Una dittatura impalpabile

Una dittatura impalpabile

Viviamo in una società dove pochi signori del denaro sembrano alfine gestire un sistema che teleguida le coscienze, la vita, della gente. Scientismo, logiche di apparato, svuotano le storie personali, comunitarie, rendendo l’uomo individuo isolato da sé stesso e dagli altri, un semplice consumatore. La libera consapevolezza, la partecipazione, vengono sistematicamente spente. Indirizzati al bianco o nero. Ognuno è solo, sottilmente in balia di un potere invisibile eppure efficacissimo.

Nell’epoca delle comunicazioni multimediali che entrano in ogni virgola della vita di ciascuno il potere della formazione e dell’informazione è estremo. Perché deve essere nelle mani di pochi? Ne è solo un esempio la crisi finanziaria del 2008 dove alcuni ricchi hanno succhiato all’osso i risparmi di tanti scaricando poi su di essi, sul popolo, i danni delle loro operazioni fin dagli esordi evidentemente fallimentari. La gente cosa poteva sapere di queste manovre se l’informazione è gestita proprio da chi le realizza? Se la partecipazione di chi avrebbe voluto avvertire è cassata o di molto attenuata? Se in tale situazione le reti tra le persone vengono dunque impedite all’origine? Se viene fatto passare per inoppugnabile, scientifico, il tecnicismo, anche pro finanza, che impera?

L’apparato disprezza coloro che non seguono il suo fasullo politically correct, il pensiero unico che spegne ogni vivo cammino, ogni stimolante interscambio. La gente viene estraniata e si sente sempre più estranea a questo sistema. Anche valori positivi come l’accoglienza, l’incontro, vengono degradati in senso omologante. Non si dà spazio pure allo sviluppo delle identità. Si è espropriati, fin dalla scuola, di una libera ricerca, così anche del vero confronto e il malessere nasce da questa condizione, dove anche il bene proposto è sottilmente manipolativo. E dove gli eventuali aspetti di immaturità vengono attribuiti alla responsabilità delle persone e non prima di tutto alla deprivazione di ogni umanità ad opera del potere. Interessante poi valutare se le parole sull’incontro convivono tranquillamente con l’uniformita’ e la maggior possibile assenza di altre voci, toccando solo e magari solo idealmente realtà esterne, al momento marginali, da usare per i propri scopi. Ogni riferimento alla gradualità dei tempi e dei modi diventa meno credibile quando è azzerato il dialogo persino su di essi.

È necessario diffondere la consapevolezza di questa dittatura soft che cerca di decidere cosa devi sapere, pensare e sta conducendo la società verso lo svuotamento, lo sfacelo, a tutto campo, umano, comunitario, economico, demografico, ambientale… Una tirannide che punta molto sull’apparente, nuova, impalpabilità di questi punti decisivi. Educazione, informazione, non sono così direttamente lo sfruttamento di un lavoro precarizzato ma ciò che oggi determina ogni cosa senza che molti se ne avvedano. Come può darsi un’autentica democrazia se la tua formazione, le notizie, sono scelte da altri senza alcuna possibilità di partecipazione ( http://gpcentofanti.altervista.org/la-presa-di-coscienza-del-nuovo-quarto-stato/ )? Impressionante l’uniformismo che impera, significativamente talora anche nella Chiesa. Temiamo questo coro dove su uno stesso giornale non trovano spazio voci diverse. Dove si può giungere nella distrazione dei più all’oscuramento di siti che non siano criminali, della comunicazione per opinabili motivi, alla arrogante negazione dell’obiezione di coscienza, esaltata invece quando fa comodo al sistema, alle minacce, ai ricatti, alle persecuzioni, tenendo sotto scacco magari anche importanti leaders.

Diffondiamo la rivendicazione di queste autentiche leve della vita personale e anche del potere all’unico che ne ha diritto, al popolo nelle sue varie componenti. Altrimenti possibili leaders antisistema formeranno solo nuovi apparati alfine del sistema, del potere e del denaro. Stimoliamo nella Chiesa una vissuta non solo sbandierata e in realtà teleguidata sinodalità. O come già sperimentiamo in ogni campo saremo sempre più in balia di una tecnica che ci manipola, ci soggioga, ci svuota, ci isola, senza che si sia più in grado di fermarsi, di cambiare direzione, nemmeno quando si è prossimi all’autodistruzione. In questo già pare fugace momento talora gli unici spazi di una certa libertà sono procurati dagli interessi in parte contrastanti col sistema di alcune grandi aziende, per esempio nel campo delle comunicazioni.

Quando le persone potranno più adeguatamente coltivare fin dalla scuola la ricerca vissuta nella propria fede, filosofia e nello scambio con le altre sperimenteranno i molti benefici personali e sociali di tale formazione. Ogni aspetto dell’esistenza sarà vivificato da tale percorso. La cui libertà il potere troverà più difficile ostacolare. Si animeranno reti di dialogo, di impegno. Fiorirà una pluriforme, stimolante, informazione. Mentre oggi nel disinteresse diffuso causato dal pensiero unico diversi tra i pochissimi periodici rischiano di sparire senza il consenso dei potenti.