I santuari luoghi di rinascita personale e sociale

Qualcuno afferma che nel medioevo i monasteri contribuirono non poco a salvare la civiltà riunendo la gente dispersa dei territori d’intorno attraverso la spiritualità e, vivificate da questa, la cultura, e mille attività pratiche a partire dall’agricoltura.

Oggi nello sfacelo del pensiero unico e dell’isolamento, svuotamento, di tanti sempre più spogliati di tutto si può sempre più avvertire il bisogno di centri simili di incontro (difficile persino fare amicizia e trovare la fidanzata), di crescita, di sviluppo a tutto campo. Un ruolo in tal senso potrebbero svolgerlo i santuari. Mete di pellegrinaggio, anche intracittadino, che già trasmette vitalmente l’intuizione del bisogno di un esodo dalla tirannia dell’odierno faraone.

Verso l’edificazione di una nuova società. Incontro e crescita spirituale ma anche umana, centri di irradiazione di cultura alternativa. Si pensi alla decisiva e feconda più vicina partecipazione dei genitori agli studi scolastici dei loro figli. Stimolando un superamento dello svuotamento del falso neutralismo razionalista nella direzione di una cultura maturata alla luce di identità liberamente cercate e di un solo allora autentico scambio. Incentivi forti anche per i genitori a riflettere, a incontrarsi. Potrebbero svilupparsi attività come creazione di riviste di collegamento all’uopo, come momenti di incontro con altre culture e religioni pure nella consapevolezza del comune interesse allo sviluppo delle identità e dell’autentico scambio. Da tutto ciò può originarsi una rinnovata partecipazione. Piste che potrebbero anche far emergere eventuali contraddizioni come il preferire il neutralismo scolastico da parte di qualche gruppo religioso che si allei politicamente con chi vuole eliminare la spiritualità. Mentre tali percorsi potrebbero orientare ulteriormente verso una scuola ristrutturata in questa direzione.

Pensiamo anche agli stimoli che potrebbero venire sulle citate scie dalla formazione di nuovi formatori, anche laici, anche suore, contribuendo anche così a sbloccare tanti aspetti che ora limitano una vissuta sinodalità rischiando di renderla in varia misura formale, intellettualistica, di apparato.

Consideriamo come tutto questo vissuto sviluppo identitario e questo vero incontro favoriscono l’uscita dalle astrazioni del razionalismo verso spiritualità e culture vissute. E anche sempre più personalizzate, a misura, adeguatamente incarnate perché se l’identità orienta al vissuto impegno l’incontro può orientare a prendere il buono, l’autentico divino e l’autentico umano gli uni dagli altri. Nella nostra fede cristiana facilitando l’avvicinamento a Gesù, Dio e uomo anche per noi sempre da scoprire nella profondità e nell’equilibrio della sua via.