Fare o lasciarsi portare?

Gv 15,9-11. Giovedì 22 maggio 2023. V settimana di Pasqua

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
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Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Chiede la folla a Gesù nel capitolo 6 di Giovanni. Che cosa devo fare per avere la vita eterna? Chiede il giovane ricco a Gesù. Si può tendere a causa dell’educazione di secoli a ritenere di dover fare cose anche per Dio e quindi ci si può non sentire degni di lui. Ci sentiamo giudicati e giudichiamo.

Gesù nel capitolo 6 di Giovanni risponde: questa è l’opera di Dio (prima e più che degli uomini dunque, evidenzio io), credere in colui che egli ha mandato. Non si tratta di osservare, come erroneamente viene tradotto, la sua parola ma di custodirla. Ossia di lasciarsi portare da questo seme che cresce gradualmente. Sentendosi amati, senza dover fare chissà che cosa ma semplicemente essendo sé stessi, aperti alla grazia che matura in noi gradualmente se cerchiamo di accoglierla. Piccoli e semplici, pieni di buonsenso nella luce che scende come una colomba e ci porta verso la vita.

Quando riteniamo per l’educazione ricevuta di dover fare siamo centrati su noi stessi invece di accogliere la luce. Tendiamo a insegnare più che ad ascoltare, a credere in colui che Dio manda. Facciamo cose ma il nostro cuore non si scopre amato, non si apre e restiamo con le nostre ferite, paure, coi nostri schemi. Verso Dio e verso gli altri.

Quando, per grazia, intuiamo questo cammino sereno impariamo gradualmente a non lasciarci confondere da tante voci interne ed esterne ma stiamo sempre più raccolti in questa luce serena che scende come una colomba e che in vario modo viene anche attraverso gli altri, attraverso gli eventi, le situazioni.

Maria da parte sua custodiva tutte queste parole-fatti lasciandole condiscendere nel suo cuore (Cfr. Lc 2, 19). La pace, la gioia, la fiducia, che gradualmente vengono in questo abbandono in Dio.