Non c’è qui ancora un profeta del Signore da consultare?

Il papa esprime sulla guerra in Europa parole fuori dal coro e smaschera il pensiero unico, senza sfumature, imperante.
Ma nella società del tecnicismo a tutto campo la sincera ricerca del vero è questione tutt’al più marginale. Dominano gli apparati. Il punto è che non si favorisce, fin dalla scuola, l’autentica maturazione delle persone alla luce dell’identità spirituale, culturale, liberamente cercata e, in momenti distinti, del solo allora autentico scambio. Prevale lo svuotamento, l’omologazione, del falso neutralismo tecnicista. Le competenze, i ruoli, formalisticamente intesi.
La società va meccanicamente verso il crollo e sembra senza che nessuno possa davvero fare qualcosa. Si dovrà sperimentare un definitivo scatafascio per aprirsi ad un salto di qualità? Si potranno diffondere in vario modo i semi di un autentico rinnovamento? Dio ci aiuti a camminare nella via della comunione, dell’obbedienza, della buona disponibilità, ma come possibile non delle logiche di apparato, dei tecnicismi…

“Giòsafat disse al re d’Israele: «Consulta, per favore, oggi stesso la parola del Signore». Il re d’Israele radunò i profeti, quattrocento persone, e domandò loro: «Dobbiamo andare contro Ramot di Gàlaad o devo rinunciare?». Risposero: «Attacca; Dio la metterà in mano al re». Giòsafat disse: «Non c’è qui ancora un profeta del Signore da consultare?». Il re d’Israele rispose a Giòsafat: «C’è ancora un uomo, per consultare tramite lui il Signore, ma io lo detesto perché non mi profetizza il bene, ma sempre il male: è Michea, figlio di Imla». Giòsafat disse: «Il re non parli così” (2 Cr 18, 4-7). Si noti la drammatica, mite, nell’ironia non sua ma della vita, domanda di Giosafat.

https://gpcentofanti.altervista.org/un-racconto-breve-habemus-papam/