La ricerca del vero e il potere

La ricerca del vero e il potere

Il rapporto tra la ricerca della verità e l’interesse umano e il potere tocca una questione decisiva. Spesso è il potere che facilita, ostacola, vieta, il circolare delle condivisioni. Possono esistere grandi santi e profeti, ed io ne conosco qualcuno, che hanno seminato fecondamente ma nella sostanziale oscurità perché fuori dagli ambienti delle gerarchie ecclesiali. Portatori di novità profonde ed equilibrate, troppo oltre per venire facilmente recepite da qualche vescovo. Mentre la gente dal vivo beneficiava del loro amore più vicino al discernere di Gesù.

 

Il potere spesso incapace di recepire il nuovo ma anche poco interessato a farlo in quanto portatore del proprio autoreferenziale progetto. Un pastore che afferma di avere per progetto solo la volontà di Dio poi scambiandola per la propria, sia pure con buona intenzione. Poco preparato, assetato, di imparare da tutti, di lasciare spazio a ciascuno. Il regno di Dio è in mezzo a voi, dice Gesù. Indicando così il contributo, in vario modo, di ciascuno e l’oltre della grazia.

 

Ci si può chiedere se anche i profeti in Israele siano comunque espressione di qualche potere proprio in quanto profeti noti. O forse in alcune situazioni era più facile l’emergere e il tramandarsi di posizioni alternative, sinceramente aperte al vero. Si sarebbe tramandata diffusamente la storia di Giovanni Battista se non vi fosse stata la grazia della resurrezione di Cristo e l’invio dello Spirito Santo? L’intreccio tra la grazia del cielo e le risposte umane è sotto l’opera amorevole, delicata, potente, di Dio.

 

Oggi il problema è fortemente accentuato dalla cultura intellettualista, che svuota tante persone di una ricerca vitale vivisezionando la conoscenza in branche asfittiche, non adeguatamente parte di una maturazione complessiva. Diviene più facile istituzionalizzare i canoni della conoscenza secondo i desiderata del potere.

 

Il nuovo può venire seminato, e anche qui talora in mezzo a grandi difficoltà, dal vivo, tra la gente ma può diventare sempre più difficile entrare nel pubblico dibattito non in nome di un adeguato ruolo nell’apparato, o di altre formalità ma in base al semplice positivo contributo alla ricerca del vero.

 

Possiamo chiederci se la ricerca del vero non sia sparita quasi completamente dal dibattito pubblico. Lasciando prevalere la sola opinione del potere. Stando così le cose resta la semina dal vivo, come detto talora in mezzo ai mille ostacoli del sistema. E talora restano nel dibattito pubblico quasi esclusivamente, in certa misura, piccoli spazi ai margini, come i commenti ai piedi degli articoli, o qualche intervento su Youtube o alcuni social.

 

“La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti” (1 Sam 3, 1).

 

“Allora Giòsafat disse al re di Israele: «Consulta oggi stesso l’oracolo del Signore». Il re di Israele radunò i profeti, quattrocento circa, e domandò loro: «Devo marciare contro Ramot di Gàlaad o devo rinunziarvi?». Gli risposero: «Attacca; Dio la metterà nelle mani del re». Giòsafat disse: «Non c’è qui nessun profeta del Signore da consultare?». Il re di Israele rispose a Giòsafat: «Ci sarebbe un uomo con cui consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice il bene ma sempre il male. Si tratta di Michea figlio di Imla» (2 Cr 18, 4-7).

 

Interessante tra l’altro osservare la perplessità di Giosafat di fronte all’unanimismo d’apparato dei quattrocento profeti di corte: «Non c’è qui nessun profeta del Signore da consultare?»