Maria e il seme di una grazia nuova

Maria e il seme di una grazia nuova

Veniamo, specie prima del Concilio Vaticano II, da secoli di visione in varia misura statica della fede. Gesù ha già rivelato, virtualmente, tutto. Ma possiamo dimenticare che egli ha affermato che lo Spirito ci condurrà alla verità tutta intera ricordandoci quello che Cristo ha detto. La richiesta della sapienza da parte del giovane Salomone viene lodata da Dio in modo così straordinario da poterci indurre ad osservare che è una richiesta forse rara persino nelle Scritture, sia antico che neotestamentarie. Da quella esperienza biblica possiamo imparare a chiedere anche la fedeltà. Infatti forse la sapienza rese la vita per certi versi così facile al re che poi allentò la vigilanza e si perse.

Vi è dunque una sete che lungo il cammino potrebbe diventare sempre più la prima delle seti perché cerca il cuore stesso, divino e umano, di Gesù, il suo discernere. È la sete della luce. Posso amare facendo involontariamente anche del male agli altri e a me stesso. La luce mi mostra l’amore meraviglioso, divino e umano, di Gesù, che scioglie ogni nodo, dona ogni vita.

La sete di luce orienta a cercare il suo cuore, il suo discernere, in ogni particolare. Sempre nuovamente tornando ai vangeli. Mettere ogni cosa, persino il “nostro” Cristo, in discussione in Cristo, lasciandoci portare oltre le nostre visuali di Lui, di noi stessi. La sete di luce orienta a stare con le orecchie sempre più tese per imparare da tutti. Ad andare in cerca di essa ovunque e da chiunque possa venire. Ben al di là di tanti formalismi. A cercare i modi adeguati per riconoscerla ed accoglierla. Per esempio è più difficile intuirla semplicemente leggendo un libro. Lo stesso vangelo va tradotto al vivo, nelle contingenze concrete, nella condivisione vissuta. Per questo Gesù non ha scritto: Lui non parla in astratto ma ama ciascuno in modo specifico, nelle situazioni specifiche. Molti potenti nei loro palazzi non hanno voluto ma anche in certi casi non hanno potuto comprendere il Figlio dell’uomo. La gente invece ha beneficiato della sua grazia nella vicinanza quotidiana.

Si può persino parlare spiritualmente di seti lasciando quella di luce in una qualche penombra. Infatti si può trattare, appunto come forse nei fatti mostrano le stesse Scritture, di un dono talora rarissimo. Ecco la radice profonda di tutte le lentezze, le pavidità, le sordità, di tutte le strutturazioni e di tutti i conformismi culturali, spesso nemmeno avvertiti. La radice del dare per scontato anche Gesù, sovrapponendo a Dio, come Cristo stesso osserva, tradizioni e mentalità terrene, persino in suo nome.

La sete di luce può svelare sempre nuovi varchi nel cuore dell’uomo. A lungo per esempio si può essere vissuta una sete tutt’al più spiritualistica di luce. Dunque una guida può ritenere di vivere una gran sete di luce. Ma se tale sete è sincera potrà nei tempi opportuni crescere mostrando orizzonti impensati. Anche nelle strutturazioni spirituali e umane basilari. Oggi possiamo cominciare ad intuire più profondamente che la grazia è divina e umana in Cristo. Tutta l’umanità dell’uomo si può aprire più pienamente allo Spirito in quanto essa si rivela meglio via della sua (dello Spirito stesso) comprensione. Lo Spirito autentico non calpesta l’uomo ma lo orienta con delicatezza a crescere secondo il suo personalissimo, ben al di là degli schemi, cammino. Prima al piccolo si riconoscevano possibili doni, intuizioni, spirituali. Ora che tutta l’umanità della persona è portata con equilibrio nel mistero ad un piccolo forse più pienamente potrebbe accadere di contribuire a rinnovare tutta la vita, la cultura, la pastorale…

La relativa sete di luce può essere, tra le guide, il problema principale. Ossia, anche se ciascuno è giusto abbia il suo percorso, quella sete potrebbe a tempo opportuno sempre più tendenzialmente sbloccare ogni cosa. Eppure una sua certa assenza può essere tale che persino i profeti finiscono per andare poco oltre il dono ricevuto, stanno poco con le antenne tese, il più pronte possibile a captare qualsiasi segnale.

Dopo secoli di una qualche staticità forse una chiave decisiva, per le guide, può essere una scuola di sete di luce. Una invocazione di questo dono determinante. Senza il quale anche in tempi di grazia, di rinnovamento, potrebbe rivelarsi molto difficile passare dalle parole ai fatti, dalle pseudoélites all’ascolto e al coinvolgimento di ciascuno, dai conformismi alla ricerca del vero, da dovunque possa rivelarsi.

Se tutta l’umanità della persona, anche la sua mentalità, la sua cultura, si lasciassero tendenzialmente, nel profondo, mettere in discussione, cercassero di comprendere cosa vuol dire ciò, allora potrebbero esservi anche divergenze ma le vie dell’incontro in avanti, nell’Emmanuele, Dio con noi, sarebbero fondamentalmente spalancate. L’istituzione dei misteri della luce nel rosario può costituire un segno ed un seme della decisiva grazia della sete della sapienza spirituale e umana, di un discernimento sempre rinnovato.