La conoscenza apparente

Gv 16,5-11 Martedì 16 maggio 2023, VI settimana di Pasqua

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
***

I discepoli hanno vissuto più di due anni insieme a Gesù ma lo scopriranno meglio quando dal cielo egli invierà lo Spirito. Gesù stesso fa comprendere le vie della vera conoscenza. Lo Spirito non lo vediamo ma solo in lui entriamo nella concreta e viva conoscenza di ogni cosa, persino di noi stessi.
Il vero peccato è il rifiuto della grazia. La vera giustizia è che tutto vive in Cristo, nello Spirito, fino a tornare nella pienezza del seno del Padre. Nella comunione dell’Amore. Andando in cielo si compie di felicità in felicità la nostra vita e all’infinito la nostra Pentecoste. Il nostro mandato sulla terra non finisce, ma come per Gesù ed in lui, giunge al pieno compimento. E questo ci insegna già qui a non cercare frutti esteriori ma a vivere raccolti nella volontà di Dio. Il vero discernimento rivela la via di Dio e quella della superbia e della menzogna, proprie del demonio.

Nei vangeli Maria e Gesù rivelano il segreto della loro vita: “L’anima mia magnifica il Signore perché ha guardato alla piccolezza della sua serva”; “Imparate da me che sono docile e piccolino di cuore”. Persino Gesù come uomo era un piccolo che poteva crescere solo nel graduale e delicato scendere su di lui della grazia.

Dunque non parlano di umiltà, Maria non si dà dell’umile da sola, ma di creaturalita’ che può puntare tutto non su sé stessa ma su Dio e riconoscendo, per grazia, ciò è agile e serena perché non deve fare tutto subito ma semplicemente cercare di essere sé stessa con buonsenso nella luce che scende gradualmente, delicatamente, come una colomba.