Un ritiro verso il rinnovo delle promesse battesimali

Gv 7,37-39

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».

Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Incredibile vedere che proprio questa Parola della messa vespertina nella vigilia era sostanzialmente ciò che ha ispirato il nostro cammino di tornare insieme, con Gesù, nel vangelo, alla grazia dei sacramenti. Alla nuova creazione del battesimo. Tutte le sofferenze, le aridità, le ansie, i bisogni, le gioie, le speranze, sono, al fondo, in cerca del balsamo che lenisce le ferite, dell’olio di consolazione e di serenità, del vino che dà vita gioiosa, dell’acqua che rende il cuore tasparente perché si sente amato e compreso, quando veramente del caso perdonato, da Dio, del pane che dà ogni bene spirituale, umano e materiale. Signore aiutaci ad intuire sempre più che in realtà abbiamo sete di Te, dei tuoi doni. È un cammino graduale sul quale tu ci porti. Le altre seti sono peccati? Spesso no, sono gli umani bisogni che non trovano gli sbocchi adeguati e per questo ci rendono la vita più difficile. Lo Spirito santo è misterioso, tocca gradualmente il cuore come non potremmo nemmeno immaginare, fiumi di acqua viva, e ci aiuta a cercare, trovare, riconoscere, accogliere, far crescere, ogni dono di Dio, spirituale, umano e materiale. Perché in Dio ogni cosa è grazia, mai è, per esempio, un pane solo materiale. Un piatto di pastasciutta pieno di grazia è tutta un’altra cosa. Quando intuiamo sempre più che abbiamo sete di te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te, come dice sant’Agostino, impariamo gradualmente ad appoggiarci a te, nella Parola, nei sacramenti, nella preghiera, nella comunità di crescita, nel padre spirituale, nella ricerca di vivere gradualmente nella fede, in te, con te, ogni cosa. Che dono, per esempio, sentirsi chiamati ad un cammino personale e comunitario di fede. Talora si fanno corsi di un anno o più ma se essi non aprono tendenzialmente ad un cammino di fede personale e comunitario certo sono cosa buona ma anche rischiano di trasmettere un’etica religiosa invece della fiducia, dell’abbandono, personale e comunitario, in Dio, del lasciarsi portare da lui, come il popolo dell’esodo dall’Egitto, come i discepoli di Gesù, che hanno visto la loro vita venire aperta così a doni meravigliosi.

E tu ci aiuti a cercare le vie che discerni per noi, a non lasciarci ingannare da ciò che ci induce in mille modi a chiudere il cuore, ad allontanarci dalle fonti, dai riferimenti, della crescita. Ci aiuti ad ascoltare la brezza leggera dello Spirito, imparando a distinguerla da mille voci interne ed esterne fasulle: ansie, ferite, schemi, storture… A lasciarci portare nell’abbandono in te trovando nel tempo, nella vita concreta, le tue risposte invece di darcele da soli a tavolino e poi entrando in ansia perché la vita reale esce dai nostri programmi… Ci aiuti gradualmente ad uscire dai gusci nei quali ci siamo rinchiusi per difendere il nostro cuore dalla sofferenza di non essere amato, ad uscire dalle fasulle dipendenze degli appoggi sbagliati… Ci aiuti a lasciarci continuamente riplasmare da te aprendo il nostro cuore come non potevamo nemmeno immaginare. Respirando a pieni polmoni, schiudendoci gradualmente sempre più alla fiducia, alla speranza, alla vita. È un cammino sereno, a misura, ma si possono dare talora passaggi impegnativi, il sano trasalimento, la sana incertezza, fatica, di entrare in un orizzonte nuovo, che ci fa uscire da abitudini, false sicurezze, di una vita. Ma è un cammino nella grazia, un graduale lasciarsi aprire con delicatezza il cuore,  non un cammino efficientista. Non si tratta di superare subito ogni limite ma di lasciarci portare in quella vita nella quale l’amore sapiente di Dio ci vuole condurre. Nessuno insomma può dirci che abbiamo un difetto che Dio ci vuole far superare. Solo Dio e gradualmente noi stessi conosciamo le vie, le tappe, che ha per noi. Anche il padre spirituale può accompagnare con amore, attenzione, questo percorso (nessuno è mai salito sul santo monte da solo) ma non si può sostituire a noi imponendoci qualche scelta. Ancora oggi ci sono padri spirituali che danno le obbedienze ma io credo che questo non aiuti la persona ad entrare in un discernimento proprio, libero e sereno in Dio. Non è dunque un percorso di meccanico perfezionismo ma certo andiamo verso una risurrezione totale, persino, alla fine dei tempi, della nostra carne. Dunque o qui sulla terra o lassù in cielo tutte le chiusure, resistenze, ferite, paralisi, del cuore saranno sanate, riaperte alla vita piena. Il Signore sa come, quando, aprirci il cuore ma le zone chiuse possono rivelarsi pietre di inciampo capaci talora di mettere in difficoltà un cammino per certi aspetti molto bello. Perché quando la vita ci mette in situazioni nelle quali veniamo toccati magari più esplicitamente su quei punti difenderci ci può apparire un fatto persino di vita o di morte. Le nostre buone intenzioni vengono messe alla prova. In un graduale cammino impariamo a chiedere a Dio, anche al padre spirituale, di aiutarci a vedere in cosa potremmo crescere. Anche nella serenità che il discernimento finale lo facciamo noi stessi con Dio. E che il percorso è graduale, ben al di là di schemi e regolette, a misura. Solo così, compreso e amato, si apre gradualmente il nostro cuore e cresce nella fiducia nella grazia di Dio, nel suo amore, che viene a dargli sempre più vita e ogni bene. Tutto ciò nella fiducia crescente che Dio guarda con infinito amore al cammino di ogni persona, comprende la preponderante parte di debolezza e non di vera chiusura anche di molte possibili pur per qualche aspetto talora consapevoli resistenze, sa che alla fine vogliamo comunque venire salvati da lui, stare comunque tra le sue braccia. Lo sguardo di Dio è sorprendente e meraviglioso, rasserenante, ci fa guardare ogni cosa con serena fiducia in lui e anche in noi stessi.

Ed eccoci qui a prepararci ad attingere alla grazia della nuova creazione. Ordinariamente ogni passo nella grazia è un passo verso la serenità, la semplicità, anche il buonsenso nella fede, verso la gioia e ogni dono. Come dicevo ci può essere qualche fase più, sanamente mi raccomando, faticosa di superamento di strutturazioni antiche. Tutto questo indica il battesimo: entrare con la mia storia ed immegermi virtualmente fino in fondo nelle acque della nuova creazione. In principio lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, narra la Genesi. Di lì è nata la vita e Gesù ha benedetto le acque del battesimo con la grazia di una nuova creazione. Col battesimo tutti i peccati fino ad allora commessi sono cancellati. Le chiusure del cuore virtualmente riaperte. Se uno si battezza da adulto può non confessare i peccati fino ad allora compiuti perché essi sono estinti nel battesimo che lo ha reso nuova creatura. Una nuova nascita. Anche se in genere tali persone spinte dalla grazia desiderano e possono comunque confessarsi. Le confessioni successive al battesimo sono poi un riattingere alla grazia della nuova creazione. Nel battesimo vi è il seme di tutta la mia vita in Gesù, ogni dono spirituale, umano, materiale. Tutti gli aiuti a crescere, a perseverare, nella nuova creazione e a non farmi ingannare, scoraggiare, confondere, a non chiudere il cuore. Nei primi battesimi che ho celebrato non riuscivo a non singhiozzare dalla gioia di dare in germe a quei piccoli ogni bene, ogni aiuto, ogni cosa bella, che avrebbero ricevuto nella loro vita. E attraverso di loro tanta grazia per i loro cari e per il mondo.

In questa mezz’ora di preghiera, in un momento così decisivo,

1) posso mettermi in profondo rapporto con Dio, col suo amore viscerale, senza limiti, per me figlio suo, le parole che forse vuole dirmi, i doni che, con discrezione, vuole farmi.

E posso dire anche io a Dio con semplicità, senza sensi di colpa per il mio umano bisogno di crescere, che gli voglio bene. Tutto ciò è di gran lunga la cosa più importante: il suo amore infinito e il mio godermi con semplicità questo amore. Piccola creatura che punta tutto su di lui, che confida in lui, ben al di là del mio corrispondergli o meno.

E posso chiedergli:

2) di starmi vicino, di aiutarmi, nella mia vita.

3) di mostrarmi le vie, in cosa posso crescere in questo periodo per assecondare la sua opera. Pensiamo ai vari modi e tempi per incontrare Dio e affidarmi a lui, vivere in lui, invece di distrarmi troppo a lungo in cose vane. La preghiera apre orizzonti impensati, spirituali, umani e materiali, mi rende creativo; pensiamo alla comprensione sempre più immedesimata degli altri, al perdono, al superamento di chiusure e risentimenti, alla serena attenzione, disponibilità, generosità, verso i fratelli… Chiediamo il dono fondamentale di una serena sincerità: da un lato non accusarmi di cose in vario modo non realmente alla mia portata, dall’altro il riconoscere per esempio con sereno equilibrio l’emotività, l’ansiosità, lo schematismo, l’orgoglio e via dicendo di certe scelte, di certe chiusure, magari ammantate anche ai miei occhi di nobili ideali. Invece di ascoltare la voce serena di Dio, la brezza leggera dello Spirito.

4) quali eventuali resistenze e ripiegamenti può essere venuto il tempo di cominciare a pensare di superare.

5) quali inganni mi possono distogliere dal cammino, dalle fonti e dai riferimenti della crescita. Pensiamo ad una coppia che si aiuta a chiudersi. E invece ad un partner che si apre allo Spirito e non si lascia condizionare da affettività fasulle e via dicendo. In questo caso anche la coppia può diventare viva. Nell’altro caso può divenire in varia misura una coppia svuotata, costretta in dinamiche formali, simbiotiche, distortamente dipendenti o parallele, ossia che vivono accanto senza mai toccarsi. Che inganno impadronirsi dell’amore e dimenticare la sua fonte.

6) quali doni spirituali, umani e materiali vorrei chiedere. Lui può ispirarmi a chiedere con semplicità, in un cammino graduale e sereno, anche di farmi cadere dal cielo 3 miliardi di euro. Poco poco non mi facessero male arriveranno perché l’ho chiesto. Talora ci si può sentire in colpa a chiedere qualcosa: non poniamo limiti all’amore di Dio né alla libertà nella quale ci conduce. Anche nella fiducia che lui non ci induce in tentazione: non ci dà cose che ci fanno male ma coglie l’aspetto profondo buono delle nostre richieste e risponde aprendoci ad un vissuto cammino dove troveremo le sue risposte, mille volte più belle di quello che eravamo capaci di desiderare. L’importante dunque è gradualmente, confidando nel suo amore sereno ed equilibrato, imparare a chiedere con semplicità nel suo Nome, ossia cercando di seguirlo per le vie che mi indica. Chiedete e vi sarà dato di cercare le vie profonde e di trovarle, e poi di bussare e farvi aprire. Da lì, dal suo Nome, viene ogni bene.

7) e posso lodarlo e ringraziarlo, riconoscendo con attenzione, non dandoli per scontati, tutto l’amore e i doni che mi ha già elargito. Anche se non sono ancora tutto sono non poco e sono anche semi che mi fanno bene e che crescono e si moltiplicano perché doni suoi. Imparo a comprendere che le cose umane sono doni di Dio che possono procurarmi anche grande gioia ma che solo Dio, in un cammino, può darmi la gioia crescente fino, qui sulla terra o lassù in cielo, alla felicità piena. Finché cerco la felicità per strade sbagliate sarò sempre a rischio scontentezza, squilibrio…