Paradossi di una carente sinodalità

La diffusa, tra le guide, autoreferenzialità si può manifestare talora per esempio nei progetti pastorali di qualche vescovo ed in specie di un papa. Tutti dovrebbero vivere la spiritualità del pastore e anzi le altre tendenze vengono non poco, nel dibattito pubblico, silenziate, specie quelle che non hanno referenti istituzionali e che spesso sono le più innovative. La cultura terrena, per esempio il razionalismo, può tendere alla chiusura nelle proprie strutturazioni mentali. Il succedersi dei papi nella Chiesa universale in un tale contesto diviene una via per cui l’autoreferenzialità può paradossalmente manifestare alcuni aspetti positivi.

 

Si è per certi versi forzati a prendere in considerazione spiritualità diverse con i loro pregi ed i loro limiti, che in vario modo vengono sperimentati e quindi si possono almeno in parte recepire meglio. I fedeli dunque sono posti in condizione di vivere nuove sintesi tra tanti orientamenti. Ed il popolo nel suo complesso può tendere a sintesi sufficientemente equilibrate. La Chiesa dunque pur con i suoi limiti appare una delle poche realtà in continuo fermento, addirittura nei secoli. E in fermento a partire, nel profondo, dalla fonte autentica e ben equilibrata che è Gesù. 

 

Si può immaginare che nel tempo queste oscillazioni trabocchino in salti di qualità come appunto quello di pastori che trasmettano i propri orientamenti ma anche imparino a lasciar esprimere gli altri. Ed una tale più aperta vissuta condivisione rivestirà per molti aspetti valenze stimolanti, come il superamento delle suddette impalcature intellettualiste. Tra questi impulsi anche la concreta esperienza di come gestire una maggiore libertà di parola negli ambienti più appannaggio dei vari poteri, con tutti i rischi che ciò può comportare.

 

Sorge però la domanda se una più autentica sinodalità per qualche verso non rischi di alimentare un dialogo tra sordi nel quale ciascun gruppo ascolta solo sé stesso. Certo un più autentico scambio favorisce complessivamente una più profonda partecipazione e maturazione. Del resto nulla impedisce al vescovo di poter trasmettere in mille modi i suoi orientamenti nella diocesi dalla sua particolare posizione. Ma certi limiti attuali possono non soltanto ostacolare la crescita.

 

In un’epoca della crescente pervasività dei poteri forti una questione davvero scottante si manifesta nella circostanza che l’autoreferenzialità del pastore può orientarlo ad appoggiarsi ad entità esterne interessate ai suoi apporti in campo per esempio elettorale, favorendo l’ulteriore sviluppo della dittatura. D’altro canto dove ciò non accadesse una tale pista potrebbe venire maggiormente perseguita da altre realtà ecclesiali. Come visto sopra comunque il punto più profondo è che Dio conduce la storia della salvezza attraverso e ben al di là della partecipazione di ciascuno.