L’era dell’Immacolata e dunque dell’umanita’ assunta, ritrovata, in Dio

Esiste una via semplice. Le ansie eccessive, le complicazioni, le forzature, i sensi di colpa, stancano perché sono inutili inganni. L’umanità di una persona si può affaticare nel portare il peso di queste tendenze, proprio perché sana. Forse tutti le abbiamo sperimentate, anche perché viviamo in una cultura che è così: cervellotica, astratta, da tavolino.

 

Cinque pani e due pesci non vuol dire massacrarsi di doveri pur essendo molto limitati. Ma cercare di vivere quello che veramente si è maturato, in quel momento è autenticamente possibile, in modo semplice e sano. Sarà la vita a entrare gradualmente in me. Noi cristiani sappiamo che è lo Spirito. Certo il sereno lasciarmi crescere nell’amore al fratello è una grazia imprescindibile per la liberazione, per andare oltre le mie complicazioni, ferite. Fossi anche ateo posso implicitamente scoprire questa luce che scende delicatamente nel cuore, come una colomba. E comincio a sentirmi in sintonia, amato, dalla vita, da Dio se ho ricevuto la fede. 

 

Riprendo contatto col mio cuore semplice, libero, naturale. “Il mio giogo è soave, il mio peso leggero”. Eppure una data mentalità ha reso la sequela di Dio una fatica improba. È vero, si possono patire il dolore, l’oscurità, il deserto, la prova. Ma sempre più portato da Dio li vivo in un altro modo. Scopro appunto che certa cultura, anche religiosa, può sovraccaricare di mille complicazioni, sofferenze, inutili, fasulle.  

 

Imparo così a riconoscere le forzature, i sensi di colpa. La mia umanità al volo prende a segnalarmi un discernimento non equilibrato. Che si lascia soggiogare da pensieri schematici. E allora su questa scia via via riconosco naturalmente anche le paure, le ferite, i cervellotismi umani. Mi lascio portare, guarire, dalla serena corrente dello Spirito. Diciamo della vita, se non sono cristiano. Imparo a non effettuare scelte a tavolino ma nel vivere concreto. A lasciare che sia la vita a manifestarsi. Anche con le sue sorprese, i suoi incontri. Le stesse risposte ai conflitti, alle difficoltà, le lascio venire nel tempo. Fossi anche ateo entro in un abbandono semplice alla vita. Se credente in modo esplicito a Dio. Dunque non un Dio astratto, solo anima, ma invece concreto, che mi fa trovare risposte a tutta la mia esistenza. Un Padre buono, tenerissimo, che vuole donarmi ogni bene che non mi sia dannoso. Mi prepara a riconoscerlo, accoglierlo, anche con i suoi limiti, a farlo sviluppare. Un Dio così divino e così umano, Gesù.

 

E vedo ogni cosa in modo sempre nuovo, non vivisezionato in tecniche, spirituali, psicologiche, economiche… Cresco nella vita concreta, insieme agli altri. Fossi anche una persona coltissima. Solo così la mia istruzione trova la sua autentica dimensione, sempre rinnovata. Non sono un uomo tutto cervello e niente vita reale o tutto vita e niente discernimento. Un uomo solo, nel profondo distante dagli altri o perso in una massa informe.

 

 

Scopro che pure la società può essere così. Ognuno scisso in astrazioni, in tecniche, isolato dagli altri. Senza una semplice ricerca. Aiutata da chi ha camminato nella propria stessa religione, filosofia e anche confrontata, condivisa, con le altre identità. Vedo che l’uomo è formato fin dalla scuola ad essere un ingranaggio programmato col suo compitino. Che i miei ragionamenti così sono già preordinati. Chiuso, vivisezionato, invece che col cuore aperto alla vita, a Dio, agli altri e anche al sempre più autentico me stesso. Se non viene più chiaramente una luce ad aprirci il cuore possiamo diventare una massa di burattini nelle mani di qualche grande fratello. Di pochi signori del denaro. 

 

Sento il bisogno dell’aiuto di qualche serena guida per tutto il mio vivere, non solo per un’anima disincarnata. Intuisco che Maria ha già detto tutto questo. Dio ha guardato alla sua piccola serva. E Gesù ha imparato da lei, anche lui docile e piccolo. Non un energumeno ma cresciuto, portato, dal Padre. Poche densissime parole: il mio cuore immacolato trionferà.