Il libro di Tobia

Il libro di Tobia

Il libro di Tobia manifesta tanti doni di sapienza concreta, spirituale e umana, di una spiritualità vissuta, esperienze che rivelano le vie dello sciogliersi dei nodi, dell’aprirsi di strade, nell’accoglienza della luce che Dio infonde nel cuore.

Il racconto esordisce con la storia di due persone con i loro limiti, anche nel discernimento, ma che al fondo cercano di vivere in Dio. Sara e Tobi vivono in luoghi diversi ma sono accomunati da tante sofferenze sperimentate nella loro vita. Si percepisce che proprio la grazia che hanno cercato di accogliere li ha sostenuti a lungo e ha permesso loro di vivere la prova in altro modo. Ma ora sono giunti allo stremo, desiderano che la loro vita giunga al termine. E chiedono questo a Dio. E Dio, si legge, li ascoltò. Ecco una interpretazione concreta del “non indurci in tentazione”. Dio certo non li sopprime ma coglie il buono delle loro invocazioni, il desiderio di aiuto, di vita. Anche una preghiera fragile sale al cuore del Padre, vorrei dire magari più di altre ma non ha senso fare paragoni. Dio comprende con amore il nostro cammino, ben al di là di tanti schemi. Il non indurci in tentazione è un grande dono, vediamo Tobi che pensa di poter morire da un momento all’altro per la sua preghiera. E Sara, a cui erano morti sette mariti, crede, sbagliando, che non vi siano più per lei uomini da poter sposare secondo le usanze.

Da quel momento la vita dei due è condotta dalla luce verso l’esaudimento profondo della loro invocazione. Essi cercano di camminare nello Spirito anche se non sono ancora consapevoli, per la fede, di aver misteriosamente intrapreso le vie della risposta del Signore.

Sara decide, per non far soffrire il padre, di non impiccarsi ma di aspettare la morte da Dio. È bello così vedere che l’amore umano aiuta a crescere in Dio anche quando il rapporto diretto con lui ha tanto bisogno di maturare. Tobi invia il figlio Tobia a recuperare dei soldi lasciati ad un certo Gabael proprio perché pensa che la sua vita terrena sta per concludersi. Gabael vive a Rage di Media, Tobi a Ninive.

È la chiamata vocazionale di Tobia, uscire dalla casa paterna verso l’edificazione adulta della propria vita. Tobia subito incontra una persona, che si rivelerà l’angelo Raffaele, che lo aiuterà nel trovare le strade. Nella sua sequela Dio fa trovare tutti gli aiuti necessari. Spesso anche attraverso persone, come un padre spirituale, una comunità di crescita, in vario modo non a caso inviate da lui.

Anche se talora non si conosce subito per esempio il padre spirituale giusto niente capiterà a caso. Un padre spirituale non adatto aiuta per esempio a riconoscere e a non sottovalutare poi quello adeguato. La grazia è divina e umana, Gesù è presente nella Parola, nei sacramenti, anche, a suo modo, nel sacramento della Chiesa, nei segni spirituali e umani come il padre spirituale, la comunità di crescita.

L’aspetto umano-materiale della grazia aiuta ad oggettivare l’incontro con Dio. A Dio posso far dire ciò che voglio, le realtà terrene e materiali mi danno punti di verifica concreti. Come mai cambio comunità ad ogni passo? Ho maturato di vivere un cammino di fede personale e comunitario, non semplici corsi ma posso trovare mille motivi per fare altro piuttosto che andare all’appuntamento comunitario. La crescita è libera, serena, graduale, piena di buonsenso nella fede. Ma i riferimenti concreti aiutano a manifestare a me stesso la mia fede.

Il padre spirituale inviato da Dio, insieme alla comunità di crescita, può cambiare la vita di una persona. Qui vediamo Raffaele che aiuta Tobia a trovare giorno per giorno la strada, gli indica di non temere ma riconoscere liberamente la grazia dei “sacramenti” (le interiora del pesce) che guariscono (Tobi era divenuto cieco ma tornerà a vedere) proteggono dal male, gli mostra come individuare e trovare la ragazza giusta senza fermarsi ad apparenze, schemi (anche altrui), che, discernendo egli da solo, avrebbero ingannato il giovane. Con l’aiuto di Raffaele Tobia si innamora profondamente, e in Dio, di Sara.

Così vive tutto nella preghiera, insieme a Sara e giunge a maturare adeguati criteri per scegliere la sua sposa. Quando qualcuno mi dice che fatica a trovare la fidanzata, o viceversa, se è un credente, e se il consiglio è a misura, propongo di pregare consapevole che tali richieste salgono dritte al cuore di Dio. Sono infatti se vissute con cuore semplice e sincero preghiere vocazionali. Una coppia che si ama in Dio fa bene al mondo. Anche osservo che la serena sequela di Dio apre le strade della propria chiamata. Tra l’altro indirizza verso l’uscire da strutturazioni che possono impedire di riconoscere la fidanzata mandata da Dio.

Vediamo che con l’aiuto dell’angelo Tobia non si lascia guidare da mere sensazioni, emozioni. Non per lussuria ci sposiamo, dicono i due giovani nella loro preghiera. Certuni dicono di non aver trovato la persona che gli susciti forti passioni ma un discernimento maturo apprezza lo sperimentare una forte attrazione ma non fa dipendere tutto da essa. La ragazza giusta la si può trovare camminando con Dio nella vita concreta, magari Dio nella sua sapienza prepara per un ragazzo una fidanzata che non è quella che gli piace più di tutte ma nel tempo si potrà rivelare colei con la quale poter costruire nella fede la propria vita. Quando il cuore è docile alla luce può accadere che quella ragazza che attirava in qualcosa meno nel tempo coinvolga tantissimo il giovane mentre quella che appassionava di più si sarebbe rivelata inadatta.

In quante resistenze verso l’angelo Tobia si sarebbe potuto bloccare, schemi, difese, che avrebbero potuto profondamente ostacolare il suo cammino verso i doni di Dio. Certo Dio tiene conto del nostro bisogno di crescere gradualmente ma noi abbiamo margini alla nostra portata di accoglienza o meno del cammino che ci propone.

Anche se nel libro di Tobia non compare una comunità di crescita, si vivevano tempi di deportazione, un germe di essa si vede nei rapporti con tanti fratelli dispersi. È commovente vedere i genitori di Sara soffrire tanto per la loro figlia ma non nascondere a Tobia la sua situazione. Vedere l’affetto fraterno conservato anche a distanza. Quanti doni non sarebbero venuti senza questa comunità (anche Gabael, per esempio). La vita fiorisce più pienamente, più facilmente, sulla via di Dio. Vediamo intrecciarsi con grandi doni spirituali e umani i rapporti tra queste persone.

È in tale cammino, in tale contesto, che la vita di Tobi giunge a pienezza, pur passando per tante prove. Come quella della cecità dovuta agli escrementi di passeri caduti sui suoi occhi. Una cecità che sta a significare che anche le persone buone possono confondersi, non bisogna giudicare nessuno, né presumere di sé stessi. Pur senza passare all’estemo opposto di vivere da sfiduciati della propria umanità. No, ma semplicemente creature, con tanti doni, infinitamente bisognose di Dio. Questo viene chiamato il libro di Tobia ma forse il titolo dovrebbe invece fare riferimento principale a Tobi. È lui che vediamo vivere il suo cammino in Dio, anche con i suoi limiti, guardati con amore e comprensione da Dio. Come quando impartisce le istruzioni prima del viaggio al figlio, consigli ai quali lui stesso sembra credere ormai poco. Ma sono, come può, tutto il bello che ha da trasmettere e a cui in realtà al di là di ogni amaro scoraggiamento continua a credere. Anche qui vediamo che l’amore per il figlio lo avvicina a Dio. Vi sono tanti aspetti di questa narrazione che non di rado vengono letti moralisticamente, curiosamente non comprendendo Tobi in qualche modo come accadeva a sua moglie. Per esempio giudicando Tobi secondo logiche astratte. Ma forse invece si racconta proprio una spiritualità vissuta, umana, gradualmente incarnata nella vita reale.

La preghiera così fragile e contraddittoria ma sincera di Tobi viene accolta al di là di ogni aspettativa. La vita di Tobi si realizza pienamente proprio nel realizzarsi anche di suo figlio. Non è un caso che il figlio “ungendo” Tobi sia strumento di Dio che gli riapre gli occhi. Spiritualmente e umanamente. Gli insegnamenti divini pur fragilmente impartiti a Tobia hanno portato frutto divino. Si tratta dell’oltre di Dio, nel quale, nella vita di ciascuno a suo modo, si scopre l’oltre dei vari rapporti umani. La vita di Tobi si realizza pure, per esempio, nel graduale rasserenarsi dei tanto sofferti e complicati rapporti con la moglie. In fondo una brava donna, coi suoi limiti, le sue paure, i suoi ripiegamenti. Due coniugi plasmati da fede, gioie e dolori. Da tante esperienze che li centrano con più equilibrio nell’accettazione di certe prove senza ingigantirle, senza chiudersi al bene che c’è e alla speranza. Come quando, alla partenza del figlio, Anna che si era tanto lamentata della loro situazione ora afferma che stavano tanto bene e non vi era bisogno di mandare Tobia in un viaggio aperto ad incertezze solo per recuperare qualche denaro.

Tanti rapporti che si approfondiscono in Dio, fraternità che cresce, fino a riconoscere che Dio manda persone, come l’angelo Raffaele, nella nostra vita. Fino a vivere ogni essere umano, ogni cosa, come dono di Dio che porterà frutto e non con riduzionistici schemi terreni.