Ritrovare il contatto col proprio cuore semplice

Possono esistere persone nella Chiesa che parlano di sinodalità, di partecipazione ma a patto che si dica quello che vogliono loro. Fosse anche una buona ingenuità essa ostacola il formarsi di reti plurali che sono l’unico antidoto allo sfacelo a tutto campo del pensiero unico tecnicista e consumista.

Ciò facilita il permanere nelle astrazioni e nelle chiusure del razionalismo. Non esiste una ragione astratta. Nel qual caso restano fuori un’anima disincarnata e gli aspetti allora meramente pragmatici, emozionali, dell’umano.

La persona maturando vede ogni cosa in modo nuovo. Si può invece fuggire dalla ragione astratta e dall’anima disincarnata rifugiandosi nel pragmatismo della vita concreta. Per esempio si parla di incontro ma non anche, nei tempi e nei modi adeguati fin dalla scuola, di sviluppo delle identità, senza il quale non può esservi nemmeno autentico scambio. Allora identitarismo e solidarietà paradossalmente si oppongono alla fine spalleggiandosi nello svuotare le persone. La fuga suddetta dunque proprio in quanto fuga denota un permanere nell’ambito del razionalismo. Si resta nel dominio di una tecnica falsamente neutrale.

Lascio qui un testo dove si tratta della ricerca del discernere concreto di Gesù, chiave di ogni cosa. Essa ha portato frutti fecondissimi dottrinali, culturali e pastorali, riconosciuti tra le guide ma per ora non di rado senza coglierne meglio il sostrato generativo: https://gpcentofanti.altervista.org/i-fondamenti-spirituali-culturali-di-un-nuovo-discernimento-in-gesu-dio-e-uomo/ . La gente invece dal vivo, e sottolineo dal vivo, beneficia del sentirsi amata con sguardo sereno, compresa nel proprio personalissimo, ben al di là degli schemi, cammino e nei propri bisogni. Ancora una volta confermando che il popolo quando non è manipolato è un riferimento e una cartina di tornasole di tante cose. Non è vero che il popolo riconobbe Gesù e fu poi, una parte di esso, confuso da alcuni capi?

Anche nella Chiesa dunque, tra le guide, dal razionalismo delle risposte prefabbricate e dalla societas christiana, dallo spiritualismo meno attento a tutto l’umano e dal resto di puri e duri, e dal pragmatismo dell’incontro senza identità e dal pensiero omologato si può, cogliendo gli intenti positivi di tali orientamenti, traboccare nella ricerca del discernere del cuore divino e umano di Gesù sul quale lo Spirito scende con delicatezza, a misura, come una colomba. Una spiritualità semplice, portati in un cammino sereno, graduale, personalissimo, verso il pieno compiersi della Parola, imparando da ogni persona, nella Chiesa e anche nella condivisione col mondo. Dunque tendenzialmente non le astrazioni, non i vuoti, non il rischio di conseguenti sordità ma lo scoprire per grazia la via del proprio cuore semplice e autentico. Un tornare a respirare a pieni polmoni con Dio, sé stessi, gli altri, l’universo.

La via mi pare così quella di riconoscersi, per grazia, creature portate per mano da un Padre meraviglioso. Oggi rispetto a un san Francesco forse Dio può più diffusamente donare una fede meglio incarnata, meno soggetta a forzature, moralismi e via discorrendo. Ma proprio perché tutto l’uomo viene portato nel mistero in modo nuovo si scopre, non solo a livello spirituale ma integrale, anche umano, anche culturale, che Dio si rivela ai piccoli. E uno scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli trae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.