Sordi riduzionismi

Sordi riduzionismi

Nella missione si supera ogni diatriba intraecclesiale. In questa come in altre affermazioni possiamo trovare del vero. Al tempo stesso in un autentico cammino di crescita si può trattare anche di frasi recepite semplicisticamente, distrattamente. Tutto viene da Maria e da Cristo, dalla loro sequela che implica l’amore verso ogni persona. Se la conversione è sincera tendenzialmente condurrà verso un rinnovamento continuo. Ma il percorso può venire aiutato da tanti stimoli, proprio in Dio, che si possono accogliere, fornire o meno.

 

Come il diffondere tra le guide l’intuizione di un necessario continuo rinnovamento fin nei fondamenti essenziali del discernere spirituale e umano. L’apertura più piena alla maturazione. Si può infatti, al contrario, porre attenzione alle intenzioni profonde e meno al resto dell’umano, rischiando lo spiritualismo. O considerare la sequela secondo logiche troppo prefabbricate. O tuffarsi pragmaticamente nella vita concreta per rifuggire da troppi cervellotismi teorici finendo per sottovalutare un’adeguata attenzione ai riferimenti della crescita.

 

Dunque si può esaltare la missione o la semplicità o l’incontro o la conversione o altro o anche combinazioni, giustapposizioni, di tendenze. Però spesso deficita l’apertura ad un rinnovamento integrale in Gesù Dio e uomo. Nello Spirito e nella condivisione con gli altri. Ognuno, tra varie guide, sa perfettamente cosa fare, financo chi tratta, a parole, di apertura, sinodalità, incontro, ascolto delle periferie e degli scartati. Chiusure spesso inconsapevoli che facilitano il sottile permanere degli aspetti basilari della cultura del tempo e del luogo. In occidente in genere razionalista. Possiamo nella nostra area restare profondamente bloccati in questi tecnicismi che con la globalizzazione rischiano di svuotare il mondo intero e condurlo al crollo senza che si riesca a fare nulla per impedirlo. Un aspetto di tale scientismo si riscontra in nuova etica omologante, spersonalizzante, che parla di civismo, di incontro, guardandosi bene dall’attenzione, certo nei modi e nei tempi adeguati, anche al libero sviluppo delle identità.

 

Si diffonde drammaticamente un pensiero essenzialmente unico in ogni ambito, spegnendo la viva ricerca umana, la partecipazione. L’uomo viene meno senza avvedersene. Si tenta di forzarlo a pensare come vogliono pochi potenti. Persino con pericolose imposizioni legali sempre travestite di politically correct coi suoi due pesi e due misure e per minacce varie che mostrano una proterva tendenza alla dittatura di regime. La sincerità nell’establishment può morire quasi dolcemente, anche in quegli ambiti in cui qualche realistico margine di scelta si darebbe. Questo talora è un non a caso poco citato motivo di certe esternazioni: aprire pertugi nella cortina di ferro del pensiero unico, in alcune situazioni dominante.

 

Il soggetto diviene un computer teleguidato, vivisezionato in ragione astratta, spirito disincarnato, resto pragmatico dell’umano. Aspetti riduttivi, distorcenti, al massimo giustapposti. Svanisce la persona, la persona specifica, viva, il cuore integrale, spirituale e psicofisico, nella luce serena. Varie pseudoelites diventano sempre più drammaticamente autoreferenziali mentre la gente pur senza più chiari riferimenti si sente istintivamente estraniata, estranea a questo sistema. Non camminare col pilota automatico, ascoltare gli altri, le culture, discernere sempre dal vivo (nel cuore divino e umano di Gesù, per noi cristiani), in ogni situazione, andando oltre ogni schema è un rinnovamento continuo. Di noi stessi, della Chiesa, della società. Cerchiamo di pregare, di camminare con Maria e Gesù e vediamo dove ci portano.