La strutturazione della Curia Romana

La struttura essenziale di una costituzione sulla Curia Romana può suscitare molte domande e riflessioni. Quanto si dia davvero spazio alla comunione, alla partecipazione, in vario modo anche del popolo. Rimuovendo per esempio formalismi di apparato come le cosiddette competenze che tali sono in modo molto distorto quando non inserite in una più libera e profonda crescita di tutti e di ciascuno.

 

Anche la prevalenza di questa o quella congregazione fornisce indicazioni. Qui evidenzio come l’intellettualismo diffuso anche nella Chiesa tende a scindere l’evangelizzazione dalla formazione scolastica. La cultura viene considerata come consistente di fatto in un mero ragionare e meno in un maturare complessivo alla luce di una visione della vita e nel solo allora, in momenti distinti, più autentico scambio. In tale contesto l’efficacia missionaria della scuola tende a scemare.

 

La cultura si tecnicizza, si formalizza in materie frammentate, incanalate, prive di vita e la fede diviene disincarnata. Si finisce per venire di fatto plasmati da un vuoto intellettualismo che sradica la fede da generazioni di persone. 

 

È da poco uscita un’istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica sulla scuola che, almeno ad una prima lettura, sembra recepire in positivo le notazioni qui riportate. Ma il recente documento sulla Curia già nella sua organizzazione di fondo può apparire affidi alla scuola un compito meno fontale, proprio nella direzione razionalista sopra indicata. Anche l’attenzione all’incontro tra le fedi e le culture su queste scie rischia di appannarsi e di omologare in un distorcente tecnicismo.