Un ritiro sulla cresima

Ritiro sull’attingere sempre più profondamente al dono della cresima

 

Il dono della fede ci può riempire di gioia: Dio ci ama, ci comprende, ci perdona tutto, ci aiuta con delicatezza e discrezione ad aprirci alla vita in modo personalissimo, sereno e graduale, pieno di buonsenso nello Spirito. Dio ha pensato ogni cosa per sostenerci nel cammino, per portarci verso tanta vita bella spirituale e umana e in un percorso verso la pienezza della felicità, verso la vita e la salvezza del paradiso (lì per fede credo che sarò felicissimo, come non posso nemmeno immaginare. Perché lo Spirito è molto misterioso, può toccarci il cuore e riempirlo di felicità come le più belle cose che pensiamo non potrebbero).

Dunque la vita cristiana non è un altro carico di pesi e doveri ma il dono di venire aiutati a vivere una vita serena, positiva, verso la gioia, la pace e ogni bene e prima di tutto nell’amore di un Padre che pensa a tutto per me. La mia prima vocazione è che sono figlio di Dio, un dono meraviglioso, incommensurabile. La mia vocazione è che Dio mi ama, mi salva e a suo tempo mi porterà in cielo anche solo per misericordia regalata se la voglio. E ha fatto tutto solo per me perché io sia sereno e felice, con ogni bene. Ma questo dono che Dio mi infonde è meravigliosamente anche la vita per gli altri in uno scambio reciproco.

 

E la vocazione non è fare questo o quello, per esempio coniugato o sacerdote, secondo schemi prefabbricati ma la mia personalissima vita: lì vado verso la pienezza e sono un dono. Lì, non in astratti schemi, tutto ha un senso bello e vitale.

 

Dunque nella libertà e nella gioia di essere amato da Dio posso, quando lui si manifesta più chiaramente, lasciarmi aiutare ad aprire gradualmente il cuore dallo e allo Spirito di Gesù.

Ogni piccolo passo è un dono immenso. Dio sa come sostenermi lungo il percorso ma il camminare verso la luce mi porta in una vita sempre più piena, liberata, pacificata, nella semplicità e nel buonsenso dello Spirito di Gesù, con ogni bene. 

 

Nel nostro cammino comunitario abbiamo trattato delle fonti della grazia (Parola, sacramenti, benedizioni e sacramentali vari come acquasantiera, preghiera, Chiesa, comunità di crescita, padre spirituale, ricerca della volontà di Dio, dei criteri della fede) dove ci appoggiamo a Gesù che ci conduce. Abbiamo trattato del cammino della crescita e, tra l’altro, di tanti possibili ripiegamenti, scoraggiamenti, chiusure, resistenze, sfiducie, distrazioni, timori, da cui Gesù viene gradualmente a liberarci.

 

Qui segnalo brevemente alcuni ostacoli e pesi da cui Dio può venire a liberarmi al tempo opportuno.

 

Distrazioni di vario genere (badate a voi stessi, vegliate e state pronti). Non restare addormentati dice Gesù, soggetti ad inganni, interiori e dall’esterno, e disattenti a pericoli. Prendere distrattamente, quasi inconsapevolmente, percorsi paralleli, che se vi ponessi attenzione riconoscerei non di Dio. Per esempio curiosità, attrazioni, cose “buone” non volute da Dio… 

 

Ripiegamenti atavici.

 

Schemi.

 

Reazioni istintive che lo Spirito mi può aiutare a vivere con una nuova apertura del cuore.

 

Chiusure.

 

Dare ma non ricevere.

 

Aiutare ma non farsi aiutare.

 

Pensieri negativi, complicazioni inutili, copioni ripetitivi. Lasciarmi impressionare da sensi di colpa, risposte meccaniche, senza buonsenso, rabbie, giudizi, sentimenti vari, emotività varie. Sono cose umane, che vengono anche ai santi. Tutte queste cose bisogna lasciarle scorrere, sono naturali, non sono peccati. 

Inoltre Dio e nemmeno io sono nei sensi di colpa, nelle forzature, nei discernimenti meccanici, non vissuti di volta in volta in modo diverso e nuovo attinente a quella specifica situazione (come: sei cristiano devi dire a tuo figlio di 20 anni di andare a messa. Non è sempre il discernimento adeguato). Io non sono la mia sola emotività: mi posso svegliare sentendomi disturbato, di cattivo umore e dirmi ma no ci sono tante cose belle nella mia vita, quei problemi li posso vedere più serenamente e Dio sta venendo gradualmente con tutti i suoi doni. Lo Spirito non mi può far dire che sono felice se ancora non mi ha portato alla felicità piena ma può aiutarmi a guidare in parte il mio umore.

 

Ansie fasulle, esagerate. Paura di avere paura. 

 

Discontinuità.

 

Praticoneria (e invece fede, costruire in Dio, nei suoi criteri). 

 

Individualismo. Mi muovo, faccio anche cose “buone”, ma egocentrate. Nella famiglia, nella comunità, nella Chiesa, sul lavoro, non maturo scelte insieme a tutti. Finendo per creare una babele. La vocazione può sempre più chiaramente ricevere il dono di essere personale, familiare, comunitaria, ecclesiale, in vario modo sociale. Cioè il dono di vivere nella fede insieme agli altri. Pensiamo a quelle famiglie dove il padre decide tutto da solo senza dialogare con gli altri. Talora è meglio fare una cosa meno perfetta ma insieme agli altri. Meglio prima di tutto costruire nella fede, per esempio con tutta la comunità. La fede in Gesù ci aiuta a muoverci insieme nella comunità. Quando la comunità cerca di vivere nella fede è l’abbandono in Gesù stesso che orienta a comprendersi, accogliersi. Quando si fa nella comunità il “bene” di testa propria si rischia di creare la babele delle teste, delle lingue. Quello è stato il problema della torre di babele: fare anche cose “buone” ma ciascuno di testa propria, non con i criteri della fede. 

 

Per questo Giovanni è chiamato il discepolo amato. Gesù amava tutti allo stesso modo, certo non faceva preferenze. Ma Giovanni si fidava, accoglieva questo amore, si lasciava amare. Pietro aveva da ridire. Questo ci conforta: anche per san Pietro e stato un cammino lasciarsi amare con fiducia da Cristo.

 

Non mi va di sperare. Vera speranza mette in movimento ma ciò è prima di tutto un dono.

 

Ascoltare voci e rumori fasulli interni ed esterni o invece riconoscere e assecondare la grazia semplice, serena e piena di buonsenso nella fede che Dio via via ci dona. La brezza leggera di Dio che gradualmente ci aiuta a non lasciarci ingannare da ansie; dal restare nei nostri schemi, nelle risposte automatiche, ideologiche, trasmesse da certa educazione; ci aiuta ad uscire dal vecchio noi stessi verso una vita nuova, ascoltando, scoprendo, le nuove chiamate di Dio.

 

Avere il mio progetto e non cedere a Dio, che solo sa farmi felice, le redini della mia vita. È un cammino entrare in questa fiducia ma posso incaponirmi a non provarci nemmeno a cominciare a fidarmi un pochino di lui. Posso non chiedere il suo aiuto anche in questo. Posso non riflettere, approfondire, l’intuizione della vita piena verso cui Dio mi porta. Ciò mi orienta a vivere, ad andare, dove voglio io e non, in un cammino graduale, a lasciarmi condurre come e dove vuole lui, prima di tutto ad appoggiarmi come, quando, dove, lui vuole alle fonti della sua grazia.

 

Beni, attaccamenti, anche “buoni”, che metto sopra la vera volontà di Dio. 

 

Nostra specifica strada, vita, o lasciarmi ingabbiare in modelli astratti che mi confondono, scoraggiano.

 

Puntare su forze umane (o invece potenza della preghiera personale e comunitaria e delle vie di Dio). Tane, sicurezze fasulle. Gesù ci ha dato Maria per mamma. Già questo ci orienta a porre attenzione alla preghiera comunitaria, quando e come possibile. Nella coppia, nella famiglia, nella comunità, tra amici e parenti, ovunque. La preghiera comunitaria è potente.   

 

Oggi attingendo alla grazia della nostra vocazione, al gran dono dello Spirito proprio a misura nostra ricevuto nella cresima, possiamo chiedere a Maria e a Gesù di portarci per mano, di mostrarci in cosa ci vogliono aiutare ad aprire il cuore per entrare sempre più nella vita. O forse oggi Dio ci vuol dire solo che ci ama, farci godere del suo amore e di quello dei fratelli. Non stiamo facendo cose, parlando con un computer saggio, ma stiamo entrando in contatto con Maria e Gesù, il loro amore meraviglioso e vivificante, non schematico ma vivo, a misura per noi, in questo momento. Parliamo con lui, anche ascoltiamolo. Così ora possiamo vivere un momento personale di intensa preghiera e riflessione e poi parlare insieme di queste piste.