Percepite oltre, il regno dei cieli è vicino

Percepite oltre, il regno dei cieli è vicino

Tre semi di Gesù per una nuova era

In questo tempo con tante sofferenze tre semi di Gesù possono gradualmente aprire addirittura un’epoca di rinascita a tutto campo.

Primo seme.
Gesù è vissuto 2000 anni orsono ma negli aspetti essenziali anche come uomo ci è avanti per l’eternità. Il suo discernere concreto nei vangeli è da scoprire all’infinito come lui stesso ci ha insegnato: lo Spirito vi condurrà alla verità tutta intera ricordandovi quello che vi ho detto.
Un continuo rinnovamento a tutto campo, spirituale, dottrinale, pastorale, culturale, sociale … Ogni uomo può contribuire a questa ricerca ma, talora implicitamente, inconsapevolmente, in lui. Così non bisogna ridurre la conoscenza e la vita a tutto campo a logiche di sistema. Riaprirsi invece ad una viva e partecipata ricerca vitale integrale.

Secondo seme
Nella Chiesa non di rado si vive di incontri, riunioni, catechesi, attività ma non si è tendenzialmente orientati a camminare nella fede, a imparare a lasciarsi portare da Gesù, dai criteri della fede. Si imparano dottrine, si vivono etiche spirituali, si fanno cose, ma non si scopre il lasciarsi portare da Dio, personale, comunitario…

Terzo seme
Le guide spesso sono quasi le sole a parlare. Gesù condivideva la vita e dialogava sulla Parola. Chi ascolta con me la Parola, chi fa la volontà di Dio, è per me fratello, sorella e madre. Così persino lui come uomo cresceva con il vario aiuto degli altri. Ecco le radici di una sinodalita’ che tende ad essere vissuta nella fede. Mentre altrimenti può in parte risultare una cosa da fare impostata dall’esterno, con tutte le conseguenze e i rischi che ciò può comportare.

Tre semi che via via sviluppati, scoperti sempre più concretamente, possono stimolare, diventare un fiume fecondo di rinascita a tutto campo.
Vieni Signore Gesù. Sì vengo presto.

Alcuni esempi

Lo Spirito scende su Gesù come una colomba e rimane su di lui come nel suo nido naturale. Lo Spirito non calpesta l’umanità della persona ma, dove si cerca di accoglierlo, la fa maturare in un cammino a misura.

Gesù perdona l’adultera e le dice di non peccare più non esponendo una regola astratta ma donando a quella donna al momento giusto un seme di grazia nuova. Infatti alla samaritana dai cinque mariti non dice la stessa cosa. Le chiede, avendo sete, da bere perché quella donna affettivamente confusa aveva potuto però ricevere e accogliere il dono di essere aperta verso il nemico giudeo che tanti benpensanti con un coniuge solo invece odiavano. Da lì nasce un meraviglioso dialogo che le apre delicatamente il cuore. E fa crescere anche Gesù.

Gesù non giudicava miscredenti le folle ma guardava commosso a loro come pecore senza pastore. Nessuno, nemmeno lui, cresce da solo. Chi fa la volontà del Padre mio è per me fratello, sorella e madre.

Gesù dà, si può pensare, l’eucarestia ai discepoli di Emmaus, non ancora esplicitamente pentiti, confessati e assolti. Solo allora si aprono loro gli occhi.

I discepoli stessi tendono a rapportarsi con Gesù sul piano della dignità. Gesù invece con loro con amore.

Gesù risorto dà appuntamento ai suoi in Galilea. Ricominciando sempre con lui il cammino dei vangeli sino a Gerusalemme. Là mi vedranno.

Ecco altri pochi esempi tra mille circa il discernere concreto di Gesù nei vangeli. In Luca 5 la folla fa ressa su Gesù perché vuole il miracolo. In quel caso Gesù vede che quella gente ha bisogno di 10 metri di fede sulle acque per poter ascoltare lo Spirito e ricevere i doni. I pescatori mentre Gesù annuncia la parola rassettano le reti ossia ancora non hanno così tanta fede da lasciare le loro occupazioni mentre Gesù parla. Mirabilmente Gesù sa che però quei pescatori sono persone che hanno maturato la gioia di amare i fratelli e questo glielo può chiedere ossia aiuto a scostarsi un poco dalla riva sulla loro barca. Dopo aver ascoltato la parola Pietro e gli altri sono pronti per pescare sulla sua parola in un modo pure difficile perché non si pesca di mattina.

Zaccheo era diventato potente con gli imbrogli. Si capisce che complessi indicati dalla piccolezza di statura l’avevo spinto a cercare ogni mezzo per imporsi sugli altri. E così quando comincia a cercare Gesù lo fa come sa farlo cercando un mezzo terreno per vederlo. Perciò sale sul sicomoro. Ma Gesù quando arriva lì lo chiama incredibilmente per nome e cioè gli fa capire che era lui che aveva mosso la ricerca interiore di Zaccheo e lo aveva pensato da sempre e lo avrebbe chiamato e trovato pure in mezzo alla folla. Così guarisce la sua ferita di contare poco di non essere amato perché contava poco.
Per questo Gesù dice Zaccheo scendi che oggi devo fermarmi in casa tua. È interessante vedere che il moralismo fa leggere a molti commentatori che bisogna salire sull’albero per vedere Gesù mentre Gesù dice scendi. Certo ogni lettura può avere le sue sfumature valide. Comunque fa sorridere che una volta mi hanno raccontato che un bambino delle comunioni che doveva ripetere con parole sue il vangelo ascoltato disse Gesù va in una città e vede Zaccheo sull’albero e gli dice scendi che ti fai male.

Ci sono mille scoperte a tutto campo da fare. Per esempio Gesù lava i piedi ai discepoli Ma poi dà la comunione anche a Giuda può veramente sembrare. Quindi la lavanda confessione è un aiuto ad aprire il cuore per ricevere l’Eucarestia. Ma non è una dogana. Anche i discepoli di Emmaus hanno ricevuto l’Eucarestia e poi gli si sono aperti gli occhi.

La donna lo unge di nardo e Gesù dice che lo fa per la sua sepoltura e che ovunque si ricorderà questo fatto. Forse Gesù sa che ci vorrà tempo per scoprire i ministri laici dell’unzione degli infermi. Sono domande

Gesù mostra come lo sguardo sull’economia cambia quando le persone maturano tanto più se maturano nella fede

Oggi al massimo si dice che uno psicologo per i cristiani deve essere cristiano. Ma quando fa il cristiano può trasmettere vari comportamenti meccanici e quando fa lo psicologo funzionamenti. Invece Gesù capisce le ferite le tappe i cammini con un amore meraviglioso le persone rinascono nel suo amore a misura. In questa luce a misura anche noi veniamo portati in una sempre più profonda ed equilibrata consapevolezza di noi stessi che negli adeguati contatti dal vivo ci aiuta a riconoscere i possibili problemi spirituali, psicologici, fisici, contestuali e via discorrendo delle persone e le loro possibili vie di soluzione.
Ma noi possiamo aiutare le persone e aiutarci reciprocamente a riconoscere lo Spirito autentico di Gesù nella vita di ciascuno. Ma poi la sintesi la può fare solo quella persona perché Dio parla a lei prima di tutto e sa come farla crescere non con un efficientismo d’azienda ma con i passaggi di un amore infinitamente sapiente e delicato.

In mille occasioni sembra veramente che Gesù cresca ascoltando le persone ascoltando Maria lasciandosi portare dal bisogno umano d’amore delle persone.

L”episodio della cananea mostra che Gesù è mandato solo alle pecore perdute della casa d’Israele. Gesù è ebreo, nato a misura per quella gente. Da risorto appare talora sotto altro aspetto perché figlio della storia di quella specifica persona. Figlio dell’uomo specifico. Si rivela gradualmente nella vita di quella specifica persona. Inoltre si rivela agli altri popoli non da solo ma con l’aiuto della comunità ebrea la quale tradurrà la Parola al vivo per date persone.. Ecco anche perché Gesù non scrive. Non parla in astratto ma sempre a persone particolari, dal vivo. La Parola va trasmessa prima di tutto al vivo.

Ci si può per esempio chiedere se nei paesi che hanno come cibo base il riso Gesù non avrebbe usato quell’alimento per l’eucarestia. Intanto osserviamo che in tali paesi forse la fede cristiana si è diffusa di meno forse anche perché sentita come d’importazione. La Madonna acheropita di Guadalupe sembra non ebrea ma meticcia, india e spagnola.

Gesù non parla di fede e ragione ma matura nello Spirito che scende delicatamente, a misura, come una colomba ed in questa crescita vede ogni cosa in modo sempre nuovo.

Gesù parla un linguaggio ricco di sfumature. Il giudizio universale mostra che nel paradiso si ama, il figliol prodigo mostra che in paradiso Dio ci porta se accettiamo la sua misericordia. Il suo problema non è sanzionarci ma rispettare la nostra scelta ed aiutarci con delicatezza, se lo vogliamo, ad aprire il cuore. Così il purgatorio non è una punizione ma la sua delicatezza.

Giairo è uno dei capi di una sinagoga condizionata dagli interessi d’apparato, che succhia il sangue alle persone. Ma l’amore per la figlia morente gli fa superare ogni calcolo e chiede a Gesù di andare da lei. Rischiando la sua posizione di notabile. Allora si rimette in moto la gente di quella sinagoga. È tutto un sostenersi reciproco nella grazia di Dio che ora sta venendo. Giairo ora è chiamato il capo della sinagoga.

Gesù è sempre attento ai bisogni integrali, alla crescita a misura, delle specifiche persone. Pensiamo alla moltiplicazione dei pani. Lì tra l’altro il miracolo avviene con l’aiuto dei discepoli che incoraggiano le persone a sedersi, come chiesto da Gesù. La gente aiutata dalla fede dei discepoli si “mette a tavola” pur non essendovi possibilità di mangiare. Il cibo viene dato a quelli seduti ma quelli ne avranno dato a chi era rimasto in piedi e tutti ne avranno poortato ai loro familiari e conoscenti che non erano lì. È tutto un diffondersi graduale della grazia con l’aiuto a misura di ciascuno.

Sono domande alla comune ricerca di Gesù.

Non ci abbandonare alla tentazione?

Non ci introdurre nella prova, con significato comunque anche di tentazione, mi pare la traduzione più fedele. Nel Padre nostro Gesù ci insegna a chiedere ogni dono spirituale, umano e materiale e anche ci dice che comunque non ci darà niente che ci faccia del male. Immaginiamo se Dio ci desse una cosa perché noi glielo abbiamo chiesto ma che nella sua Sapienza sa che non ci farà bene. Che incubo sarebbe pregare Dio. Lui invece prende il buono delle nostre preghiere e ci conduce verso l’esaudimento della nostra ricerca profonda. E anche ci insegna a maturare in quella direzione, a non chiedere cose che ci farebbero deviare dal cammino verso la vita piena.
I passi biblici dove si legge che Dio mette alla prova sono come quelli dove si legge che Dio punisce. Bisogna comprendere il senso di quelle espressioni. Dio per esempio non dice ad Adamo ed Eva di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male altrimenti li sopprimerà ma che ciò non farebbe loro bene, spegnerebbe la loro vita. Dio non sanziona. È l’uomo che può vedere in certe conseguenze delle sue scelte reazioni del Signore che invece non ci sono. E Dio ci aiuta a non andare per strade sbagliate, dove ci mettiamo alla prova da soli. Le prove possono venire anche dall’esterno, dal demonio o dal mondo. Ma in tali casi Dio permette queste cose perché nella sua onniscienza sa che alla sua sequela diventeranno occasione di crescita. Dunque Dio non causa lui le prove.

Quando non si comprende una parola biblica, specie evangelica, mi pare meglio mettersi in preghiera, in cammino di conversione, ed aspettare con l’aiuto di tutti di percepirne il significato, i significati, piuttosto che cambiarla.
La Chiesa è in cammino, su qualche punto, che non tocchi le verità essenzialissime della fede, può nel tempo aggiustare il tiro. Dunque il libero dialogo è fondamentale. Ma è bene, in un cammino graduale nella grazia, lasciarsi orientare verso la comunione e l’obbedienza. Per cui pregando insieme agli altri reciterò finché la Chiesa me lo dirà Non ci abbandonare alla tentazione anche se non mi pare una lettura adeguata.