Distinzione tra umiltà e piccolezza (Vangelo di mercoledì 4 ottobre 2023 e commento)

Mt 11,25-30 Mercoledì 4 ottobre 2023, San Francesco, Patrono d’Italia

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
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Essere umili significa non lasciarsi dominare dall’orgoglio, essere piccoli vuol dire semplicemente vedere la realtà, che siamo creature bisognose di Dio, con doni belli già ricevuti ed un infinito, meraviglioso, cammino da poter percorrere verso una vita sempre più bella, che solo Dio sa come farci percorrere. Il testo originale, in greco, parla di nepioi, infanti, che non sanno ancora parlare, completamente dipendenti dai genitori. L’umiltà è una scelta, la piccolezza una condizione. Maria non dice che Dio ha guardato all’umiltà della sua serva, dandosi da sola dell’umile ma che Dio ha guardato alla sua piccolina: ha fatto tutto Dio. E Gesù stesso ha imparato il proprio più profondo segreto non dai dottori della legge ma dalla mamma: imparate da me che sono docile e piccolino. Immaginiamo un ragazzo di trenta anni che è Dio: come fa a crescere serenamente senza venire schiacciato da ciò? Cresceva con semplicità portato dallo Spirito che scendeva su di lui delicatamente, a misura, come una colomba.