La verità è un abisso (Vangelo di sabato 13 aprile 2024 e commento)

Gv 6,16-21 Sabato 13 aprile 2024 II settimana di Pasqua

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
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Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù si ritira da solo sulla montagna a pregare. Per stare unito al Padre e distaccato dai successi esteriori e perché neanche i discepoli restino attaccati a tali successi ai quali cominciavano a contribuire molto aeiutando la gente a credere a lui. Così li lascia avviarsi da soli perché imparino a stare uniti a lui non esteriormente ma cercando la volontà di Dio. Ecco la fede, la carità, la speranza, nude ossia non attaccate a cose visibili, a successi visibili, a risultati visibili ma appunto alla semplice, profonda, sincera volontà di Dio. È la strada della grazia che viene sempre più profondamente a vivificare e a dare ogni bene. Proprio una strada di graduale maturazione che aiuta a cercare il vero venire di Dio e non strade ingannevolmente buone perché attaccate a beni esteriori. Per questo Gesù prega consacrali nella verità. Si direbbe che è normale che un cristiano persegua il vero ma poi si scopre che è una crescita graduale cercare la verità profonda imparando a distinguerla da tanti beni in realtà solo apparenti, esteriori. Per esempio in questo episodio nella sapienza di Dio la sua volontà non è che seguano Gesù sul monte ma che comincino ad andare all’altra riva senza di lui. Perché questo ha chiaramente indicato loro Gesù stesso.