Antidoti al drammatico incombere della dittatura

Stiamo entrando in un periodo per molti aspetti drammatico nel quale un sistema di pochi veri potenti e molti più o meno prestigiosi fantocci di apparato possono dominare il mondo prima di tutto tranne la manipolazione e lo svuotamento delle persone. Si è scatenata una strana pandemia, con paesi curiosamente quasi immuni, che gioca singolarmente a favore della finanza e dei dominatori di internet. Quelli insomma che paiono avere in mano le sorti di larga parte del mondo. 

 

Bisogna cercare ogni valida strada per impedire che tanta gente venga ridotta a meri individui consumatori persi in una massa anonima. Si potrebbe da parte di potenti forzare la digitalizzazione distruggendo tante piccole imprese, schiacciando le libere professioni, annullando le famiglie, i luoghi di incontro come le parrocchie. 

 

Il potere diventa sempre più protervamente decisore di cosa si può legalmente sostenere o meno, oltre all’ostacolare gravemente la sopravvivenza nei decisivi campi della formazione e dell’informazione a chi la pensa diversamente. Un apparato che ha portato a tale sfacelo rivendica senza possibili repliche competenze che il popolo (del quale tra l’altro sono parte persone preparatissime, molto più di tanti suddetti pupazzi) non avrebbe non potendo dunque permettersi di obiettare alla falsamente oggettiva scienza del primo.

 

Tra le forse possibili vie di liberazione si può prendere in considerazione quella di sfruttare la digitalizzazione per sviluppare tramite le famiglie la scuola delle identità e dello scambio tra di esse. Una scuola nella quale gli alunni possano scegliere di venire formati alla luce della identità liberamente da essi cercata e nella condivisione con le altre. Passando dunque dalle astrazioni falsamente neutrali del razionalismo alla maturazione in una ricerca vissuta e partecipata. Base di un’autentica democrazia.

 

Le famiglie potrebbero venire sempre più coinvolte in tale educazione divenendo anche elementi consistenti di una pure decisiva rete informativa dal basso. Anche con il contributo di tante realtà alternative, fonti di una cultura diversa, come per esempio il Popolo della Famiglia. È necessario riflettere, dialogare, muoversi, con decisione perché la dittatura incombe.

 

È di questi giorni la notizia che, per esempio, la Conferenza Episcopale Spagnola, ha sottolineato in sostanza che la solidarietà è valida se nasce da una vissuta ricerca identitaria e dallo scambio con le altre identità e non si configura dunque come un pensiero unico omologante e spegnente.

 

Se vogliamo cercare di fare rinascere una società che pare sempre più vicina al crollo dobbiamo dunque uscire dal razionalismo. La strutturazione intellettualista che ha ingannato non poche persone anche tra le gerarchie ecclesiastiche rende meno decisivo l’insegnamento alla luce della fede cristiana nella scuola. Nelle scuole cattoliche si può trasmettere in fondo la stessa svuotante cultura di quelle statali. 

 

È la ricerca vissuta nella propria fede che fa maturare la persona e rinnova continuamente il suo sguardo su ogni cosa. Allora si fondano le basi anche per una più intensa vita sociale. Su questa scia la scuola per via telematica da casa, l’usufruire di aule parrocchiali, tante vie emergenziali possono in mezzo a tante difficoltà e gravi limitazioni manifestare anche qualche valenza positiva. Le famiglie, la parentela, i fedeli cristiani, possono cercare mille modi per aiutare i giovani a scoprire che si cresce bene, si discerne meglio, solo  vivendo una ricerca personale che gradualmente illumini ogni aspetto della propria esistenza.

 

Può diventare decisivo aiutare le famiglie, le persone, a scoprire queste piste formative. Anche aiutandole a maturare i criteri di un adeguato accompagnamento dei giovani, dunque non moralista, schematico, ma sempre più capace di comprendere gli autentici passaggi della crescita di ciascuno specifico studente. O perlomeno più moderato nel comunicare con loro.