Ad una prima rapida e dunque limitata lettura dell’enciclica di Francesco sul cuore di Gesù osservo, anche qui rapidamente e dunque molto approssimativamente, che non si parla del cuore in modo devozionistico ma come centro del concreto vivere e discernere. Qua e là trovo espressioni che suscitano domande. Per esempio anche i santi sperimentano rabbie, rancori, giudizi istintivi, pensieri sessuali… Sono cose umane interne che qualche volta, come i nervosismi, possono anche nei santi uscire involontariamente fuori. La pace, la gioia, l’amore sono nella grazia vita profonda da cui il santo non si smuove pur sperimentando in superficie le cose suddette.
Si può forse più chiaramente indicare che la coscienza e spirituale e psicofisica, il cuore, esiste e discerne nello Spirito di Gesù che scende delicatamente, a misura, come una colomba. Dunque quando una persona cerca di essere sé stessa con semplicità e buonsenso nella luce che la illumina quella è la vera tappa del suo cammino. Non deve fare tutto subito. Vedendo che ella cerca di accogliere la grazia, che la desidera, Dio gliela manda gradualmente sempre più. Un cristiano, avendo ricevuto il dono della fede, alla domanda se crede in Dio sente nella coscienza di rispondere sì. Ecco la fede, non meri ragionamenti, mere emozioni… Poi nella fede si è sulla via anche di vissutamente riflettere più adeguatamente. Potrebbe accadere che una persona magari si venga persino a confessare ma dica di non credere in Dio o di non sapere se crede o meno. Talora può dipendere dal fatto che Dio sta lavorando nel profondo la ricerca di questa persona, la orienta a pregare, a invocare la fede, a cercare. Un’altra tra le possibili cause è quella appunto del razionalismo della cultura attuale che basa tutto su ragionamenti. In tale evenienza si può orientare la persona verso le vere vie del discernimento. Nella sua semplice coscienza che risposta sente alla domanda se crede in Dio o meno?
Su questa scia è decisivo osservare che si rinnova tutta la cultura perché la cultura determina, non di rado senza che ci si avveda di ciò, tanti discernimenti concreti. La coscienza spirituale e psicofisica nella luce serena è in vivo contatto per le adeguate vie spirituali, umane, materiali, con ogni cosa. La cultura e la scienza, almeno occidentali, finora sono state prevalentemente razionalismi di tipo deduttivo-astratto o di tipo induttivo-pragmatico. La scienza deduttiva è oggi in crisi perché la realtà viva sfugge al suo controllo. Nel secolare pendolo oggi si oscilla verso il pragmatismo, ossia il contatto con la realtà non però maturato per le adeguate, vissute, vie spirituali, umane e materiali. È la non considerazione di queste vissute vie la causa di tali oscillazioni da un estremo all’altro.
Oggi uno psicologo cristiano può vivere una spiritualità in varia misura astratta, moralista e uno psicologismo tecnicista. L’amore meraviglioso, a misura, di Dio riempie gradualmente il cuore e sana virtualmente le ferite di un amore non arrivato o arrivato strano, cupo, rigido… Dio ci ama, comprende la nostra storia e ci aiuta a comprenderci con serenità e ci orienta ad aprire il cuore secondo le adeguate tappe della nostra crescita e non in modo meccanico o funzionalista. Un prete psicologo può prima o poi trasmettere rispostine meccaniche spirituali o tecnicismi funzionalistici psicologici. Dio magari in una certa situazione non va a toccare subito un limite, un difetto, perché aiuta a maturare con i tempi e i modi dell’amore alla persona, non con i funzionalismi, i perfezionismi, i meccanicismi. Ecco l’amore che fa resuscitare e guarisce. Lo Spirito può toccare il cuore e riempirlo sempre più, all’infinito, misteriosamente e guarirlo anche psicologicamente in questo amore meraviglioso.
La via della guarigione è complessiva, un amore sereno, non mero fare spiritualistico da un lato e psicologistico dall’altro.
Matura una pastorale attenta a tutta la persona e alla persona specifica, al suo specifico personale cammino di ricerca, ai suoi specifici bisogni integrali. Si esce dal mero fare e si entra gradualmente nella semplicità, nel buonsenso, anche nell’ordine sereno ed essenziale, della fede. Si rimette al centro il Gesù dei vangeli (che non ha mai parlato di fede e ragione ma maturava nello Spirito che scendeva su di lui come una colomba) e si torna continuamente in modo rinnovato, con l’aiuto di tutti, a lui.
Proprio perché si entra in consapevolezze del cuore, nella grazia, può venire portato in queste strade per esempio chi chiede aiuto per la propria vita concreta a formatori maturati in tale via. Gli scritti possono gettare semi, segnalare piste, ma del resto la stessa parola del vangelo è nata dalla trasmissione orale in comunità vive ed è fatta per ritornare a comunità vive nel cammino dal vivo. Non a caso Gesù non ha scritto, non parla in astratto ma con le persone e nelle situazioni specifiche. Figlio dell’uomo significa anche che Gesù è figlio di ogni persona specifica, cresce dentro di lei.
Quando per grazia si viene portati nelle profondità della ricerca del discernere concreto, divino e umano, di Gesù nei vangeli si avverte il bisogno di segnalare questa rivoluzione spirituale, umana culturale, vitale, sociale a tutto campo perché altrimenti si rischia si di gettare semi ma lasciando magari parecchio restare nella cultura attuale tutta intrisa dei riduzionismi di origine razionalista di cui sopra.
La ragione chiude nelle proprie fasulle logiche, il cuore è in diretto contatto con la luce che viene da ogni dove. Si riaprono tendenzialmente le vie dell’autentica, libera, crescita di ciascuno e di qui di una libera, sincera, partecipazione. La decisiva sincerità, senza la quale la vita, la crescita, la partecipazione, soffocano. Rinasce la società svuotata dal tecnicismo e dagli anche conseguenti a ciò codici di apparato. Si esce dal tecnicismo culturale e ci si apre alla grazia che viene in ogni situazione e da ciascuno, specie ora che scoprendo la delicatezza dell’autentico Spirito di Gesù tutta l’umanità della persona e non una sua anima variamente disincarnata viene portata nel mistero e riflette in modo sempre nuovo e vivo in vivo, sempre più adeguato, contatto con la realtà viva, specifica. Con questa enciclica Francesco apre nella Chiesa le vie di una nuova era, che può cogliere tutto il meglio del passato e aprire a fecondissimi sviluppi a tutto campo, in un sempre rinnovato ritorno a Gesù, Dio e uomo, nei vangeli. Alla fine il mio cuore immacolato trionferà.
Si veda:
I fondamenti spirituali culturali di un nuovo discernimento in Gesù, Dio e uomo
Il cuore di Gesù, chiave di ogni cosa. Manifesto del cuore divino e umano di Gesù