Ritorno a Cristo, al futuro

Ritorno a Cristo, al futuro

Un sempre nuovo ritorno, personale, comunitario, e via dicendo, a Gesù, Dio e uomo, non solo Dio, non solo uomo, ai vangeli. Perché teologizzare a tavolino o fare cose invece di cercare vissutamente tutti insieme sempre più il vero Gesù, Dio e uomo, anche e specie nei vangeli? In tutto questo intervento pongo solo domande, nella comunione e nell’obbedienza alla Chiesa. Si veda anche https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-24-febbraio-2020/

Ecco dunque alcuni spunti indicativi in tal senso:

Alla adultera che volevano lapidare Gesù offre il perdono e la grazia, in quell’adeguata tappa della sua vita, almeno di avviarsi a non tradire più il coniuge. Alla samaritana che aveva sei mariti Gesù non dà la stessa allora prefabbricata risposta. Le chiede da bere. Perché aveva sete ma anche perché quello era il dono che la donna aveva ricevuto e accolto. Un dono tra l’altro che tanti benpensanti non vivevano, magari non essendo stato loro elargito: accogliere il nemico. In un dialogo di due pagine, di una vita, la samaritana verrà gradualmente aiutata a trovare la sua libera, autentica, affettività. E sentendosi amata, compresa, aiutata a misura a sciogliere i nodi della sua vita “vede” che Gesù è un profeta. Perché forse per la prima volta sente uno che le fa arrivare l’amore meraviglioso, sereno, sorprendente, di Dio.

Gesù spesso incontrando qualcuno e operando per lui un miracolo gli propone per esempio di andare dai sacerdoti, o di tornare a casa propria. Ognuno sviluppi le vie adeguate della propria personalissima crescita identitaria. Dunque, nei tempi e nei modi adeguati, fin dalla scuola libera scelta della formazione e incontro. Non solo uno dei due aspetti. Presi ciascuno da solo chiudono, svuotano, le persone e le pongono in balia di pochi ricchi potenti.

Gesù dà l’eucaristia ai discepoli di Emmaus e dopo si aprono i loro occhi. Il giorno dell’istituzione dell’eucaristia quale boccone può anche intingere e dare a Giuda? Un biscottino? Nel capitolo 6 di Giovanni dice di essere il pane della vita e che non respingera’ chi verrà a lui. Forse la confessione non è una dogana ma un aiuto a ricevere la comunione con il cuore spalancato.

Gesù sembra accompagnare ognuno, anche potenti e politici, verso l’adeguata crescita. Può evidenziare i limiti dei vari orientamenti ma se non strettamente necessario non menziona specifiche persone. Appare dunque molto equanime, in cerca del vero bene per ciascuno. Apre dunque ad una crescita dal profondo anche della società. La vera democrazia è quella sostanziale, vissuta. Dove ognuno è aiutato a maturare liberamente. Gesù orienta a cercare di cogliere l’adeguato polso, l’adeguata maturazione, delle situazioni, evitando quelli che di fatto possono risultare ingiustificati ammanicamenti.

Ha avuto lui stesso bisogno, come uomo, dei sacramenti, che pure, come Dio, ha portato a pienezza. Forse l’unzione (degli infermi?) di Betania mostra possibili ministeri laicali e il dono personalissimo di una donna. Per esempio la sua tenerezza. Battesimo, cresima, eucaristia, sono legati alla voce del Padre dal cielo. Cristo è Parola, sacramento, del Padre. Ma questa dimensione cosmica mostra forse che poi sulla terra si possono dare forme a misura per esempio dei vari popoli. Per questo lui dice di essere stato mandato ad Israele. Per questo non lascia scritti suoi. La Parola va tradotta nelle situazioni specifiche, tra persone specifiche. Ecco perché da risorto talora non lo riconoscono se non nella fede, Gesù risorto si rivela in modo personale. L’acheropita Madonna di Guadalupe non è ebrea ma meticcia. E Cristo dice di non seguire chi dice sono io e il tempo e prossimo perche il regno di Dio è in mezzo a voi. Si cresce insieme, nella Chiesa, stimolando la varietà degli orientamenti e il loro incontro. Non imponendo a tutti la propria strada.

Gesù parla di Spirito e di umanità non di fede e riduttiva ragione. Non si offende, non ritiene alcuno indegno, non usa nel senso moralistico la parola dovere. Ascolta con grande attenzione, non dà nulla per scontato, discerne sempre dal vivo, non si basa sugli schemi, sulla fama, sui si dice. Lo Spirito scende come una colomba su di lui docile e piccolino. La stessa parola di Maria che si chiama piccolina e non invece, da sé stessa, umile. Entrambi vivevano con semplicità quello che la grazia dava loro di vivere, crescendo gradualmente, in modo personalissimo, in essa. Maria per esempio impara da Cristo che l’ascolto comunitario della Parola è un momento liturgico, che ordinariamente non va interrotto. Anzi è il centro della pastorale di Gesù. Il quale anche andava a cercare le persone, attento a tutta la loro umanità, ai loro bisogni. La gente si sentiva amata e capita. È stata poi confusa dai potenti. Si parla di sensus fidei ma poi talora non si comprende il sentire profondo della gente. Le si vuole mettere in bocca visuali dall’alto. La sinodalità e la partecipazione nascono dell’ascolto dialogato della Parola. Muoiono nei monologhi delle guide. Ecco la vera fonte di un sempre nuovo dialogo. Scoprendo Gesù Dio e uomo cogliamo il buono dei vari orientamenti e andiamo insieme oltre. La Parola si fa carne nell’eucaristia, nella vita concreta.

Gesù aspetta che le risposte vengano dal cielo, camminando col Padre. Non ha fretta e non va piano meccanicamente. Intuisce in modo profondo e libero la Parola, trovandovi significati che vi erano ma che pensando alcuni di saperla già non potevano vissutamente cogliere. Non cambia la Parola per capirla. Padre nostro: Dio ci dona ogni bene e prende il buono delle nostre preghiere. Non ci dà, e ci insegna a non chiedere, cose che ci fanno male. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo: sono due grazie richieste. Cristo vede in Dio colui che dà ogni bene. Mentre il pane da solo, senza lo Spirito, non può donare la pienezza di vita, se non nella misericordia di Dio. Il pane, i beni di Dio, sono quelli che in mille modi si moltiplicano. Ogni spirito che riconosce Cristo venuto nella carne è da Dio. Il diavolo separa, mette in non autentica comunicazione, cielo e terra, teoria e pratica. Anche tanta storia della cultura oscilla tra due poli senza l’adeguata comunicazione spirituale e umana, senza lo Spirito di Cristo, Dio e uomo. Platone e Aristotele, Agostino e Tommaso… Dio è più grande del nostro cuore dice anche la prima lettera di Giovanni che fornisce criteri di discernimento decisivi. La Parola di Cristo è del passato ma anche del futuro. La Parola non va compresa solo intellettualisticamente e meccanicamente messa in pratica. È invece un dono di grazia, un seme, che cresce, dove accolto, secondo il graduale,  personalissimo, cammino di ciascuno verso il suo compimento. Non fare ma fede in Gesù, nella Parola.

Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Questa è l’opera di Dio, credere in colui che egli ha mandato.