Morte e risurrezione della profezia

Morte e risurrezione della profezia

Mi pare che i cristiani attraverso le epoche che si sono succedute stiano andando tendenzialmente verso una spiritualità in cammino graduale, personalissimo, grazie e verso i riferimenti della fede.

Questa maturazione più personalizzata orienta al dialogo, alla condivisione, con il fratello credente e anche con ogni uomo. Imparando da tutti, per noi cristiani in Gesù.

Tale sviluppo delle libere identità e dello scambio aiuta ad uscire dai riduzionismi della cultura attuale, fondamentalmente intellettualista. Per cui si può oscillare tra un astratto teorizzare ed un vivere meramente pratico. Anche la scienza è entrata in crisi perché i ragionamenti a tavolino non bastano quando si fanno i conti con la vita reale. Allora essa tende al contatto con la vita reale ma lo fa in modo pragmatico.

Riferendoci alla vita di un cristiano è come passare da una fede in varia misura astratta, meno attenta all’uomo specifico, all’incontro dal vivo con tale uomo specifico dimenticando la fede. Favorire lo sviluppo delle libere identità e dello scambio tra di esse aiuta a mettere insieme teoria e pratica. Escludendo invece uno dei due aspetti l’uomo resta svuotato e la società rischia di andare verso il crollo. Vari filosofi, come Martin Heidegger, hanno da tempo osservato queste conseguenze dell’astratto ragionare. Il vario tecnicismo spegne la persona e la vita sociale. Si rischia di finire sotto il dominio di pochi potenti del denaro che governano il mondo attraverso le logiche formalistiche degli apparati. La ricerca del vero sparisce  nell’uniformismo.

Spegnere l’uomo specifico, vivo, tutto intero. Talora oggi anche persone che hanno intuizioni profetiche parlano tanto e dialogano, ascoltano, poco. È il segno in qualche caso inequivocabile di profezie sì ma di minore portata.