Un punto chiave: il papato

Nella Chiesa si parla di solidarietà, di ecumenismo, di fratellanza, di sinodalità, ma vi è un problema grande che non facilita tali percorsi. Si tratta della questione del papato. Come stimolare una crescita libera e autentica delle persone e dunque anche un autentico scambio e dunque una più vera fratellanza, la sinodalità e via discorrendo se poi la gerarchia, i media cattolici, le università pontificie, tutto l’apparato deve ripetere pedissequamente il pensiero del vicario di Cristo regnante?

Tra l’altro in un’epoca di pensiero unico rischiando di finire per avallarlo. Quanto è importante stare bene alla larga da logiche di sistema che dominano col silenziamento di fatto di ogni libera partecipazione e persino con la calunnia e ogni forma di persecuzione.

Pare necessario individuare i punti essenzialissimi della fede e poi lasciare a ciascuna realtà di esprimersi, certo nei criteri della fede stessa. Il papato a servizio dei carismi nella Chiesa e non dominatore. Ciò potrebbe comportare il rischio di un infragilimento della compagine cattolica rispetto ai poteri terreni? Forse al tempo dell’ascesa degli stati nazionali tale pericolo era maggiore ma oggi nel tempo del globalismo omologato dei potenti del virtuale la difficoltà preponderante sembra venire da un forzato uniformismo interno.

I codici, le parole d’ordine schematiche, gli istituzionalismi culturali che rendono un optional la libera e condivisa investigazione del vero, favoriscono poi e anche sono favoriti dalla base filosofica del pensiero unico: l’astratto, svuotante, razionalismo, il tecnicismo a tutto campo. Mentre, fin dalla scuola, la libera crescita identitaria ed il solo allora autentico scambio possono giovare alla ricerca di una più autentica ed equilibrata, viva, crescita personale.

La Chiesa può divenire un profondo lievito di maturazione in una società che va sempre più verso il crollo, lo svuotamento totale, il rendere ciascuno mero, isolato, consumatore perso in una massa anonima.