La sordità, piaga-segno fontale di questa epoca

La sordità, piaga-segno fontale di questa epoca

Il razionalismo basandosi appunto su una astratta ragione tende a lasciare fuori lo spirito dell’uomo e dunque anche lo Spirito di Dio e il resto emozionale-pratico della persona umana. Dunque riscontriamo come conseguenze di codesta strutturazione culturale tre orientamenti principali.

 

Il razionalismo stesso, chiuso nelle sue logiche da computer. Lo spiritualismo, che guarda con sospetto a queste logiche svuotanti ma alla fine conoscendo solo tale cultura si rinchiude in un mondo etereo. Il pragmatismo, che rifugge da quelle astrazioni ma anch’esso non uscendo da tali impostazioni di fondo finisce per cercare soluzioni appunto pratiche, senza trovare la via del discernimento equilibrato del cuore nella luce serena.

 

Queste scissioni, questo rinchiudersi in parti astratte e riduttive dell’umano, comportano appunto il perdere il riferimento del cuore, della coscienza integrale spirituale e psicofisica, nella luce che si può scoprire sempre più scendere come una colomba, a misura della specifica persona. L’uomo perde dunque il contatto nello Spirito con il sé stesso intero, con Dio, con gli altri, con il mondo. Nel caso dello spiritualismo e del pragmatismo in qualche modo si cerca questo contatto ma lo si vive in modo distorto, ponendo inconsapevoli limiti e paletti ad un ascolto più pieno della vita.

 

Lo spiritualista e il pragmatista come accennato sopra tanti aspetti dell’umano li delegano sia pur con sospetto alla scienza appunto rifugiandosi l’uno in una più eterea vita spirituale, l’altro in una più apparentemente concreta vita pratica. Ma queste deleghe costano un caro prezzo: la sordità ad un ascolto integrale, attento all’oltre di ogni cosa. Alla fine la sordità del razionalismo, le sue vivisezioni, feriscono anche questi orientamenti figli ribelli di tale mentalità.

 

Lo spiritualista ascolta dell’altro, della vita, una variamente disincarnata vita spirituale perché il resto non gli compete. Il pragmatista ritiene che tanti dialoghi servano a poco perché ci si comprende meglio nel fare concreto. In parte non ha torto perché certi colloqui astratti possono per molti versi aiutare meno e talora complicare. Ma su questa scia ci si chiude facilmente ad un sempre rinnovato discernimento integrale, ristretti in limitanti, distorcenti, letture pseudo pratiche. 

 

La sordità, la scarsa sete di luce, sono tra le più drammatiche piaghe di questa epoca. Forse non a caso Maria, che nei vangeli vediamo esprimersi non di rado con poche densissime parole, ha detto a Fatima che alla fine il suo cuore immacolato trionferà. Speriamo che non si debba passare per ulteriori sofferenze e fallimenti per ritornare alla via del cuore nella luce gradualmente, per grazia, sempre più scoperta scendere come una colomba. La via dunque del percepire oltre, da ovunque venga: da Dio, dagli uomini, dal mondo. Senza restare ingabbiati in codici, schemi e apparenze varie. 

 

Agli inizi della sua predicazione Gesù apre i cuori a percepire oltre, perché il regno dei cieli è vicino. Significativamente metanoeite è stato però tradotto prima con un moralista “pentitevi” poi con un già migliore “convertitevi” che però ancora rischia di puntare sugli sforzi umani più che lasciarsi appunto portare oltre dalla grazia. Da ovunque venga perché ogni cosa in qualche modo è dono, è parte, di tale regno in Gesù, Dio e uomo.

 

Nota

Anche la via della bellezza di Rupnik che cerca di sviluppare un discernimento integrale dell’occhio, del vivo vedere, rischia di risultare una fuga da un razionalismo che non si riesce a superare più pienamente nel sopra citato discernimento del cuore nella luce sempre più scoperta serena, a misura. Si tende forse in qualche modo a restare sul Tabor della bellezza, senza scoprire un sempre rinnovato discernimento a tutto campo nell’accogliere lo Spirito di Gesù nella vita concreta. Un segnale anche qui può risultare proprio la sordità ad un discernimento che vada oltre le proprie strutturazioni. Quegli occhi troppo grandi dei mosaici forse inconsapevolmente indicano un voler chiudere ogni cosa nella sua bella tenda invece di lasciarsi portare nell’oscurità della nube che orienta a fidarsi di Gesù, ad ascoltare con cuore aperto lui, rimasto solo perché ogni cosa è in lui dono della grazia.