Contro lo Spirito non sarà perdonato? (Vangelo di sabato 21 ottobre 2023 e commento)

Lc 12,8-12 Sabato 21 ottobre 2023, XXVIII settimana del Tempo ordinario, anno dispari

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
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Dio sa bene che l’uomo può commettere peccati per ignoranza, perché senza lo Spirito non si può fare nulla. Quando viene la grazia l’uomo può riscontrare difficoltà ad accoglierla a causa di timori, ferite, schemi, che si porta dalla propria storia. Ma quando la chiusura alla grazia diventa in vario modo consapevole e voluta Dio può solo aspettare che le esperienze della vita, qualcosa, smuova la persona da quel rifiuto. Questo significa “non sarà perdonato”: Dio perdona tutto ma può essere l’uomo che si chiude alla grazia e non si lascia portare in una vita sempre più bella. Talora una persona può chiedere perché Dio non la ascolta. I casi possono essere tanti: magari Dio permette anche nella vita di un santo un momento di oscurità; si possono però dare situazioni in cui la persona fa capricci che avrebbe la grazia per evitare e così rende più difficile a Dio esaudire le sue richieste. Gesù qui porta al nucleo della sua sequela: non si tratta di “fare cose” ma di cercare la vita nello Spirito, la vera e santa volontà di Dio. Un prete, per comprendere cosa dice qui Gesù, può e deve cercare di preparare l’omelia nella preghiera, nella meditazione, nello studio ma poi non deve ripeterla meccanicamente durante la messa. Lo Spirito in quel momento può suggerire altro, il prete può imparare a stare sempre in ascolto dello Spirito e a non andare col pilota automatico. Così l’uomo impara a non ridurre la fede a ideologia: non si tratta meccanicamente di non bestemmiare il Figlio, cosa che umanamente può scappare per involontario nervosismo ma di non chiudere volontariamente e consapevolmente il cuore alla grazia ricevuta. Così la persona legge e medita in modo sempre nuovo le scritture, trovandovi sempre più profondamente e al di là di schemi precostituiti il discernere divino e umano di Gesù nelle varie situazioni. E allo stesso modo entra in contatto sempre nuovo con gli altr. Nello Spirito, dal vivo. Per questo Gesù non ha scritto, perché lui parla alle persone concrete nelle situazioni concrete. Non ripete meccanicamente dottrine, non riduce la fede a ideologia.