaming per le persone partecipanti al cammino di fede comunitario ma impossibilitate a venire. E certo è diverso quando la quasi totalità della comunita si incontra dal vivo. Gli inghippi di cui sopra possono quasi sparire anche se restano tanti limiti.

Si può riconoscere che è rimasta una maggiore e più esperta attitudine a servirsi della telematica. Per esempio potendo celebrare messe familiari con la partecipazione di parenti dispersi nel mondo.

Inoltre non escludo, come accennavo sopra, che incontri dagli obiettivi più circoscritti possano manifestare minori controindicazioni e rivelarsi così un possibile aiuto in più.

Sopra mi riferivo a chat come quelle di Whatsapp. Ho riscontrato che anche i video su Youtube a tematica spirituale sono spesso molto graditi. Anche in ciò mi sono cimentato per far arrivare qualcosa di questa spiritualità attenta alla persona specifica, tutta intera pure a chi non può partecipare dal vivo. Ma quasi mai consiglio nemmeno questi miei interventi a coloro con cui ci incontriamo dal vivo. Meglio lasciare da parte astrazioni e riduzionismi. Mi ero chiesto addirittura se pubblicare su Youtube appunto una specie di telegiornale con lettura dei movimenti profondi nella società, dei possibili percorsi risolutivi, delle strade che si possono aprire a tutto campo. Mi pare una strada che potrebbe avere un gran seguito. Ma questo non è il mio compito di sacerdote. Mi sento chiamato prima di tutto a gettare semi.

Per questo preferisco scrivere sul mio blog, quasi per parlare più sommessamente anche di cultura, di politica e via discorrendo. Lasciando così possibili contributi, sempre nella consapevolezza dei limiti della comunicazione astratta. Sono gli stessi limiti che mi hanno orientato a cessare di pubblicare il commento al vangelo del giorno. Anche se mi avevano accolto tutti i principali siti a questo dedicati. Interagire dal vivo, pregare, il resto viene dopo, se e quando si può.