Un punto di verifica

Nella sequela di Dio vi è un punto di verifica della propria crescita nella fede. Gesù ne parla nelle parabole del cammino vocazionale, nella grazia della cresima, che lui stesso possiamo ritenere abbia ricevuto nella Trasfigurazione. Mi riferisco in questo intervento a persone che hanno ricevuto per grazia la chiamata ad un cammino personale e comunitario di fede (non corsi, catechesi, riunioni…). Ed evidenzio che nella vita, nella fede, non esistono risposte meccaniche, ideologiche. Il discernimento lo può fare solo la persona specifica, in quella specifica situazione, in Dio. Il cammino di crescita, il padre spirituale, possono offrire possibili criteri, spunti, che solo quella data persona può di volta in volta vedere se e come entrano nella propria vita.

 

L’invito alle nozze viene declinato, la risposta positiva procrastinata, per mille affari, problemi, discernimenti, che possono rivelare un ascoltare meno attento la voce dello Spirito. O semplicemente Dio ancora non chiama così profondamente, aspetta il giusto tempo per far intuire quanto è infinitamente più grande il dono di stargli vicino rispetto a tanti interessi, paure, impegni. 

 

La valutazione di questi ultimi aspetti viene ingigantita mentre l’incontro con Dio (per esempio nella comunità di crescita) viene sottovalutato. Persone che già vivono un cammino talora non vengono meno ad un impegno caritativo preso mentre più facilmente tralasciano l’attingere alle fonti della grazia che danno vita anche a quell’impegno. L’aver intrapreso un percorso personale e comunitario di fede è un grande aiuto anche in questo. In certi frangenti si potrebbe trovarsi a vedere la fede quanta importanza fa dare a quell’appuntamento. E questa è una luce per comprendere come in ogni cosa si sta cercando di vivere in Dio e non in un nostro fare.

 

Ossia vi sono cose che sembrano giustificare il tralasciare quell’incontro. Magari sempre meno cose, magari motivazioni apparentemente buone e per tale motivo i discernimenti appaiono adeguati. Oppure vi sono impedimenti che un desiderio di vicinanza più profondo farebbe trovare con ogni escamotage il modo di superare. O pericoli che il desiderio profondo di non mancare farebbe prevenire con grande attenzione.

 

Gesù ne parla con dovizia di particolari nei vangeli proprio per aiutare una serena ma anche attenta crescita. Ecco di seguito alcuni suoi riferimenti. “Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9, 57-62).

 

Tane, nidi, rifugi, cose importantissime da fare che una maggiore fede indurrebbe a trovare altri momenti per realizzare, congedi eterni da certi atteggiamenti. Talora mancato dialogo col padre spirituale per chiedere aiuto nel discernimento. Vediamo che nel brano evangelico citato le persone sono aiutate da Gesù. Si può temere di venire incastrati dal padre spirituale. Il padre spirituale non dovrebbe mettersi al posto di Gesù ma solo a tempo debito, adeguato, offrire possibili spunti in Cristo per il discernimento.

 

La fede è un abisso! Dio aiuta in un sereno percorso a non allentare inutilmente l’impegno ma anche aiuta a crescere in modo sereno, graduale, personalissimo. Solo la persona stessa può in qualche modo scoprire sempre più dove poteva crescere nella risposta alla chiamata, dove invece aveva bisogno di ricevere nuova grazia senza la quale non poteva operare una scelta più profonda. 

 

Fare di meno ma anche di più della grazia ricevuta non serve a nulla. Meglio cercare di essere piccoli tra le braccia di Dio. Dunque non pensare di essere giunti all’apice della fede ma nemmeno scoraggiarsi, come se non si fossero già ricevuti tanti regali del cielo che fanno comunque stare molto meglio. Aperti alla maturazione per entrare sempre più in una vita meravigliosa e non per essere meccanicamente meno indegni, secondo un cupo e svuotante moralismo. Neanche l’angoscia di fare di meno o di più ma una serena tendenza a cercare il semplice contatto con lo Spirito che scende come un colomba, senza lasciarsi confondere da sensi di colpa, forzature, risposte meccaniche e nemmeno da ansie, attaccamenti, che si ha il dono di poter superare.

 

È davvero un dono vedere nei vangeli come Gesù ama, incoraggia, fa crescere in modo sereno e personalissimo ciascuno ma anche aiuta a passare nei tempi e nei modi giusti, serenamente, con la grazia, per la porta stretta della fede. Anche rivelando i legacci, le corte vedute, i timori ingigantiti, le disattenzioni, gli svicolamenti, che possono venire gradualmente superati. 

 

Se la grazia ci fa sentire il desiderio di lasciarci portare nella vita meravigliosa in Dio, l’unica che non lascia delusi, non abbiamo timore di venire incastrati in percorsi impossibili perché Dio porterà ciascuno in un cammino sereno, a misura per lui. Il mio giogo è soave e il mio peso leggero. Prepariamoci al tempo stesso ad un amorevole venire aiutati ad andare oltre i nostri ripiegamenti. 

 

Il cammino di fede è un graduale venire portati in una vita davvero piena di ogni bene, solida, nella pace. Dio conduce ognuno come sa, nessuno può giudicare l’altro, il Signore sa la grazia da donare via via e se anche si dovesse inutilmente cincischiare a lungo salverà se comunque lo si vuole. E può trasformare in moltiplicatori della crescita anche tante chiusure volontarie. 

 

La parabola del buon pastore nel capitolo 10 di Giovanni è davvero meravigliosa. L’amore, la fiducia, tra Gesù e le sue pecorelle, conosciute una per una, chiamate per nome. Il buon pastore che talora, a tempo opportuno, dice il testo le spinge fuori dal recinto in modo così amorevole e dolce, senza condizioni, che loro avvertono il passaggio nuovo, impegnativo, di quel leggero impulso ma ne avvertono anche il sereno aiuto, la protezione, la grazia liberante.

 

Per questo un segno, per sé stessi, del proprio crescere sta talora anche nel confrontarsi in questi passaggi con un sereno e serio padre spirituale. Lui non può sapere pienamente come Dio sta chiamando quella tale persona ma, conoscendo in tante cose la sua vita, può nei tempi e nei modi adeguati aiutare a trovare alcuni criteri, a riconoscere pericoli, inghippi, inutili complicazioni, disattenzioni, che poi sarà il fedele a valutare se e come possono aiutare il suo sereno discernimento. Chiedere esplicitamente un dialogo sul tema perché se invece si comunica una scelta fatta la persona cui facciamo riferimento per la crescita in genere semplicemente accoglierà la notizia.

 

Amore e crescita, serenità e impegno, Gesù che ci porta nella vita piena di ogni bene, la sola che non inganna. E rende sempre più dono anche per gli altri, in uno scambio reciproco.