L’alternativa teleguidata

L’alternativa teleguidata

La mancata filosofia realmente alternativa di altre opposizioni può stimolare, specie col continuo approfondirsi della crisi, il bisogno di riferimenti più sostanziosi. Il vuoto di tanta politica attuale è in fondo ben noto. Si può cercare di diffondere in ogni modo la ricerca di una nuova cultura, formando reti plurali, accoglienti i liberi contributi di ciascuno. Il passaggio dunque è delicato: si tratta di giungere alla libera, matura, partecipazione delle persone. Dove si costituiscano troppo smaccatamente nuovi gruppi di potere costituiti non in una autentica comune ricerca del vero si rischia di restare nel mero fare che nell’epoca dei media globali porta con forza al formarsi delle due classi sociali che andiamo riscontrando.

Antonio Gramsci sviluppa una riflessione su una presa del potere senza rivoluzione armata. Una élite illuminata cerca di prendere piede, di espandersi tra gli esponenti della cultura, dell’educazione, dell’informazione, nei gangli dello stato… Si crea un sistema che prende di fatto a dominare anche quando non ha la maggioranza alle elezioni. Tra l’altro dunque un sottile imporre il proprio politically correct e uno screditare gli altri orientamenti e persino le persone, in ogni modo. Più al fondo possiamo osservare che è in realtà la cultura dell’astratto, svuotante, razionalismo che sviluppa nel tempo le sue conseguenze. In modo del tutto speciale poi con lo sviluppo dei media globali, dei grandi numeri, della grande finanza, tutte realtà che annullano in ogni cosa quelle piccole.

La storia ha infatti ampiamente dimostrato che il risultato non è la liberazione del popolo condotto da questi illuminati. Si forma invece un vasto apparato, nel tempo tendenzialmente mondiale, che tende a controllare tutti i punti sensibili di vario potere. Dunque codici, parole d’ordine, che teleguidano automaticamente i soggetti del sistema. I quali ne ricavano lavoro, prestigio, disinteressandosi di una ricerca personale e comunitaria del vero.

Si impone un pensiero unico che si traveste da oggettività scientifica, dove tutto ciò che è tecnicamente possibile può divenire anche giusto e lecito. Una cultura assolutizzata, isolata da una vitale crescita comune, confrontata. Si tende a svuotare, omologare, l’uomo a renderlo succube di ogni proprio istinto. Lontano da sé stesso e dagli altri. Un tale sistema non può dunque che venire sempre più mosso dal potere, dal denaro. Tendendo ad infiltrarsi in ogni ambito attraverso gli automatismi dei ruoli, delle competenze, predefiniti, incanalati.

Ne scaturisce dunque una classe-apparato di burattini al servizio del potere di pochi. E, al fondo, della falsamente neutra tecnica stessa. Il popolo, l’altra classe, viene impossibilitato alla libera scelta dell’educazione nell’identità ricercata e nello scambio con le altre, ad una partecipazione reale nell’informazione. Sempre più estraniato dalla propria storia, da una ricerca libera e liberamente confrontata viene denigrato per la sua immaturità se non segue il sistema nel suo falso omologante filantropismo, nelle sue “alte competenze scientifiche”, che pure sotto gli occhi di tutti stanno portando a questo spogliamento totale. Non si è formati al dialogo ma al bianco o nero, senza sfumature. Senza crescita, partecipazione, scambio, non si legge o si legge solo quello che già si pensa. Per cui cercare il vero ovunque si trovi al di là di ogni schema prefabbricato è ancor più in tale situazione un germe di rinascita anche sociale. Anche cominciando dal poco che realmente si può. E allo stesso modo il dare spazio al vero.

È la storia che mostra il formarsi dunque di una elite di spesso involontari, per il bisogno di lavorare, servi del potere e di una crescente maggioranza di persone espropriate di tutto, di ogni libera umanità. E, sia pur talora per le cause suddette in modo meno maturo, naturalmente esasperate dal sistema dominante. Anche per gli effetti pratici di una società che svuotata di valori va verso un crollo generalizzato.

È così drammaticamente significativo osservare che il potere interpreta tecnicamente tale ribellione, per esempio come dovuta alla crisi economica. Senza voler ma forse talora anche senza poter comprendere che è principalmente la profonda alienazione a causare e a far vivere in questo modo sia la crisi che certe reazioni ad essa. Le persone, le comunità, le reti, la società, la terra, stanno morendo ma il sistema persevera in automatico o con soluzioni tecniche che schiacciano ulteriormente la gente in nome di un falso bene che in realtà consolida gli interessi dell’apparato e al fine il dominio della tecnica, persino sopra sé stesso e i propri parenti. Davvero l’uomo diventa schiavo del robot.

Sarà necessario che si giunga all’irreparabile per ricominciare? E come può accadere il crollo? Magari per svuotamento totale e/o per conflitti tra poteri forti, una volta consolidato il loro dominio? Nella Bibbia vediamo più volte che popoli sull’orlo dello sfacelo si riprendono per aver ascoltato qualche profeta inviato dal Signore, per la conversione talora anche di una minoranza. E vediamo che la salvezza non viene da opere da energumeno ma dal semplice cercare di lasciarsi portare, crescere, dalla luce serena donata dal Padre. Cinque pani e due pesci, bagnarsi nel fiume Giordano… Fidarsi dunque dello Spirito che Dio infonde a misura, con mille, ricche, sfumature, anche ad un ateo. Graduali, sincere, realmente possibili, aperture, anche controcorrente, che aiutano a costruire un mondo nuovo.

Orientarsi dunque verso le basi autentiche dello sviluppo personale e civile: la libera educazione nell’identità ricercata e nello scambio, l’informazione realmente partecipata. Finché non ci si muoverà, sia pure nei tempi e nei modi adeguati, in tale direzione potranno non di rado facilmente crescere movimenti politici antisistema ma in procinto di divenire sistema anch’essi. Solo la libera maturazione, collaborazione, delle persone può attenuare tanti limiti, tanti pericoli. “Cercare” di attenuare, perché ogni cosa è soggetta alle debolezze e alle tentazioni del potere, del denaro, della vita ripiegata. Il Signore alfine salva ogni uomo che non rifiuta la sua misericordia senza condizioni ma le civiltà possono crollare, come la stessa storia biblica insegna.

Il formarsi delle citate due classi sociali può così tendere come ho segnalato da molto tempo ad un parlamento in varia misura uniformato. Magari al punto di giungere alla farsa di partiti di opposizione specchietti per le allodole che tengano quella posizione per impedire che il vuoto sia colmato da altri. Cercando di traghettare la classe subalterna verso l’assuefazione alla manipolazione e allo spogliamento totale. Ciò già oggi può avvenire in maniera persino palese, per esempio con la partecipazione di leaders di tali formazioni in entità dei potenti globali.

La questione infatti rimane quella citata a proposito del costituirsi storico della nuova differenziazione nella popolazione mondiale: senza salto di qualità si resta, come che sia, in una tecnica a tutto campo falsamente neutra in ultima analisi gestita dai manipolatori, svuotando e schiavizzando gli altri. In tal caso anche quando si tratti di opposizione sincera si fa il gioco di chi si avversa rischiando facilmente di venirne fagocitati. Potendo finire nella pantomima summenzionata. In fondo gli stessi ricchi burattinai degli apparati dominatori sono soggetti, come osservato, al prevalere dello scientismo.

Il razionalismo può orientare a considerare la scuola delle identità e dello scambio persino poco utile. Bisogna dunque diffondere la consapevolezza degli stimoli che una tale educazione fornisce alla maturazione e alla partecipazione delle persone. E nel tempo anche alla scoperta di un più autentico incontro tra valori e persona specifica. Tutte piste feconde di nuove visuali, di nuovo benessere, di nuovi rapporti. Il razionalismo chiude in sé stessi, in una tecnica svuotata di significati, oppure colorata di un omologante filantropismo, o, altro esempio, in un identitarismo statico. La libera scelta, fin dalla scuola, della formazione personale e comunitaria alla luce dell’identità cercata e nello scambio con gli altri di altre culture e religioni stimola l’uscita dall’intellettualismo, dalle sue astrazioni. E anche, mancando di adeguate vie di crescita nel discernimento, dalla reazione del mero fare, mero incontrarsi, insomma del solidarismo omologato. Identità e scambio quando si contrastano di fatto si spalleggiano nello svuotare e manipolare le persone. Si resta nelle due classi citate, come il parlamento umiformato di questi giorni rischia di mostrare. Oggi al più si propongono vie comunitarie di maturazione meno schematica. Pur desiderando uscire dell’intellettualismo in parte vi si resta ancora perché ci si ferma al confronto, alla condivisione, pur se per certi aspetti più attenti, tra una guida e i suoi discepoli. Non si considera il succitato rapporto identità-scambio nella formazione scolastica. Si riflette dunque ancora in modo più riduttivo sull’incontro tra verità e vita. Questo è il punto focale di ogni cosa. Da cristiano noto che tutta la storia oscilla tra la teoria e la pratica perché solo in Gesù, Dio e uomo, si trova sempre più la via dell’adeguato incarnarsi della luce nella vita specifica di ciascuno, anche di un ateo nel suo percorso. Da questa chiave profonda scaturisce una sempre nuova fecondità a tutto campo. Anche un ateo può contribuire alla ricerca di tale nucleo.

In tale contesto rilevo che il Vaticano II ha aiutato la Chiesa a intuire più chiaramente che Cristo la mantiene nelle verità essenziali ma anche che la Chiesa stessa può crescere nella comprensione di queste verità essenziali e dei loro sviluppi a tutto campo. E ciò con l’aiuto di ogni uomo, anche non credente. Importanti aperture di fiducia verso ogni uomo, anche non credente. Ma oggi si possono cominciare a recuperare gli aspetti positivi pure di altre epoche della vita ecclesiale. Nei primi tempi della Chiesa vi era forse una profonda consapevolezza dei rischi del potere, del mero terrenismo. Senza una continua conversione ogni realtà rischia di ristagnare nelle proprie strutturazioni, nei propri interessi, nei propri circoli di potere. Come canta il Magnificat è Dio che conduce la storia della salvezza, verso la verità tutta intera, con la collaborazione dei piccoli. È Gesù che salva continuamente la Chiesa e il mondo. Dunque è necessario sviluppare la consapevolezza che la Chiesa stessa può subire la pressione dei poteri globali che la possono triturare nelle macine della formazione e della informazione manipolati. Cercare in tali situazioni un equilibrato discernimento non è facile. Anche perché la Chiesa stessa vive in questa cultura intellettualista. Ma dove non si cercano sempre più profondamente le vie vere e adeguate della crescita i rischi di diffuso ristagno e spegnimento aumentano.