Confessone ideologica o incontro con Gesu’ vivo?

Il razionalismo con le sue astrazioni orienta ad una spiritualità variamente disincarnata. Una guida può dialogare col fedele di intenzioni astratte senza cercare di aiutarlo a comprendere come lo Spirito può entrare nelle scelte concrete della sua vita. Anzi ritenendo “psicologia” questi aspetti dell’esistenza umana.

 

Guardiamo alla confessione: si può ridurre ad un elenco di peccati che magari un discernimento attento alla vita reale del penitente avrebbe orientato a non valutare come peccati. Per esempio una persona si accusa di non aver pregato ma in realtà in quella situazione era molto stanca e non aveva potuto. Dio in un cammino insegna a cercare di conservare le forze per la preghiera. Ma insomma si poteva dialogare su un discernimento del cuore senza fermarsi ad un mero fare che finisce per distogliere da una crescita autentica. Il dialogo è comunque una scelta libera perché il nucleo di tale sacramento è la confessione dei peccati. Circa il discernimento concreto se ne può parlare, se se ne vuole parlare, in altri momenti e situazioni.

 

Nella riconciliazione vi è un grande aiuto a vedere come lo Spirito può entrare nelle situazioni specifiche. Liberando da paure, ferite, schemi, aprendo strade nuove. Tale sacramento può scoprirsi come un incontro non con il computer Gesù. Ma con un Gesù vivo che ama, comprende, ascolta, conforta, illumina, sostiene. 

 

Questa minore attenzione all’autentico incarnarsi dello Spirito può incidere su tanti aspetti della sequela. Pensiamo alla intensa preghiera degli Atti di fede, di speranza, di carità. Sono orazioni che aiutano a percepire come la preghiera sincera spinga al concreto vivere quello che chiede e professa.

 

Possiamo però osservare che non di rado ci si è fermati al più a tali contenuti. Ma la tendenza, per grazia, ad incarnare rende creativa anche la preghiera. Pensiamo ad un Atto di ascolto o, per esempio, ad un Atto di sblocco. La preghiera che tocca ogni aspetto della vissuta vita umana.