La confessione

La confessione è un dono meraviglioso di Gesù. Con i tempi e i modi del suo amore personalissimo egli può chiamare vicino a sé una persona per accoglierla con amore attento a tutta la sua umanità, ai suoi bisogni, alle sue sofferenze, alle sue speranze, al suo bisogno di essere ascoltata profondamente, di potersi sfogare, confrontare… Non un computer ma Gesù in carne e ossa, vicino. Talora si sente dire che nella confessione si dicono solo i peccati. Ma questo è vero, è meglio sia così, quando il confessore non è pronto a capire con amore il cammino del penitente. Allora per quest’ultimo aprirsi potrebbe diventare un incubo. Ma invece quando egli si può sentire compreso ed aiutato a comprendersi nello sguardo meraviglioso di Gesù vedrete persone desiderare profondamente poter finalmente parlare, venire ascoltate. In tal caso agisce anche la grazia del sacramento, in entrambi i protagonisti, insieme a Gesù, della riconciliazione. Grazia di discernimento, di scioglimento di nodi, di apertura di strade, di consolazione, conforto, incoraggiamento, aiuto di ogni tipo, anche materiale perché Dio sa quali beni donare dal cielo. Certo ordinariamente questa apertura è meglio avvenga confessandosi col padre spirituale (adeguato) mentre la grazia della confessione può venire attinta al bisogno con una confessione semplice dei peccati.

Gesù accompagna il cammino personale di ciascuno con amore, comprensione. Che inganno indurre qualcuno ad allontanarsi da Gesù perché non degno, non pronto: vennero gli uccelli e beccarono il seme. La prima tentazione del maligno non è nemmeno fare peccare qualcuno ma togliergli Dio che lo salva. Sono venuto per salvare non per condannare, sono venuto per i malati, non per i sani.

Si può essere cristiani senza ancora aver maturato la scelta di questo incontro con Gesù. Gesù accompagna con delicatezza il cammino di ciascuno verso la pienezza, non con regole astratte. E la confessione, domando nella comunione e nell’obbedienza alla Chiesa, nei vangeli non sembra sia celebrata da Gesù come una dogana ma come un possibile aiuto, al momento giusto, all’aprire il cuore. Ai discepoli di Emmaus non ancora confessati Gesù dà il pane spezzato e allora si aprono loro gli occhi. Talora può apparire che Gesù nella vita terrena sia stato pieno d’amore meraviglioso e nell’eucarestia e nella confessione diventi un jukebox di regole meccaniche.

Dio è l’unico che ama di un amore infinitamente sapiente, è dunque anche il solo vero psicologo. Solo sulla via del bene può maturare uno psicologo. Tutte le ferite, fragilità, di una persona possono venire da un amore arrivato con freddezza, rigidità, cupezze, stranezze, ansietà varie. Quando si intuisce, per grazia, che l’amore di Dio non calpesta l’umanità ma la fa respirare a pieni polmoni si è virtualmente liberati. Non sensi di colpa, risposte meccaniche, forzature, inutili lassismi… Inoltre il vero peccato consiste in un rifiuto consapevole della grazia che orienta in una certa situazione verso scelte realmente possibili con equilibrio. Nervosismi, rancori, giudizi, pensieri sessuali, istintivi, non sono peccati perché vengono da soli. Ci si può confessare dicendo che non pare di aver chiuso volontariamente il cuore, non bisogna inventarsi per forza peccati. Ma si può andare ugualmente da Gesù per chiedere aiuto ad entrare nella vita.

Il padre spirituale non indica al discepolo cosa fare ma cerca di accompagnare con amore e discrezione il suo entrare in diretto contatto con Dio stesso. La sintesi è sempre del discepolo perché a lui Dio prima di tutto parla della sua stessa vita, con ogni particolare. Dio fa respirare a pieni polmoni perché non porta a funzionare bene ma aiuta con infinita delicatezza ad aprire il cuore secondo i tempi e i modi adeguati al percorso di quella data persona. Dunque talora non tocca subito quel limite perché non è il momento dell’amore per quello. Gesù guarisce il cuore non fa funzionare.

È proprio in questo cammino nello Spirito che scende delicatamente, a misura, come una colomba, che la persona viene portata in una sempre nuova, semplice, piena di buonsenso nella fede, consapevolezza della propria coscienza spirituale e psicofisica in Dio (che gradualmente la aiuta a leggere anche nella vita degli altri quando è condivisa da vicino). L’umanità stessa allora gradualmente riconosce con semplicità complicazioni, ansie eccessive, rigidità, schematismi, forzature, inutili allascamenti…

Come per ogni dono di Dio importante è gradualmente aprirsi alla fede nella grazia della confessione che va oltre il bene magari anche grande immediatamente percepito. La fede mi fa sempre più intuire che in quel sacramento ho ricevuto infinitamente di più, per me e per il mondo intero.
Nel rapporto con Dio gradualmente la prima cosa a cui possiamo pensare è al suo amore meraviglioso, vivificante, pacificante, senza condizioni. Un dono che sovrasta ogni altra cosa. Per andare all’inferno dobbiamo rifiutare la misericordia di Dio anche totalmente regalata. Dopo aver vissuto una vita che ci ha fatto in vario modo ben comprendere che in paradiso stiamo bene e all’inferno malissimo. E dunque il purgatorio non è una sanzione divina ma la delicatezza di Dio nell’aiutarci ad aprire il cuore. Perché il paradiso è una vita piena non un luogo turistico.

Poi proprio nella libertà e nella fiducia di questo amore senza condizioni, per grazia, ci possiamo gradualmente aprire alla vissuta sequela di Gesù. Qui sulla terra possiamo ancora rifiutare la grazia dunque Gesù talora può donarla gradualmente perché la scegliamo con profonda determinazione. Anche se comunque ci dà cento volte tanto. Insomma senza la grazia di Dio non possiamo fare nulla ma all’interno della grazia ricevuta abbiamo margini di scelta. Fate attenzione, ascoltate con attenzione, sforzatevi di entrare per la porta stretta. Non si tratta di minacce di sanzioni, ma di stimoli al momento opportuno a non perdersi nemmeno un briciolo della vita meravigliosa e piena di ogni bene per noi e per gli altri che Dio ci vuole donare. Poi Dio in mille modi sostiene persino chi vive col cuore chiuso… Quanto più crediamo che il suo amore è meraviglioso, che ha fatto bene, in modo sereno e sano, ogni cosa tanto più stiamo entrando nella fede. Dunque delicatezza, dolcezza ma non mosceria ed insano sbraco. In questo equilibrio che Dio può sempre più donare il punto centrale è rimettere tutto in Dio. Stare attenti a crescere e se si commettono peccati ordinariamente dispiacersi un attimo, chiedere perdono a Dio e rituffarsi completamente nel suo amore che trasforma tutto in vita. Può almeno in molti casi essere un inganno concentrarsi a lungo sul proprio peccato e dunque su sé stessi invece che perdersi in Dio. Allo stesso modo in certi passaggi di crescita magari a causa di stimoli, pressioni, esterne, pregare, chiedersi un attimo se si può cambiare visuale e poi abbandonarsi in Dio. È grande dono mettersi un secondo in discussione macerarsi è nevrosi e voler crescere con le proprie inesistenti forze. Se la cosa è importante darsi una risposta serena e magari, se si è giunti al punto del cammino in cui ci si confronta con un padre spirituale, quando si può parlare con lui.

Si tratta di un cammino del cuore non di fare cose. Talora il cuore vuole sinceramente pregare ma il corpo deve assolutamente riposare. Per Dio stiamo pregando anche riposandoci. In seguito in un graduale cammino cercheremo di custodire tempi adatti per pregare. Talora, poi, Dio può proporre una piccola apertura del cuore e lì è tutto il suo infinito, sapiente, amore più che in chissà che cosa. Non disprezzare la minima grazia donata da Dio, un dono sempre immenso per noi e per tutti.

È Dio che accompagna ogni persona con i giusti tempi e modi, che trasforma tutto in vita per noi e per gli altri quando ci rimettiamo a lui. Non è come dicevo un percorso di perfezionismo terreno, di funzionalismo, ma dell’amore di Dio che ci porta.
Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Questa è l’opera di Dio (prima e infinitamente più che della persona umana): credere in colui che egli ha mandato.