La salvezza dell’oltre

Ecco una chiave di lettura nuova degli attuali principali orientamenti ecclesiali ma anche più in generale della cultura oggi prevalente.

Si tratta, circa le guide cristiane, del modo di rapportarsi alla cultura attuale, quella della ragione astratta.

Estremizzando per fare comprendere.

Giovanni Paolo II ancora accoglie questa cultura e vuole dialogare con essa. Fede e ragione, le due ali del discernimento. La dottrina cristiana, seppure vista con maggiore comprensione ma sempre trasmessa in modo variamente astratto. La societas christiana, come in Polonia.

Benedetto XVI osserva che questa trasmissione culturale rischia di diventare più sociologia che fede. Egli punta più sulla spiritualità, sulla fede, guarda con sospetto alla ragione astratta, parla infatti di ragione allargata, più inserita nell’umanità della persona. Ma restando comunque il riferimento a forme di intellettualismo, sia pure più raffinato, considera una spiritualità in varia misura ancora poco adeguatamente incarnata: vede la Chiesa orientata verso un resto di puri e duri in un mondo miscredente.

Francesco vuole superare queste astrazioni, le persone vanno comprese nel proprio autentico, personale, cammino. Ma restando anche in lui il riferimento alla ragione astratta come cultura di fondo egli cerca di fuggirla nella vita concreta piuttosto che di superarla. Mettiamo i teologi a lambiccarsi il cervello su un’isola deserta e noi incontriamoci con le persone concrete della vita reale imparando gli uni dagli altri. Ma così finisce per gettare via il bambino delle identità con l’acqua sporca delle astrazioni. Il mero incontro omologa, svuota. Bisogna nei modi e nei tempi adeguati correrre il rischio delle astrazioni favorendo lo sviluppo delle varie identità religiose e filosofiche, che motivano la ricerca profonda ma aprendo al superamento degli schemi meramente ideologici col favorire in momenti distinti lo scambio con cercatori di altre identità.

Quando identità e scambio confliggono o si mescolano si favoriscono le manipolazioni del potere, che domina attraverso la guerra tra bianco e nero o attraverso lo spegnimento dell’omologazione. Invece di agevolare le vie dell’autentica maturazione e partecipazione delle persone. Si tratta comunque, dove possibile, di sviluppare spiritualità e culture che superino il razionalismo comprendendo gli autentici percorsi, bisogni, integrali, di ciascuno. Le varie astrazioni del razionalismo e le fughe da esso orientano facilmente verso i tecnicismi delle competenze culturali, dei meri ruoli, i codici di apparato, perché competenze e ruoli non si sviluppano nell’alveo di una profonda e libera crescita comune, nella quale ciascuno è un dono. Immaginiamo un profeta in antropologia teologica e magari quella prevalente al momento nell’istituzione culturale? Scoprendo rinnovate impostazioni vitali integrali si rinnovano persino le impostazioni della logica, della matematica.

La coscienza spirituale e psicofisica, il cuore, che esiste e cresce nella luce tendenzialmente ascolta e impara dagli altri. I meri ragionamenti chiudono in sé stessi. È la sordità strutturale del razionalismo e delle sue derivazioni. Gli orientamenti citati cercano il buono e colgono limiti degli altri. Se ci si ascolta e si cerca insieme nella Chiesa (e con ogni persona) ci si può orientare verso una spiritualità (dallo spiritualismo) a misura della specifica persona (dal pragmatismo) verso e grazie ai riferimenti della fede (dal dottrinarismo). Insomma verso il continuo oltre di Gesù, Dio e uomo.

Gesù non parla di fede e ragione ma vive una maturazione nello Spirito che scende su di lui delicatamente, a misura, come una colomba, anche con il vario aiuto di ogni persona: Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. In questa maturazione vede ogni cosa in modo sempre nuovo, sempre più in adeguato e vivo contatto con le persone, le situazioni, specifiche. Per questo non ha scritto, non enuncia teorie astratte ma comunica con amore specifico verso ciascuno. Per questo da risorto appare talora sotto altro aspetto, a misura della crescita specifica di chi incontra. Figlio dell’uomo: per questo dice di essere inviato, come uomo, solo alle pecore perdute della Casa d’Israele, ebreo anche lui. Forse in certo oriente suggerirebbe di consacrare il riso e non il pane. Il vangelo nasce da una tradizione orale e ad essa riporta, va tradotto al vivo. E così tutta la cultura, con la partecipazione di ognuno. Per noi cristiani si tratta, come sempre nella Chiesa, di un rinnovato ritorno al vangelo, scoprendo sempre meglio Gesù, Dio e uomo.

La cultura razionalista con i suoi meri pseudo tecnicismi a tutto campo, il suo mero fare, i suoi codici di apparato, sta conducendo verso lo svuotamento ed il crollo come il Titanic che va verso l’iceberg senza che alcuno possa fare qualcosa per uscire da tali ingranaggi. Per questo un lucido pensatore come Heidegger ha paradossalmente intuito la soluzione: ormai solo un Dio ci può salvare. Cercare le vie della luce, per i credenti invocare Dio, poi solo lui ci porta per le vie della vita.