L’invidia spesso male intesa (Vangelo di sabato 4 novembre 2023 e commento)

Lc 14,1.7-11 Sabato 4 novembre, San Carlo Borromeo, vescovo

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
***

Il cammino della fede orienta tendenzialmente a distaccarsi dalle apparenze, dai titoli, dai posti d’onore, perché si tratta appunto di apparenze con poco riscontro nella realtà. Anche perché i paragoni sono del tutto fuorvianti: un disabile mentale può già essere come un serafino, vicinissimo a Dio, perché può darsi che Dio non gli abbia dato la possibilità di scegliere sulla terra sapendo che la sua scelta sarebbe stata sicuramente per il bene. Inoltre ognuno ha i propri percorsi: anche e ancor più in cielo potrà accadere che una persona venga ogni tanto portata in rapidissimi avvicinamenti a Dio passando da una pienezza di felicità ad una ulteriore. Il che può avvenire da parte di Dio solo allargandoci il cuore che era già pieno al massimo di felicità. I doni poi sono molteplici insomma non ha alcun senso mettere etichette a sé e agli altri. Dove si esaltano e umiliano gli io si vive di una logica fasulla mentre la vita sta nel lasciarsi portare con fiducia da Dio alle nozze. Lui vuole il massimo e pieno bene per noi. In lui ogni competizione, nevrosi, si placa. Del resto Dio ha fatto ogni cosa per te, tutto è dono per la tua felicità: invidie, emarginazioni, non hanno senso, si fa male a sé stessi. L’invidia poi non è l’istintivo pensare “beato quello che va al mare mentre io sono a letto malato”. I pensieri istintivi bisogna lasciarli scorrere, vengono da soli. Non è quella l’invidia. Invidia è quando si fa volontariamente del male a qualcuno per sminuirlo, per togliergli vita, per esaltare noi al posto suo. Ma in tal caso, come detto, otteniamo l’effetto contrario: ci togliamo vita e doni da soli. Inoltre va sottolineato che ciò che conta è il cuore: nel profondo si è distaccati da questi bisogni nevrotici di apparire, di venire riconosciuti, ma con questa pace nel cuore si comprende meglio quando con buonsenso nella fede bisogna per esempio difendere, pur senza accanimento intimo, un ruolo, uno spazio…