Ostacoli invisibili

Ostacoli invisibili

L’intellettualismo può comportare il pensare di comprendere anche il nuovo con logiche a tavolino. Ma in realtà è, nella grazia, una maturazione integrale sempre più profonda ed equilibrata quella che rinnova lo sguardo a tutto campo. Può così sfuggire l’intuizione della necessità di cercare di cogliere (nello Spirito) il possibile, incisivo, nuovo e di andarlo ad approfondire dal vivo, per esempio nella condivisione. Qui tocchiamo dunque un ostacolo determinante, per certa cultura attuale, alla possibilità di avvedersi di profondi fermenti innovativi.

 

Anche in campo cattolico potrebbe accadere ad una guida di accogliere, specie se stimolate per esempio dal papa, alcune visuali rinnovate frutto di questi passaggi ma senza penetrarne più pienamente il nucleo generatore.

Restando in varia misura, nella sostanza, agli intellettualismi, alle divisioni in competenze, ai compitini, senza l’apertura profonda alla ricerca di una vita che va oltre. E/o restando in una spiritualità disincarnata che parla di mondi variamente prefabbricati dove non si cerca di comprendere davvero tanti problemi della vita reale.

 

Quello stimolato da Francesco è invece un passaggio, un cammino, portato da Gesù, non verso il sempliciotto o il cerebrale ma verso il semplice e il profondo, Gesù stesso. Le logiche astratte squadrano, tante persone credono in Lui ma sentono il bisogno di una maturazione non schematica. Vi può essere, se Dio vuole, bisogno di pastori, di guide, che aiutino questo percorso. I riferimenti essenziali non muteranno mai: l’amore pieno, per esempio, dà la vita per gli altri. Ma la crescita in questa direzione è graduale e personale, piena di sfumature. L’uomo dal cuore aperto può cercare di vivere con semplicità nella grazia, nella chiamata, realmente ricevuta. E la grazia gradualmente potrà crescere in lui verso la pienezza di Gesù.

 

La tendenza, in una guida, a pensare di aver già capito tutto può proprio su queste scie rivelarsi un punto da superare a suo tempo. Molte cose, decisive, Cristo ha ancora da dirci. Legittimo talora non essere ancora capaci di portare il peso di una intuizione nuova. Meno magari, in qualche caso, il non restare umilmente, invocando la grazia, in una profonda ricerca di rinnovamento a trecentosessanta gradi. Anche il non domandarsi come mai la gente non viene più in chiesa. E magari come mai da altri sacerdoti, in altre parrocchie, in tante situazioni ci va in gran numero. Anche se quest’ultimo è un criterio da valutare talora con particolare cautela.

 

Potrebbe così accadere per esempio che nella pastorale si applichino nuovi orientamenti, oggi alla moda, in modo meccanico magari complicando ulteriormente certe situazioni. Il bisogno di sempre nuovamente attualizzare le parole di Gesù può purtroppo anche finire per favorire in qualche guida un errato recepire il magistero o una tradizione variamente bloccata all’epoca della propria formazione invece che viva, in cammino verso il vangelo.

 

Osserviamo che al tempo di Gesù il rinnovamento da lui proposto poteva risultare troppo radicale per certi potenti. La nuova Chiesa non fu accolta da alcuni di loro. Finì per certi aspetti ai pagani. Ma, oggi che Cristo stesso la guida, la comunità credente potrebbe forse più facilmente aprirsi al continuo avanzamento da lui promesso. Proprio cercando di fare in modo che vengano dati spazio e voce anche a chi non è sulla linea al momento prevalente. Un’abitudine, tra l’altro, a non temere le differenze ma casomai proprio a tener conto di una necessaria conversione.

 

La eventuale tendenza al formarsi di apparati può nascere anche da questa schematica formazione, meno disponibile al rinnovamento, al dialogo, per la quale voci diverse possono venire percepite e talora anche divenire facilmente occasioni di conflitto e non di più viva e profonda ricerca. Questa rinnovata spiritualità orienta al vissuto, ai contributi validi da qualsiasi persona vengano. Alla valorizzazione di ciascuno. Per cui si può sempre meglio intuire che, per esempio, la scarsa considerazione della donna può dipendere non di rado da cause più profonde e complesse del solo maschilismo. E dunque che certa settorializzazione al femminile di pur giuste rivendicazioni potrebbe talora fare il gioco di tendenze profonde, disponibili a cambiamenti di superficie perché nulla cambi in sostanza. Le stesse donne possono finire, comunque per certi aspetti giustamente, semplicemente per venire in qualche più frequente caso cooptate in un sistema che però resta vecchio.

 

In Lc 5, 6-7 vediamo che è l’abbondanza di una grazia rinnovata che unisce persino possibili concorrenti.

La donna sarà sempre più autenticamente valorizzata, potremmo dire, quanto più uomini e donne verranno aiutati a cercare di riconoscere la profezia ovunque soffi il vento dello Spirito. Quanto più la crescita non sarà mera cooptazione in vecchie congreghe ma possibilità di contribuire a cambiare le carte, i paradigmi, in tavola.

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