Un ritiro su cresima e riconciliazione

Un ritiro su cresima e riconciliazione

RITIRO SU CRESIMA E RICONCILIAZIONE

“Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. (Lc 9, ris36).

Anche Gesù secondo molti è stato cresimato, nella Trasfigurazione. Gesù in quanto Dio ha portato a pienezza di sacramento i doni della precedente storia della salvezza ma in quanto uomo li ha ricevuti anche lui. Come abbiamo già visto a proposito del battesimo ad opera di Giovanni il precursore. Nel battesimo la nostra vita virtualmente risuscita in una nuova creazione, nella quale alla fine dei tempi riprenderemo anche il nostro corpo. Tutte le porte del cuore sono germinalmente riaperte, anche se transitoriamente restano certe conseguenze del peccato originale. Andiamo, come detto, verso una effettiva rinascita totale che si compirà pienamente al termine della storia del mondo.

Nella cresima riceviamo più specificatamente la grazia che ci conduce verso la pienezza della nostra personalissima vocazione. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti, dice Gesù nel vangelo di Giovanni. Uno, particolarissimo, per ogni persona. Gesù in ogni istante della tua vita ha una vicinanza, talora una esplicita parola speciale solo per te, con tutte le sfumature del suo amore delicato e onnipotente. Una parola d’amore, piena di poesia. Una parola che puoi venire aiutato a riconoscere, anche se è un dono infinito che scoprirai sempre più. Ti porta verso un’esistenza felice, in pace, piena di ogni bene (anche attraverso gli altri, gli eventi) e fa della tua esistenza un dono per tutti. E per alcuni in particolare: Ascoltatelo! Dio nella cresima dona infatti anche la grazia  di ascoltare e di venire ascoltati e da qualcuno in special modo. Si diviene sempre più in qualche modo una presenza, una parola, particolari di Dio, in uno scambio con gli altri. Ripercorriamo in maniera personalissima lo stesso cammino, anche nei sacramenti, di Gesù. Un cammino, tendenzialmente personale e comunitario, nella fede, non meri corsi, lezioni, riunioni varie…

Imparare gradualmente a chiudere gli occhi e a fidarsi della sapienza divina è un dono per certi aspetti speciale della cresima. Perché aiuta a lasciarsi portare per le vie misteriose, che talora possiamo sul momento non comprendere, di Dio. Aiuta a cercare la luce per discernere nella vita concreta queste vie, a farsi aiutare dai doni e dagli aiuti umani inviati da Dio. Vediamo per esempio Mosè e Elia che parlavano con Gesù del suo esodo.

Un esodo, un’uscita, verso la vita piena per le strade indicate da Dio, con i sostegni di Dio per cercarle, trovarle, percorrerle. La fede che cresce dunque mi fa gradualmente uscire dalle mie difese, dal fare tutto da solo, dal percorrere strade saltando di palo in frasca invece di cercare e accogliere quelle di Dio. Ciò naturalmente non significa, per esempio, confessarsi solo col padre spirituale o non dialogare con altri preti ma nelle cose importanti confrontarsi col padre spirituale, farsi conoscere da lui nella propria vita concreta. La fiducia in Dio ti orienta a cercare una guida di cui ti fidi e a lavorare su questa fiducia, per esempio nel dialogo con lei, perché senza fiducia è difficile lasciarsi aiutare a crescere. San Pietro nella Trasfigurazione propone subito il suo programma, vorrebbe incasellare, vivisezionare in tre tende, persino la vita di Gesù, di Mosè e di Elia. Ma la nube che lo avvolge, il disorientamento di una esistenza che sfugge ai suoi schemi, vengono aiutati dalla voce dal cielo: Ascoltatelo. E vediamo infatti che in modo nuovo i discepoli riescono ad ascoltare, ad accogliere presto, l’invito di Gesù a non raccontare subito le cose pur meravigliose che avevano lì visto e sperimentato.

E nei brani seguenti a quelli dove, nei vangeli, si narra la Trasfigurazione vediamo che i discepoli si aprono ad un dialogo con Gesù. Ossia superano col suo aiuto, perplessità, domande, incertezze. Quante complicazioni, sbandamenti e lentezze invece nel fare da soli, nel restare chiusi, nel vagare disordinatamente di qua e di là. Nessuno è mai salito sul santo monte senza gli aiuti divini e umani inviati da Dio, nemmeno Gesù stesso come uomo.

Lasciandoci portare da Dio gradualmente sperimentiamo momenti di grazia, di gioia divina e umana: è bello per noi stare qui. Ma poi anche noi ci ritroviamo a valle, nella vita quotidiana, anche con le sue magagne. E ci può sembrare che quelle belle esperienze siano state sensazioni passeggere. Invece erano semi di grazia. Questa grazia se la lascio crescere in me nella vita quotidiana, gradualmente senza farmi confondere, distrarre, da difficoltà, ansie, emozioni, aridità, varie, da voci fasulle che mi distolgono dai riferimenti, ecco allora questa grazia cresce e la mia vita sempre più si rasserena, si semplifica, può riconoscere, ricevere, tanti doni spirituali, umani e materiali, vede aprirsi vie… Si centra sull’unica via della felicità, quella della propria vocazione, e così gode dei beni umani che ha e relativizza nella giusta misura il problema di quelli che non ha. Mentre finché si cerca una felicità tutta terrena si pensa che gli altri sono felici e noi solo no. Si proiettano insomma sugli altri le nostre speranze mal riposte.

Gesù sa come far crescere, come sostenere, ciascuna persona ben al di là dei nostri schematici programmini. Ma quale grazia se mi chiama esplicitamente a camminare dietro a lui con una guida della comunità mandata da lui per me e una comunità di fratelli su quella stessa via, come ha fatto con i suoi discepoli. Che dono venire aiutati a liberarci di tanti pesi spirituali e umani inutili e a lasciarci portare, piccoli e semplici, dalla grazia di Dio. Noi desideriamo la vita ma potremmo ritardare il ricevere tanti doni col nostro inutile cincischiare.

Per questo insieme alla cresima desideriamo in quest’anno centrarci anche sul sacramento della riconciliazione. In esso Gesù ci aiuta ad aprire il cuore alla grazia degli altri sacramenti, della Parola, della comunità di crescita, del padre spirituale, della preghiera… Superando paure, resistenze, inganni anche del mondo esterno, talora al buio, ferito o dominato da interessi. Nei vangeli vediamo Gesù insegnare ai suoi discepoli come riconoscere le voci fasulle interiori ed esterne. E ancor prima mostra loro che tali voci ci sono, che purtroppo non viviamo nel paese dei balocchi. Come gli aiuti positivi mi aprono orizzonti di vita così le voci fasulle possono togliermeli. Padre conservali nel tuo nome, custodiscili dal Maligno, prega Gesù nel vangelo di Giovanni. E Gesù dice nel capitolo 17 di Luca che dove sarà il cadavere lì si raduneranno gli avvoltoi. Ossia dove anche quando avrei la forza di evitare mi lascio confondere a lungo da emozioni, sbandamenti, voci, lì entrano più facilmente confusioni varie che possono distogliermi sempre più dal percorso della vita. Le scelte che vivo sono dinamiche, scelte positive mi orientano, mi stimolano, a sviluppi positivi, nella grazia crescente  e viceversa. Le acque a lungo stagnanti, il non vigilare, gradualmente, su un continuo lasciarsi portare oltre, possono tendere a spegnere il cammino di fede.

È, in un cammino graduale, parte della mia vocazione pregare e chiedere a Dio di farmi trovare gli aiuti che vadano bene per me. Non serve a nulla andare in una comunità senza esservi chiamato da Dio. Le difficoltà si moltiplicano. Che ingenuità il proselitismo, volere portare per forza qualcuno in un gruppo. Cercare in ogni cosa la chiamata di Dio. Camminando nella fede nulla capiterà a caso, per esempio anche se magari dovrò tentare con vari padri spirituali. Io nella mia crescita da ragazzo trovai al secondo tentativo quello che si è rivelato un dono a misura perfetta per me e che mi ha cambiato la vita. Bisogna pregare e cercare nella sincera sequela. Dio sa cosa fare con ognuno. Cercare in ogni cosa la chiamata di Dio aiuta a mettere ordine nella propria vita. Per esempio a non finire per “fare” mille cose, anche buone ma affaticandomi, svuotandomi, amando meno profondamente i fratelli, perché non portato da Dio. La smania di fare, il correre dietro a emozioni, il non aprirsi generosamente ad un oltre del cuore, tante cose mi aiuta gradualmente a riconoscere e superare il cercare la chiamata di Dio in ogni cosa. Le emozioni per esempio possono essere belle e ben vengano ma la grazia che mi porta gioia, pace, viene dall’alto, non è una mera emozione. Il deserto talora aiuta a questo aprirsi a tali doni del cielo invece di cercare gratificazioni solo terrene.

In questa comunità “In cammino con Maria e Gesù” cerchiamo di ripercorrere, come lui stesso ha detto ai suoi discepoli di fare, proprio la vita e la pastorale di Gesù. E gradualmente possiamo attraverso i vangeli sentirlo presente nelle sue parole a misura per ciascuno, nel suo modo di aiutare la crescita, la vita tutta intera, di una persona o di rispondere alle insidie della realtà. Si può ritenere che il vangelo parli dell’amore di Dio e del prossimo e tutto il resto è conseguente o scoprire sempre più come Gesù aiutava davvero la maturazione, il superamento degli ostacoli, il non abboccare agli inganni di ogni genere che possono complicare il cammino.

Vediamo per esempio che Gesù maturava insieme agli altri mettendo insieme Parola di Dio, dialogo con i fratelli e vita concreta. Non parlava sempre solo lui dicendo tutto in una volta. Credeva nel dialogo anche personale a tu per tu. E non era un dialogo astratto, “se hai pregato o detto parolacce” ma sulla ricerca del discernere nella luce ogni aspetto della propria vita, lì dove lo Spirito può entrare concretamente. In modo capace di aprire nuovi orizzonti di fiducia, di libertà, di leggerezza. Il mio giogo è soave e il mio peso leggero.

Concludo così questi spunti con un brano evangelico relazionato al sacramento della riconciliazione: riaprendo con quella grazia il cuore di un uomo alla vita tale persona gradualmente guarisce dalle paralisi che la ingabbiano in paure, blocchi, sbandamenti, e sperimenta una vita sempre più risorta e piena di beni. In tale pericope vediamo come i fratelli nella fede si aiutano a crescere nei giusti riferimenti e la vita rinasce anche in mezzo ad una folla che talora in mille modi può, anche involontariamente, confondere, scoraggiare, l’andare da Gesù. Nella riconciliazione vi è dunque anche un cooperare al dono della cresima. Quest’ultimo per esempio può orientare, con delicatezza, un ragazzo timido a superare tale ritrosia per incontrare una brava ragazza. Comprendendo che su quella via non fa solo una cosa piacevole per lui ma dona grazia al mondo, perché quella è la sua vocazione.

“Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: “Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo:”Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?”. Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: “Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua”. Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: “Oggi abbiamo visto cose prodigiose” (Lc 5, 17-26).

Confessione e cresima ci orientano così a riconoscere la via vera, che è semplice e serena, della vita, della fede, della fratellanza e ci aiutano a non lasciarci ingannare dalle cupezze, stranezze, rigidità, dagli inutili sbrachi, dalle voci interne ed esterne che potrebbero confonderci, scoraggiarci. Certo scoraggiamenti e ansie si possono sperimentare ma gradualmente la vita nella grazia ci orienta a conservare nelle varie situazioni una pace e una fiducia di fondo, a non lasciarci troppo turbare da paure e complicazioni varie. Il rientrare in contatto col nostro cuore semplice nella luce serena ci fa riconoscere rigidità meccaniche, sensi di colpa, agitazioni, ogni tipo di forzatura o di inutile lassismo che non ci fa essere semplicemente noi stessi abbandonati a Dio.

La vocazione dunque è un dono meraviglioso: sei stato chiamato da Dio, dall’Onnipotente, alla scoperta di una via meravigliosa per te e che è un dono per gli altri, in uno scambio reciproco. Quando cammini per mano con lui lì dove lui ti mette, vivendo quello che ti fa vivere, trovi sempre più vita piena e la doni al mondo intero. Un cammino liberato gradualmente da tanti schemi che ti incastrano in programmini artefatti invece di mostrarti gradualmente le vere vie del tuo semplice e sereno aprire il cuore alla grazia. E possono indurre ad applicare tali schemi anche agli altri rischiando di soffocare la loro libera e serena maturazione. Gli schemi ingabbiano, scoraggiano, intristiscono. La grazia è il contrario dello schema, già il termine indica grazia, bellezza, gratuità, libertà, leggerezza, carità…

In questa mezz’ora di preghiera posso chiedere a Maria e a Gesù, con i quali sto camminando insieme ai fratelli, di mostrarmi in cosa posso aprire il cuore o non lasciarmi turbare, distrarre, inutilmente. Posso chiedere la fiducia crescente di essere una piccola, meravigliosa, creatura, amata dal suo Dio e portata con amore per strade di vita sempre più piena. La gioia, la pace, la speranza, di questo Amore e di quello, in lui, tra fratelli. Che Maria e Gesù ci aprano ogni angolo del cuore a questo fiume di grazia, ci liberino da tutto ciò che ostacola questa apertura facendoci perdere tempo inutilmente verso il cammino della nostra chiamata alla vita.