Il guado dello Yabbok della cultura

Il passaggio è, per grazia, prendere sul serio Gesù anche come uomo. Invece di “devozionarlo” e avere a riferimento filosofi, sia pure un san Tommaso o un sant’Agostino. Loro aiutano ma il dono è andare sempre più a Gesù. Lui non ha parlato di fede e ragione, non ha parlato di spiritualità senza o con poco umano ma è maturato nello Spirito che scendeva come una colomba, non calpestando ma lasciando vivere sempre più tutta la sua umanità semplicemente e sanamente e così vedendo ogni cosa in modo sempre nuovo. La sua riflessione si sviluppava da questa vita e in questa vita, non in astratto. Forse per tal motivo Maria dice: alla fine il mio cuore immacolato trionferà. Nella cultura quante pervicaci strutturazioni, quanti fallimenti, svuotamenti, incomprensioni, con drammatici risvolti per la società, per giungere ad appoggiarsi sempre più a Gesù, al discernere concreto del suo cuore divino e umano nella Luce serena?

Nel guado decisivo della sua vita, al fiume Yabbok, Giacobbe lotta con un uomo. Non riuscendo a vincerlo quello che in realtà era un angelo lo colpisce e gli sloga l’articolazione del femore. Il significato non è che Dio punisce, cosa che non farà mai, ma che chiuderci alla sua grazia certo non ci aiuta a stare bene. Infatti qui avviene il rovesciamento di vedute: l’angelo dice al nostro che non si chiamerà più Giacobbe ma Israele perché ha combattuto con Dio e con gli uomini e ha vinto. Ascoltando tale brano (Gen 32, 23-33) a 19 anni circa, temendo che seguire Dio potesse comportare qualche “fregatura”, domandai al sacerdote come mai l’angelo aveva detto a Giacobbe che aveva vinto se invece aveva l’anca slogata. Il prete mi rispose che il patriarca aveva vinto proprio perché aveva perso.

Anche nella cultura il cammino sta nell’imparare a non puntare sui propri ragionamenti ma su Gesù, Dio e uomo, imparando da lui, anche come uomo. Lui ci è nell’essenza davanti, ci porta nel presente e verso il futuro anche come uomo. Nel vangelo vi è una miniera di scoperte vitali dell’amore meraviglioso, divino e umano, di Gesù che la grazia ci può rivelare. Anche la Chiesa lungo la storia impara che non basta accogliere il messaggio di Gesù e dedurne razionalmente le conseguenze in ogni campo. È necessario in ogni cosa tornare al vangelo e vedere come Gesù ha vissuto, ha operato nelle situazioni concrete il suo discernimento. Si scoprirà con stupore continuo quante cose date per scontate con i ragionamenti si potevano vedere in modo molto diverso, molto più bello e vitale, imparando da lui. Nella Chiesa ogni rinascita è stata sempre caratterizzata da un rinovato, più profondo, ritorno a Gesù. Guidati da Maria.